Disabile violentato da un sacerdote a Ercolano, in Procura il presidente del Don Orione

Disabile violentato da un sacerdote a Ercolano, in Procura il presidente del Don Orione
di Leandro Del Gaudio
Martedì 24 Dicembre 2019, 00:00 - Ultimo agg. 13 Febbraio, 14:29
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Tre ore in Procura, a partire da una domanda: come è nata la decisione di trasferire a Mestre padre Roberto Gerolamo Filippini. Si è trattato di una lunga escussione testimoniale per il presidente della congregazione Don Orione di Ercolano, nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza l’accusa di violenza sessuale a carico di don Roberto Gerolamo Filippini. In cella da una settimana, recluso in isolamento nel carcere di Poggioreale, l’ex vicedirettore della Congregazione è ritenuto responsabile di abusi consumati nei confronti di un uomo di 30 anni, a sua volta ospite fisso della struttura vesuviana, dove aveva trovato una dimensione come collaboratore e come atleta.

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Una vicenda che ha spinto il gip Lucia De Micco a firmare gli arresti di don Roberto, ma che resta aperta a nuove verifiche. Ed è in questo scenario che gli inquirenti hanno convocato il presidente del centro, per mettere a fuoco alcuni tasselli legati al trasferimento del sacerdote. Chiara la strategia investigativa: si punta a sgomberare il campo da suggestioni emerse in queste ore, dal momento che il trasferimento del sacerdote è avvenuto prima che diventasse conoscibile l’esistenza di un’indagine in corso per fatti tanto scabrosi. Ascoltati dagli organi di stampa venerdì pomeriggio (quando era diventata ufficiale la notizia degli arresti di don Roberto), i vertici della congregazione hanno tenuto a sottolineare che si è trattato di un semplice avvicendamento, un turn over da protocollo.
 

 

Ma proviamo a ripercorrere le tappe di una vicenda amara, che potrebbe far registrare nuovi sviluppi a stretto giro, anche alla luce delle testimonianze raccolte fino a questo momento. In sintesi, a far partire le indagini sono state alcune voci di dentro. Si tratta di volontari e collaboratori del centro ad aver notato qualcosa di particolare nel comportamento dell’uomo indicato come parte offesa. Ma è possibile che bastino rumors o strane suggestioni per arrestare un uomo, un sacerdote da tutti benvoluto? Stando alla lettura dell’ordinanza firmata dal gip De Micco, il quadro è decisamente più ampio. Non si tratta di un quadro definitivo, ma ritenuto comunque convincente, alla luce della testimonianza offerta dallo stesso soggetto indicato dalla Procura come parte offesa. Inchiesta condotta dal pm Tittaferrante, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Raffaello Falcone, si lavora su intercettazioni, escussioni testimoniali, ma anche su quanto acquisito nel corso di alcuni sequestri messi a segno in questi giorni.
 

Attenzione concentrata su alcuni oggetti di un certo valore rinvenuti nella disponibilità del sacerdote - sia a Mestre che nel Napoletano -, vale a dire un telefonino cellulare, un ipad, braccialetti e collanine. Oggetti neutri, secondo la difesa del sacerdote, da considerare completamente disancorati rispetto ad una accusa tanto grave, che invece rivestono un significato specifico agli occhi di chi conduce le indagini. In che senso? Stando a questo primo giro di boa investigativo, questi oggetti sarebbero stati donati da don Roberto al trentenne, salvo ritornare nella disponibilità dello stesso sacerdote. E sarebbe stato proprio la parte offesa a ricordare - quasi a malincuore - di aver ricevuto in dono quegli oggetti, prima di restituirli. 

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Ma qual è la replica di don Roberto? Pochi giorni fa, durante l’interrogatorio di garanzia, di fronte a contestazioni tanti gravi, si è difeso strenuamente. Ha negato ogni implicazione personale nei rapporti con i ragazzi del centro, respingendo in modo categorico la tesi degli abusi. Nessuna violenza, nessuna coercizione, nessun contatto privato. Anzi. È stato lo stesso don Roberto a definirsi «vittima di un complotto», di un piano ordito per delegittimarlo, che farebbe leva sulla manovrabilità delle dichiarazioni di alcuni disabili mentali, tra cui la stessa presunta parte offesa. Una storia che ora incassa la versione del presidente della Congregazione, mentre in queste ore finiscono agli atti anche le dichiarazioni di tre collaboratori della segreteria della congregazione. Ragazzi in difficoltà, ma volenterosi, che hanno trovato nel centro Orione la propria dimensione e che - supportati da psicologi - possono offrire la chiave di volta di una storiaccia ancora tutta da chiarire. 
 

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