Giulia Tramontano, l'ultima chat prima di morire e il test del dna falso: «Impagnatiello è da ospedale psichiatrico»

Lo scambio di messaggi tra Giulia e la ragazza che frequentava il compagno risale allo scorso 27 maggio, giorno in cui Giulia, incinta di sette mesi, è stata uccisa dal fidanzato

Giulia Tramontano, l'ultima chat prima di morire e il test del dna falso: «Impagnatiello è da ospedale psichiatrico»
Giulia Tramontano, l'ultima chat prima di morire e il test del dna falso: «Impagnatiello è da ospedale psichiatrico»
Venerdì 8 Marzo 2024, 16:46 - Ultimo agg. 9 Marzo, 08:09
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«Ma per caso hai perso tu un Labello bordeaux in macchina?», chiedeva in chat Giulia Tramontano alla ragazza con cui il compagno Impagnatiello aveva una relazione parallela. «Io quello l'ho messo in macchina apposta - rispondeva lei -, sperando che lo avresti trovato». «Sei grande, grazie!». Lo scambio di messaggi tra le due donne risale allo scorso 27 maggio, giorno in cui Giulia, incinta di sette mesi, è stata uccisa dal fidanzato con 37 coltellate nella loro abitazione a Senago nel Milanese, dopo che era venuta a conoscenza delle bugie di lui e aveva parlato con l'altra ragazza.

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Giulia Tramontano, le ultime chat

«Sono stata più attenta di quel che crede», ha commentato Giulia. «Anche io - ha risposto l'altra -, pensa che noi siamo stupide».

L'episodio del burro cacao trovato dalla vittima nell'auto dell'ex barman risale allo scorso 9 maggio, quando tra i due c'era stata una discussione in quanto lui sosteneva di non avere «minimamente idea» di chi fosse la proprietaria del lucidalabbra. «Mi dispiace tanto, giuro - ha scritto la ragazza a Giulia sempre quel pomeriggio -, mi si spezza il cuore». «Non hai perso nulla - la replica -, è un pezzo di m… Adesso perderò tutto pian piano».

Il test del dna falso

Le «prove» raccolte dalla collega 23enne con cui Impagnatiello aveva una storia da mesi, sono «mille», ha spiegato lei stessa a Giulia, mostrandole a un certo punto anche il falso test del Dna che il 30enne le aveva fatto vedere per farle credere di non essere il padre del bimbo di cui era incinta la ragazza. «Questa persona va rinchiusa in un buon ospedale psichiatrico. Mai fatto test di paternità - ha commentato lei -, non ne ho bisogno».

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«Domani quindi?», «Anche domani, tutti e tre». Alle 22.30 del 27 maggio, poco dopo aver ammazzato la compagna Giulia Tramontano incinta al settimo mese, Alessandro Impagnatiello assicurava alla collega 23enne, con cui aveva una relazione parallela, che il giorno seguente avrebbero parlato tutti insieme. Quel pomeriggio stesso le due donne si erano date appuntamento per confrontarsi sulle «bugie» e gli «inganni» dell'ex barman, dopo essersi sentite su WhatsApp e aver raccolto le «prove» del reciproco tradimento. Un incontro al quale Impagnatiello aveva deciso di non partecipare, nonostante fosse stato lui stesso a proporre l'idea per primo. «Ne parliamo a voce tutti insieme», scriveva intorno alle 15 all'amante, per poi tornare sul discorso soltanto dopo aver ucciso Giulia con 37 coltellate nella loro abitazione a Senago nel Milanese. Sempre quella sera, insistendo con la collega per vedersi prima del fantomatico incontro a tre, le diceva: «Voglio definitivamente mettere un punto e chiarire tante cose. Non posso passare per ciò che non sono». Dopo averla aspettata sotto casa, i due si erano parlati per pochi minuti senza che lei lo lasciasse entrare in casa, secondo quanto testimoniato ieri dalla giovane in aula nel processo a carico dell'uomo. Nelle ore successive, Impagnatiello aveva inscenato la scomparsa di Giulia, continuando a scriverle messaggi e andando insieme alla madre a sporgere denuncia ai carabinieri.

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