Vannacci: «La candidatura? Non ho deciso. Navalny? Non so di cosa sia morto, Mosca meglio di tante capitali europee»

Il militare a Latina per presentare il suo libro: «Di Egonu apprezzo i risultati sportivi ma non mi si dica che i suoi tratti somatici rispecchiano l'italianità»

Vannacci: «La candidatura? Non ho deciso. Navalny? Non so di cosa sia morto, Mosca meglio di tante capitali europee»
Vannacci: «La candidatura? Non ho deciso. Navalny? Non so di cosa sia morto, Mosca meglio di tante capitali europee»
di Vittorio Buongiorno
Giovedì 29 Febbraio 2024, 00:10 - Ultimo agg. 00:13
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«La sospensione? Non parlo di questioni di servizio, men che meno con la stampa. Posso dire solo che faremo ricorso». Chi si aspettava l’ira del generale Roberto Vannacci subito dopo gli undici mesi di stop con stipendio dimezzato, si sbagliava di grosso. Ieri pomeriggio era a Latina, invitato al circolo cittadino a presentare il suo libro da una associazione intitolata a Enrico Mattei. Ostentatamente sorridente, ostentatamente affabile, attentissimo a schivare gli scontri frontali nemmeno fosse il generale Kutuzov davanti a Napoleone. Felice di ricordare il passato più che di parlare del futuro. «Bella Latina, c’ero stato a 19 anni, belle architetture» dice attraversando piazza del Popolo. Complimenti poco “ricambiati”: a dir la verità, non è che la città abbia risposto in massa all’evento.

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L'incontro

L’incontro deve cominciare alle 17.30, ma la sala è piena a metà e si tergiversa.

Alla fine, un centinaio di presenti. Età media over 60, molti militari in pensione (quattro con il basco amaranto dei paracadutisti) e qualche parà in servizio. Due ragazzini, poche donne in sala. Il copione non cambia, Vannacci è attento soprattutto a schivare grane. Ma su una cosa non ha dubbi, gli si illuminano gli occhi quando parla di Mosca. Ha lavorato lì fino al 2022. La Procura militare e quella ordinaria hanno acceso un faro sulle sue presunte “spese pazze” fatte quando era addetto militare italiano nella capitale russa. Ma anche di questo non parla. Preferisce ricordare: «Che bella, in tanti la descrivono grigia, ho trovato invece una città luminosa, moderna, digitale, spesso più avanzata di tante capitali europee».

 

Vannacci, i ricordi russi

Il suo libro, che è venuto a presentare a Latina, è tutto un peana alla libertà di pensiero, alla democrazia, ma parlando di Russia lui svicola. «Non mi sono mai espresso sulla forma di governo». Paese libero e democratico? «Non è come noi siamo abituati a intenderlo, non ha procedure altrettanto democratiche. Ma non sono io a dirlo, basta guardare gli indicatori Onu per valutare i paesi democratici». E quindi? «Ci sono aspetti positivi e altri negativi, ma questo non fa di me un putinista».
Se gli si chiede di Navalny, l’oppositore di Putin morto in carcere in circostanze ancora oscure, Vannacci risponde così: «Non ho informazioni per sapere di cosa sia morto, perché sia morto e per quali motivazioni. Sono un cittadino come voi, leggo i giornali». Neppure una parola di più.

Paolo Egonu

Quando Toni Ortoleva, il giornalista chiamato a intervistarlo sul palco, gli chiede di Paola Egonu e dell’inchiesta sull’istigazione all’odio razziale, Vannacci cade dalle nuvole. «Non sono razzista. Io ammiro Paola Egonu, sono orgoglioso dei suoi successi sportivi, ma non venite a dirmi che i suoi caratteri somatici rispecchiano l’italianità». Lo dice sorridente, affabile. Non come uno che pensa di dire cose brutali. Dice che, anzi, ritiene «le diversità il motore del mondo». Ma aggiunge che l’italianità è il frutto di secoli di sedimentazione, «è il tempo che fa la cultura, siamo quello che siamo grazie a tremila anni di storia». Aggiunge che se i ristoranti cinesi propongono involtini primavera, «non per questo diventa un piatto italiano». Dice anche che se pure prendesse la cittadinanza in Giappone, «questo non farebbe di me un giapponese».
Avanti così a raccontare questo «Mondo al contrario», il titolo del suo libro. Ma poi quando si torna a chiedergli del futuro, il generale dribbla nuovamente. Da giorni si rincorrono voci sulla sua possibile candidatura con la Lega alle Europee, la sua risposta è ondivaga. «Non ho ancora finito le valutazioni, non ho sciolto la riserva», dice chissà perché utilizzando l’espressione usata dai presidenti del Consiglio incaricati di formare un nuovo governo. «Devo ancora fare tutte le valutazioni, io sono un professionista nel mio mestiere, non voglio fare il dilettante della politica».

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