L'inflazione rallenta la corsa, Meloni: «Tassi troppo alti, la cura Bce più dannosa della malattia». Altro stop al Mes

L’informativa in Parlamento: «Pensiamo all’interesse italiano». Attacco a Gentiloni: «In passato vigilò poco, ora chiede di correre»

L'inflazione rallenta la corsa, Meloni: «Tassi troppo alti, la cura Bce più dannosa della malattia». Altro stop al Mes
​L'inflazione rallenta la corsa, Meloni: «Tassi troppo alti, la cura Bce più dannosa della malattia». Altro stop al Mes
di Mario Ajello
Mercoledì 28 Giugno 2023, 23:50 - Ultimo agg. 29 Giugno, 09:46
5 Minuti di Lettura

Un discorso pieno di determinazione. A tratti, sferzante. Incentrato sulla difesa dell’interesse nazionale. Il leit motiv è questo e Giorgia Meloni lo applica ai temi centrali del nostro rapporto con l’Europa: dal Mes - «Mi assumo la responsabilità di non ratificarlo» - alla politica della Bce sull’aumento eccessivo dei tassi. «L’inflazione - spiega Meloni alla Camera nelle comunicazioni in vista del Consiglio europeo che si tiene oggi e domani - è tornata a colpire le nostre economie, una odiosa tassa occulta che è giusto combattere con decisione» e la «semplicistica» ricetta della Bce «non appare agli occhi di molti la strada più corretta da perseguire». Questo perché l’inflazione non è data da «una economia che cresce troppo velocemente, ma da fattori endogeni come la crisi in Ucraina» e «non si può non considerare il rischio che l’aumento costante dei tassi sia una cura più dannosa della malattia». Un giudizio molto negativo, insomma, sulla strategia della Lagarde. 

È netta Meloni anche sul Mes. «Sul questo tema, nel merito non ho cambiato idea. Il problema è di metodo. Ha senso che noi procediamo a una ratifica senza conoscere quale sia il contesto? Senza sapere qual è la riforma della governance del Patto di stabilità e senza una conoscenza su altre mille questioni che sono aperte?». Ecco l’affondo: «Sono sempre stata abituata ad assumermi le mie responsabilità e questo farò anche in questo caso, ma voglio difendere al meglio possibile l’interesse nazionale italiano. E dico a tutto il Parlamento che discutere adesso questo provvedimento non è nell’interesse dell’Italia». Come se non bastasse, il capo del governo incalza: «Dalla Ue non accetteremo soldi che trasformino l’Italia nel campo profughi d’Europa». E sul tema migranti: «Le regole di Dublino non sono solo superate ma rischiose, perché contribuiscono alle tragedie cui assistiamo nel Mediterraneo».
Ancora Mes.

La nostra scelta di non ratificarlo per ora, fa intendere Meloni, non è un puntiglio ma un modo affinché il fondo salva Stati sia strumento negoziale di un pacchetto complessivo: «Non reputo utile all’Italia alimentare una polemica interna sul Mes. L’interesse dell’Italia è affrontare il negoziato sulla governance europea, dove si discuta nel complesso nel rispetto del nostro interesse nazionale. Prima ancora di una questione di merito c’è una questione di metodo su come si faccia a difendere l’interesse nazionale». Sempre lì va a finire Meloni: che cosa conviene all’Italia e che cosa no, valutando il tutto senza obbedienze formali, senza subalternità storico-politiche verso gli altri partner continentali. L’orgoglio patriottico in Meloni è sempre prevalente. E così di nuovo: «Non sempre è accaduto in passato che la difesa dell’interesse nazionale sia stata la priorità». 

L’attacco

Dichiarazioni rilasciate a Montecitorio, poi depositate al Senato, e segue il dibattito in cui il premier con piglio replica su tutti i punti. Rivolta alla dem Laura Boldrini che la attacca sul Mes e sul resto: «Onorevole Boldrini, le lezioni da quelli che andavano a braccetto con la Cuba di Fidel Castro e con le dittature comuniste di ieri e di oggi non le accetto. Pure Maduro: li abbiamo “abbraccettati” - ndr: slang meloniano - tutti». 
Un attacco frontale, nella replica a Palazzo Madama, è a Gentiloni, il commissario Ue all’economia. Premessa: «Sul Pnrr non ci sono ritardi, c’è un lavoro serio in corso. E comunque non lo abbiamo scritto noi e le contestazioni Ue non sono riferibili a noi». Ma al governo Draghi. Poi affondo su Gentiloni: «Mi fa specie che lui chieda al governo di fare presto e di fare di più sul Pnrr. Se si fosse vigilato di più prima, ora si farebbe più velocemente». 
Ancora sulla lotta al traffico dei migranti: «È necessario avviare partenariati con risorse adeguate», riflette Meloni e fa riferimento anche al «Piano Mattei per l’Africa su cui vari Paesi europei hanno mostrato apprezzamento», perché «se si vuole affrontare il tema dell’immigrazione bisogna porsi il tema dello sviluppo dell’Africa». 
Naturalmente i deputati del centrodestra per lo più applaudono. E tutti riconoscono l’importanza del vertice di due giorni a Bruxelles a cui Meloni sta per partecipare. Lì, i leader dell’Ue discuteranno degli ultimi sviluppi della guerra scatenata dalla Russia e del sostegno europeo a Kiev. Sul tavolo del Consiglio europeo, poi, politica industriale, mercato unico, competitività e produttività. In più i dossier su sicurezza e difesa, migrazione e relazioni esterne dell’Unione europea (si discuterà del rapporto con la Cina). 
Riguardo alla guerra, Meloni ieri non solo ha parlato del ruolo dell’Italia nella ricostruzione, ma si è spinta oltre: auspicando l’ingresso ufficiale dell’Ucraina nella Nato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA