Alex, il padre del ragazzo ucciso a Roma: «Volevo portare via mio figlio da qui, non doveva frequentare certi gruppi»

Alex, il padre del ragazzo ucciso a Roma: «Volevo portare via mio figlio da qui, non doveva frequentare certi gruppi»
Alex, il padre del ragazzo ucciso a Roma: «Volevo portare via mio figlio da qui, non doveva frequentare certi gruppi»​
Flaminia Savellidi Flaminia Savelli
Sabato 13 Gennaio 2024, 21:38 - Ultimo agg. 14 Gennaio, 07:43
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«Ho provato a parlare con la mia ex moglie, Alexandra, ma non è nelle condizioni di rispondere. Ho chiesto di poter incontrare i carabinieri per capire cosa è accaduto, come è stato ammazzato mio figlio Alex, perché molti punti sono ancora da chiarire. So solo che il mio ragazzo non c’è più».
È appena uscito dal pronto soccorso del policlinico Tor Vergata dopo un breve colloquio con la ex moglie Edy Ivan, il papà di Alex. 

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Cosa le ha riferito la mamma di Alex?
«In questo momento Alexandra non è nelle condizioni di parlare, non è lucida. Mi hanno raccontato quanto è accaduto anche se ci sono ancora molti punti da chiarire. Uno su tutti, cosa ci faceva mio figlio a quell’ora di notte e con quelle persone».
Anche lei conosce quel gruppo di zingari indicato dal nuovo compagno della sua ex?
«Tutto il quartiere li conosce. Già 20 anni fa, quando anche io vivevo in quella zona, creavano problemi. Ma mio figlio non avrebbe dovuto avere alcun contatto con loro per questo, ora vorrei capire, come mai invece la famiglia di mia moglie lo ha portato lì...».
In che rapporti era con Alex?
«Era un adolescente che stava crescendo in un certo contesto da cui io avrei voluto allontanarlo. Quando è stato bocciato, due anni fa, avrei voluto che si trasferisse in Romania dai miei genitori. Ma mia moglie, con cui condivido la custodia, non ha voluto. Così abbiamo deciso che rimanesse qui, a Roma. Veniva seguito da un insegnante e infatti a scuola stava migliorando. Sembrava si fosse rimesso in carreggiata. Abbiamo avuto una discussione perché voleva la moto».
Cioè?
«Insisteva perché voleva prendere la patente per guidare la moto. Mi sono opposto molto duramente perché la scorsa estate ho avuto un brutto incidente. La questione si è trascinata per un po’, una banale lite tra padre e figlio però. Poi per Natale e per il suo compleanno, ci siamo ritrovati tutti in Romania»
Durante le feste le sembrava tranquillo?
«Era il solito Alex. Sapevo, così come sapeva anche la mamma, che andava seguito. Dopo la separazione e con le nuove rispettive famiglie, c’erano state delle tensioni. Ma la situazione negli anni si è tranquillizzata. Mio figlio comunque è stato ucciso mentre era insieme ad alcuni dei nostri familiari. Vorrei capire come è stato possibile, cosa è accaduto». 
I carabinieri l’hanno già convocata?
«Ancora no. Ma sono a disposizione, io per primo voglio parlare con gli investigatori perché ripeto, ci sono comunque molti aspetti che non sono chiari nella dinamica e anche nelle motivazioni. Non credo di essere una priorità per loro perché mi sono trasferito ormai sei anni fa. Proprio perché volevo una nuova vita lontano da qui».
Quando ha parlato l’ultima volta con Alex?
«Venerdì sera, come ogni sera, ho fatto una video chiamata alla sorellina di otto anni con cui era legatissimo. C’era un compleanno in famiglia, sembrava fosse tutto normale. Quando ho chiamato Alex era appena uscito, doveva andare a cena con alcuni suoi amici. Quindi in realtà diversi giorni fa. Gli scrivevo spesso ma come tutti i ragazzini, mi rispondeva quando si ricordava. Ma eravamo appena stati insieme per Natale, mi sembrava le cose si stessero sistemando. Lo vedevo molto più concentrato anche a scuola».
Ora cosa farà?
«Non ho ancora potuto vedere Alex.

Vorrei poterlo salutare prima e poi organizzare insieme a tutta la famiglia il funerale. Ma non sappiamo se ce lo permetteranno, ci sono le indagini in corso. E perché mio figlio abbia giustizia, deve essere chiarito cosa è accaduto quella maledetta notte».

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