Dodici simboli del 2020: da Severino a Maradona (passando per Trump) un anno tra crisi e paure

Dodici simboli del 2020: da Severino a Maradona (passando per Trump) un anno tra crisi e paure
di Massimo Adinolfi
Lunedì 28 Dicembre 2020, 09:23
6 Minuti di Lettura

Un anno caratterizzato da personaggi-icona. Dodici mesi e una galleria di altrettanti protagonisti a scandire lo scorrere di un 2020 costellato dalla scomparsa di uomini e donne simbolo ma anche dalla ribalta di molti altri.


GENNAIO
Emanuele Severino
Muore a Brescia il filosofo Emanuele Severino. Riaffiora il riso sulle labbra delle servette di Tracia: ma come, muore quello che sosteneva che tutti gli enti sono eterni? Successe anche con la gazzetta di Anversa, che diede notizia della morte di Cartesio in questo modo: «è morto un folle che credeva di poter vivere quanto voleva». Ma Severino ha segnato la filosofia italiana. Il suo nome resterà. I suoi poderosi libri resteranno. Ed è augurabile che resti, nella cultura di un Paese, la capacità di battere vie originali, senza lasciarsi scoraggiare dai pregiudizi del senso comune.


FEBBRAIO
Amadeus

Non sappiamo che anno ci aspetta, ma una cosa è certa: Sanremo si farà. Che Italia sarebbe, del resto, senza Sanremo? Al timone ci sarà ancora Amadeus, «l'uomo più felice del mondo», che nel 2020 porta a casa, con la spalla Fiorello, un'edizione da record (con la vittoria di «Fai rumore», la bella canzone d'amore di Diodato che diventerà un simbolo della voglia di uscire dalla quarantena). Ma le serate del Festival sono l'ultimo scampolo di rassicurante normalità prima della bufera. Di Sanremo in Sanremo: che la bufera è passata ce lo dirà Amadeus dal palco dell'Ariston?


MARZO
Giuseppe Conte

Il 9 marzo Conte firma il DPCM che sancisce il lockdown. L'Italia si ferma, e sul governo cade la pesantissima responsabilità di far fronte a una minaccia sconosciuta, cercando al contempo di rassicurare i cittadini e di tenere in piedi l'economia nazionale. L'Italia ne verrà fuori in estate, per riprecipitare in quarantena in autunno. Col tempo si capirà meglio la qualità della risposta pubblica. Ma l'emergenza rafforza la popolarità del premier e si trasforma in un'assicurazione sulla durata dell'esecutivo. Nonostante le fibrillazioni di fine anno, Conte è ancora lì, e non pensa certo a sloggiare.

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APRILE
La compagnia dei virologi (e dintorni)

Non ne conoscevamo nemmeno uno.

Oggi invece c'è chi segue Crisanti e chi Burioni, chi Bassetti e chi Capua, chi Galli e chi Locatelli. E via così: trasmissione dopo trasmissione, intervista dopo intervista, ognuno col proprio virologo di riferimento per decifrare le notizie in arrivo dal fronte. Indici di contagio, numero di casi, morti: cambia l'agenda politica, cambia la comunicazione pubblica e cambiano pure gli ospiti in tv. Forse oggi ci fidiamo un po' di più della scienza (per fortuna), ma quante gomitate per stare sullo schermo, signori medici!


MAGGIO
George Floyd

5 maggio, Minneapolis. George Floyd usa una banconota falsa per comprare delle sigarette. Il commesso chiama la polizia. Derek Chauvin ferma l'uomo in strada, lo tiene a terra, immobilizzato, con un ginocchio piantato sul collo. Per venti volte Floyd prova a dire «I can't breathe», non respiro. «E allora smettila di parlare», risponde il poliziotto. Floyd muore. Il video, girato da passanti, finisce in rete. La protesta dilaga. L'America è scossa dal grido «Black lives matter», le vite nere contano. Uguaglianza e diritti civili tornano a imporsi nell'agenda politica mondiale.


GIUGNO
Vittorio Colao

«Entro i primi di giugno, consegneremo al governo il nostro lavoro per il piano di rilancio dell'Italia». Colao, il manager che guida la task force istituita dal premier Conte, è di parola, e il piano viene consegnato. Bene. Quindi ora che va pianificato come spendere i miliardi del Recovery Fund, ci troviamo il lavoro già fatto? Purtroppo no. Quel piano nessuno sa che fine abbia fatto, perché o per cosa abbia lavorato la squadra di Colao. È l'esempio più clamoroso della panna montata che ci tocca mandar giù, e ovviamente non c'entra nulla l'incolpevole Colao.


LUGLIO
Angela Merkel

Dal 1° luglio Presidente di turno del Consiglio dell'Ue, Angela Merkel ottiene nel 2020 l'ultimo, brillante successo della sua lunga carriera politica. Non si ricandiderà, il prossimo anno, ma la Cancelliera mette la sua firma sotto un accordo di portata storica. L'Unione europea approva un piano di sovvenzioni e prestiti di ampie dimensioni, che per la prima volta accende un debito comune europeo. La Merkel trova il compromesso fra i sovranisti ungheresi e polacchi, i Paesi frugali del Nord e quelli più fragili del Sud. Tra cui l'Italia, che con la Merkel contrae un debito ulteriore. Di riconoscenza.


AGOSTO
Franca Valeri

All'età di 100 anni se ne va Franca Norsa, in arte Valeri. Se ne va uno dei personaggi più amati del mondo dello spettacolo, testimone di un secolo che forse, oggi, ci appare più lontano. Attrice, scrittrice, regista, dotata di un umorismo tagliente, Franca Valeri ha regalato al grande pubblico personaggi popolari come la Signorina Snob o la Sora Cecioni. A chi ha frequentato il suo teatro o i suoi libri, pagine di grande intelligenza e di raffinata cultura. Ironica, originale, indipendente, la Valeri è stata tra i più incisivi segni di modernità dell'Italia del Novecento.


SETTEMBRE
Anita

Dopo un'estate in attesa dei banchi a rotelle, la scuola riparte e il ministro dell'Istruzione giura che si farà di tutto e di più per tenerla aperta. Invece chiuderà di nuovo, e l'Italia sarà il Paese che terrà più di tutti gli altri i propri studenti a casa. Così, tra i personaggi dell'anno, invece della ministra Azzolina ci finisce Anita, la dodicenne che segue le lezioni per strada, davanti alla sua scuola media, l'«Italo Calvino» di Torino. Se ne accorge il newsmagazine europeo Politico, che la incorona tra le quattro donne leader dei movimenti di protesta in Europa.


OTTOBRE
Diego Maradona

Compie 60 anni il Pibe de Oro, il calciatore più forte di sempre. Il «corpo intozzato di campesino indio», lo «sgorbio divino, magico, perverso: un jongleur di puri calli che fiammeggiano feroce poesia e stupore», insomma: «il messia, quello vero». Parole di Gianni Brera, e non c'è molto altro da dire. Le vittorie, i gol, il triste declino degli ultimi anni lo conoscono tutti. Ma Maradona era Napoli, ed era il calcio. Anzi: era insieme il rettangolo verde e il campetto di calcio. La coppa del mondo e i compagni di cortile. Un uomo e un ragazzino, per tutta la vita. Maradona muore il mese dopo (e a dicembre se ne va Pablito).


NOVEMBRE
Donald Trump

Finisce la presidenza americana più controversa della storia recente. Donald Trump esce di scena. A modo suo: contestando la validità dei risultati, sostenendo di essere vittima di brogli. Trump divide, polemizza, provoca. Si fa portavoce di un'America profonda, in crisi di identità e stufa del «politicamente corretto». Paga però la spacconeria con cui affronta la pandemia, perché sul fronte economico ha ottenuto risultati assai lusinghieri. Ma non mette la mascherina, si ammala e guarisce, mentre l'epidemia galoppa. E così perde le elezioni e l'America volta pagina.


DICEMBRE
Boris Johnson

Un anno vissuto pericolosamente. Il Regno Unito abbandona ufficialmente l'Unione Europea alle 11 di sera, ora di Londra, del 31 gennaio 2020. Boris Johnson è a Downing Street per quello: consumare il divorzio, con o senza accordo con Bruxelles. Partono le trattative, ma arriva anche il virus e il leader britannico se lo becca. Finisce in ospedale, paga nei primi mesi una gestione disastrosa della pandemia, ma alla fine ne esce. E in extremis, a fine dicembre, arriva anche l'accordo. Un Johnson pienamente ristabilito lo saluta a braccia e ciuffo alzato.
 

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