Betti Sonsirie, l'amica della mamma di Gaia morta a Roma: «Solo un bicchiere di vino. Ho perso così anche il mio fidanzato»

«Sono disperata. Mi domando se verrò mai perdonata da Giada per quello che è successo»

Gaia Menga, parla la donna alla guida: «Avevo bevuto solo un bicchiere di vino. Ho perso così anche il mio compagno»
Gaia Menga, parla la donna alla guida: «Avevo bevuto solo un bicchiere di vino. Ho perso così anche il mio compagno»
Mercoledì 8 Novembre 2023, 12:57 - Ultimo agg. 20:54
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Gaia Menga è morta in un tragico incidente a 13 anni. Era insieme alla mamma e a un'amica, Betti Sonsirie di 33 anni. C'era lei alla guida dell'auto, che le avrebbe dovute riportare a casa dopo una cena ad Anzio. Quella macchina, però, a casa non ci è mai arrivata. La vita di Gaia si è fermata sulla via Laurentina e la donna è indagata per omicidio stradale. «Sono disperata. Mi domando se verrò mai perdonata da Giada per quello che è successo», dice. Giada è la mamma di Gaia, che ha altre due figlie.

La confessione

«Sono la responsabile della morte di Gaia, una bambina di 13 anni.

Non potrò mai perdonarmelo», le parole di Betti Sonsirie riportate dal Corriere della Sera. «Sono disperata. Mi domando se verrò mai perdonata da Giada per quello che è successo. Ho avuto una distrazione, non so per quale motivo e non ho avuto più il controllo dell’auto», dice ancora. La donna ha rivissuto un dramma personale: «Due anni fa in un incidente stradale, il mio sogno è andato in frantumi, perché l’uomo che stavo per sposare è morto. Era lui alla guida».

Gaia Menga morta a 13 anni sulla Laurentina, una perizia per stabilire dinamica e velocità dell'auto

L'incidente

Nella ricostruzione degli eventi, Betti Sonsirie racconta di aver bevuto «un bicchiere di vino, forse un bicchere e mezzo» e di essersi messa alla guida. Il maltempo avrebbe complicato la visibilità. La donna si difende dall'accusa di aver provato a scaricare la responsabilità sull'amica: «L’errore l’ho compiuto alla guida. Ma al contrario di quanto è stato detto, fin da subito mi sono assunta le mie responsabilità. Avrei potuto presentarmi dai vigili entro cinque giorni dall’incidente. Invece lunedì mattina, senza alcun avvocato, accompagnata da una persona cara, sono andata a raccontare, senza ommettere alcunché. Perché ho aspettato 24 ore? Perché domenica ho vissuto l’inferno. Ero come in coma», ha concluso.

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