Il giallo di Melania forse ad una svolta
Marito interrogato ma non è indagato
Smentito alibi della notte a casa dell'amico

Il giallo di Melania forse ad una svolta Marito interrogato ma non è indagato Smentito alibi della notte a casa dell'amico
Martedì 10 Maggio 2011, 12:48 - Ultimo agg. 15 Marzo, 23:10
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ASCOLI - Il sostituto procuratore di Ascoli Umberto Monti, che indaga sull'omicidio di Carmela Melania Rea, poco dopo le 16 entrato nella caserma dei carabinieri di Somma Vesuviana. Poco prima di lui arrivato Salvatore Parolisi, il marito della giovane mamma massacrata a coltellate nella pineta delle Casermette, a Ripe di Civitella.



Salvatore Parolisi, marito di Melania Rea, è andato alla caserma dei carabinieri a Somma Vesuviana, nel napoletano, paese d'origine della moglie. Secondo quanto si è appreso da fonti investigative, c'è stato un interrogatorio da parte del pm Monti.

Quindi l'uomo è uscito dalla caserma ed è salito a bordo della sua Renault 'Scenic' scura ed è ripartito.



Interrogatorio a Castello di Cisterna.
Una volta lasciata la caserma di Somma Vesuviana poco dopo le 17.20 Salvatore Parolisi, seguito da una vettura dei carabinieri, è stato trasferito nella caserma del gruppo territoriale di Castello di Cisterna, nel napoletano, dove in qualità di persona informata dei fatti è sotto interrogatorio dal pm Monti.





Monti a Roma. Lo stesso sostituto procuratore di Ascoli Umberto Monti, che indaga sull'omicidio di Carmela Melania Rea, si sarebbe recato questa mattina a Roma a bordo di un’auto dei carabinieri. A quanto si è appreso, nella Capitale si sarebbe confrontato con i carabinieri del Raggruppamento investigazioni scientifiche. Confronto su tutte le risultanze degli accertamenti tecnici condotti dal Ris su un centinaio di reperti sequestrati nell’ambito dell’inchiesta sulla scomparsa di Carmela da Colle San Marco (il 18 aprile) e il ritrovamento del cadavere in un bosco di Ripe di Civitella (il 20 aprile).



Monti quindi ha interrogareto il caporalmaggiore dell’esercito, tornato in Campania subito dopo il delitto con la figlioletta di 18 mesi, in licenza per gravi motivi familiari. L’uomo, che stamani non si sarebbe trovato a Somma Vesuviana, a casa dei suoceri, non è indagato.



Il giallo - Su una in particolare ora bisognerà fare chiarezza. Infatti Parolisi dormì a casa dell'amico Raffaele Paciolla nella notte fra il 20 e il 21 aprile, e non il 18, giorno in cui Melania è scomparsa, per essere poi ritrovata cadavere il 20. Lo ha detto ai cronisti l'avvocato Tommaso Pietropaolo, amico di Paciolla, per smentire le ricostruzioni secondo cui Parolisi avrebbe trascorso la notte della sparizione della moglie in casa dell'amico agente di custodia, allontanandosi poi all'alba del giorno successivo.



Questa mattina Paciolla, al quale Salvatore telefonò subito il 18 pomeriggio, perchè lo raggiungesse e Colle San Marco e lo aiutasse nelle ricerche di Melania, è tornato a palazzo di giustizia ad Ascoli Piceno.



All'arrivo dell'agente, la pattuglia di giornalisti e cameraman che da giorni staziona fuori dal tribunale a caccia di notizie si è lanciata in una rincorsa al testimone: attimi concitati, in cui è stata bloccata pure un'autocorriera. Paciolla se ne è poi andato, senza parlare con i cronisti.





Tutti i segreti del marito

Doppi telefonini per nascondere i tradimenti, telefonate segrete dalle cabine. E ferite che non si spiegano, al punto da rendere necessari altri esami sul corpo di Carmela Melania Rea, la mamma di 29 anni uccisa nel bosco del teramano lo scorso 18 aprile. I carabinieri cercano di districare il groviglio di contraddizioni che avvolge il delitto e mettere a fuoco lo scenario su cui interrogare in controluce Salvatore Parolisi, 30 anni, caporal maggiore dell’Esercito attualmente considerato solo un testimone, che però sembra camminare sul filo di qualche contestazione più o meno grave. Un ruolo nell’omicidio? Il favoreggiamento di qualcuno che sta coprendo con le sue verità parziali? Il faccia a faccia prestissimo, in una data ancora da fissare.



Certo Parolisi dovrà spiegare perchè ha mentito su Ludovica P., la soldatessa di 27 anni laureata alla Sapienza e amante dei cavalli (foto sinuosa su Facebook, già rimossa), con cui aveva una relazione dai tempi del suo addestramento ad Ascoli. «Storia vecchia, finita» ha sempre detto lui. Eppure Salvatore aveva due cellulari, di cui uno dedicato soltanto a lei e ad altri occasionali flirt. Con la donna con le stellette, incontrata per l’ultima volta due mesi fa in un albergo di San Benedetto, il militare ha continuato a sentirsi anche dopo la sconvolgente morte di Carmela. Il primo maggio Ludovica, caporale dell’ottavo Reggimento lancieri Montebello, in servizio a Roma ma attualmente impegnata in un corso di perfezionamento a Lecce, chiama Parolisi sul cellulare. Lui la interrompe, dice che non deve più parlargli al portatile, poi la richiama da una cabina. Ma l’apparecchio pubblico è guasto, il soldato sbotta, ne cerca un altro, riesce a stabilire un contatto con l’amante. Sembra che non si siano detti nulla di compromettente, ha riferito Ludovica (che sarà ascoltata di nuovo) ai carabinieri. Ma perchè tante precauzioni? Perchè Salvatore ha sempre cercato di far credere alla fine della storia d’amore, facendo infuriare la sua fiamma? E se Carmela aveva due telefonini perchè uno riservato ai soli colloqui a tariffa scontata con la madre, quel doppio cellulare di Salvatore e Ludovica introduce un aspetto psicologico della relazione da non sottovalutare. Altro che scappatella già dimenticata.



Un tradimento non è un movente. Ma tutto quello che ha fatto l’istruttore del 235° Rav Piceno a questo punto diventa rilevante. E allora finisce sotto i riflettori anche la notte tra il 18 e il 19 aprile, quella che segue la scomparsa di Melania e che Salvatore trascorre in casa dell’amico Raffaele Paciolla. Quando la mattina presto Paciolla si sveglia, Parolisi è già uscito di casa. Dove è andato così presto se poi, per tutto il 19, è stato in caserma senza partecipare di persona alle ricerche? All’alba del 19 si verifica un altro episodio strano. A San Benedetto una soldatessa prende un taxi per Ascoli. Durante il tragitto riceve una telefonata, si allarma, si agita, promette a qualcuno di incontrarlo. Raggiunto il capoluogo piceno si allontana di fretta. C’entra con quanto avvenuto sul Colle San Marco? Sul punto dell’omicidio è stato trovato un accendino di Carmela con le impronte di Salvatore, ma il particolare è irrilevante visto che fumavano entrambi. Venerdì verrà effettuato un nuovo esame cadaverico: alcune coltellate sarebbero state inflitte parecchio tempo dopo la morte della giovane mamma, il depistaggio con svastica incisa nella coscia e siringa infilata sotto il seno potrebbe essere stato studiato in un momento successivo all’omicidio. Da parte sua, la famiglia Rea difende ancora Salvatore: «Carmela aveva fiducia in lui, noi crediamo in lei».