Falcone, un caso le assenze alla cerimonia di Palermo. E Musumeci attacca il governo

Falcone, un caso le assenze alla cerimonia di Palermo. E Musumeci attacca il governo
di Mario Ajello
Venerdì 24 Maggio 2019, 08:08 - Ultimo agg. 12:45
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Le assenze, le polemiche. Un anniversario, il numero 27, della strage di Capaci - e «L'Italia s'inchina nel ricordo delle vittime della mafia», dice il presidente Mattarella - che cade a poche ore dal voto europeo e il governo - da Conte a Salvini e agli altri - arriva a Palermo per la cerimonia nell'aula bunker e viene accusato, dalla parte pasdaran dell'anti-mafia di speculare sulla morte di Falcone, della moglie Francesca e degli uomini della scorta. Non solo Claudio Fava («Hanno ridotto questo momento importante a una sorta di festa di Santa Rosalia»), ma anche il sindaco Leoluca Orlando va all'attacco e decide di non esserci: «Preferisco stare con i ragazzi, a ricordare le vittime della mafia, piuttosto che partecipare a questa cerimonia con Salvini». Il quale risponde a tono: «La sinistra di Fava e di Orlando che crea divisioni nella lotta alla mafia non colpisce me, fa un torto a Falcone».
 
Ma non è soltanto la sinistra a voler disertare la cerimonia. Forse il gesto più eclatante, di forte critica al governo e a come viene condotta (non solo da questo esecutivo ma anche dai precedenti) la lotta alla mafia, viene dal governatore siciliano, Nello Musumeci, che è orgogliosamente di destra da sempre e in prima linea storicamente, anche come numero uno della commissione regionale anti-mafia, sul fronte della legalità e della battaglia contro Cosa nostra. «Dobbiamo riflettere - attacca Musumeci - sull'azione dello Stato nella lotta alla mafia. E' stata finora efficace?». Secondo il governatore non lo è stata affatto. «La giornata di oggi - questo il suo ragionamento - non può essere solo un esercizio della memoria. Serve avere lo Stato impegnato in prima fila contro le organizzazioni criminali. Ma può essere considerata efficace l'azione dello Stato se nell'ultima manovra finanziaria le risorse destinate alla Giustizia rappresentano poco più dell'uno per cento dell'intero bilancio? E che dire del taglio di quattro miliardi di euro previsto per il mondo della Scuola nei prossimi tre anni? Sono numeri, a mio parere, che rischiano di suonare come una resa». Quello che molto preme a Musumeci, che di contrasto alla mafia se ne intende, è di rafforzare la legge sullo scioglimento dei comuni infiltrati dalla mafia. In che modo, presidente? «Non basta mandare via il sindaco e i consiglieri, in certi casi gli alti burocrati, i capi di gabinetto e altre pedine dell'amministrazione possono essere collusi con la mafia. E deve valere anche per loro, quando esistono i presupposti, l'allontanamento dalla funzione. La legge che c'è adesso ormai è inefficace e va aggravata».

E ancora: «Perché non assicurare - incalza Musumeci - l'immediato ristoro alle vittime di estorsione che hanno avuto il coraggio di denunciare? Insomma, la lotta alla mafia non può apparire solo una operazione di polizia: deve creare consenso sociale, deve coinvolgere emotivamente l'uomo della strada. Ogni cittadino deve sentirsi un piccolo soldato in questa trincea. Solo così possiamo evitare che la ricorrenza del 23 maggio appaia uno sterile via vai condito da tante parole, ma da pochi fatti».

Una requisitoria documentata e non certo una polemica da ricerca di visibilità o di tipo ideologico. Di fatto, anche Musumeci assente nell'aula bunker, mentre ha commemorato Falcone con i ragazzi nel Giardino della memoria e alla caserma Lungaro dove sono stati esposti in una teca i resti dell'auto del giudice saltata in aria a Capaci.

Comunque Salvini - che ha attraversato la città in cui sono comparsi i soliti striscioni di protesta appesi ai palazzi: «Palermo porto aperto perfino per Salvini» dice uno di questi e un altro uguale a quello celebre di Milano: «Restiamo umani» - ha cercato di difendere dalle critiche di destra e di sinistra l'operato del governo: «Sono qui per la lotta alla mafia, non per fare passerella elettorale. Lo Stato c'è e non lascia da solo nessuno. Le nostre forze dell'ordine hanno una bravura incredibile».

Il risultato della giornata è comunque la fotografia di una spaccatura non solo tra parte della politica siciliana e il governo. Ma anche all'interno del fronte anti-mafia, visto che le assenze sono state svariate - Libera c'è ma altre associazioni no - e che Maria Falcone, la sorella del giudice, dice a Orlando: «Basta polemiche inutili».
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