Le differenze perdute nell'inganno del web

di Titti Marrone
Sabato 4 Novembre 2017, 09:14 - Ultimo agg. 09:18
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A volte, i nuovi orchi se ne stanno nascosti dietro le tastiere e di lì si divertono vigliaccamente a tendere trappole. E acquattati nel lato oscuro del web, a volte riescono a catturare le loro prede.

Queste ultime possono essere ragazzine, o ragazzini, agli occhi di genitori e insegnanti immersi in interminabili soliloqui con la rete, che in realtà sono colloqui pericolosissimi. Perché ciò che spesso i genitori ignorano è che di là dallo schermo che sembra ipnotizzare i loro figli può esserci chiunque. Anche qualcuno che dispensa lusinghe, che sollecita incontri, che offre amicizia ma ha in serbo atti terribili. Com'è stato nel caso della coppia di sciagurati compari ventenni che hanno conosciuto in una chat le due adolescenti romane per poi attirarle nella rete malvagia di un incontro fatale, dove le ragazze, dopo essere state minacciate di morte, sarebbero state violentate.

Ora, ogni singola storia di violenza, tra le innumerevoli che siamo costretti a raccontare ma su cui ci vogliamo fermare perché non scorrano via nell'indifferenza dell'assuefazione, ha la sua specificità in fatto di orrore. È come se ciascuna aggiungesse una nuance, una sua sfumatura particolare, alla reiterata tentazione verso l'abuso che sembra sempre di più dominare una quotidianità abitata dalla mancanza di rispetto per l'altro, da una ricerca del proprio piacere che riduce l'altro, specie se facilmente catturabile, alla stregua di un oggetto. E la storia della violenza sulle due ragazzine, consumata tra arbusti e cespugli di una squallida zona boschiva della periferia di Roma, fa risuonare l'allarme che deve mettere in guardia contro questa sempre più popolata genìa di sex offender: il nuovo sconosciuto, la versione da terzo millennio dell'archetipico lupo cattivo, può entrare indisturbato in casa mentre mamma e papà sentono il notiziario, oppure in cucina preparano la cena credendosi tutti al sicuro dentro la protezione delle mura domestiche, mentre di là la loro bambina smanetta sulla tastiera e sbircia un po' di profili Facebook, o mentre sembra assorta in una conversazione con un'amica su una chat di Whatsapp.

E invece il pericolo è vicino e tanto più insidioso quanto meno visibile, perché veste i panni dell'amicizia facile ai tempi dei like, che non si nega a nessuno. Mentre l'apparente conoscenza può invece rimarcare assoluta estraneità di due mondi quello, mettiamo, delle ragazzine della borghesia romana e quello dei due giovani adescatori abitanti in un campo rom resi veramente e irrimediabilmente distanti uno dall'altro dal proposito bieco di usare la chat per tendere una trappola. È allora che l'uso della rete diventa tutt'altro che democratico: perché impari è il confronto fra chi frequenta i social con l'attitudine curiosa e ingenua dell'apertura ai nuovi infiniti amici da aggiungere alla propria lista e taggare nei propri file preferiti e trasformare in followers - e chi invece nella rete ci sta come se andasse a caccia, anzi proprio sperando di trovare facili prede da catturare.

C'è da temere che non basteranno controlli più mirati in famiglia o a scuola per neutralizzare il pericolo che la rete può celare in sé, a cui sono esposti i soggetti più vulnerabili, bambini e ragazzini. Per cui occorrerà pensare strategie più adatte a tutelarli, facendo in modo che arrivino a capire e scoprire da sé dove si nasconde la minaccia, e a riconoscere l'insidia dell'individuo pericoloso in quel rivoluzionario web che ci ha cambiato la vita e per tanti aspetti anche spalancato la mente, ma non può né deve diventare la ragnatela malefica che soffoca ogni capacità di discernimento.
 
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