Elisa Roveda, mamma strangola il figlio di un anno a Voghera: arrestata. Il dramma della depressione, il padre: «Non doveva restare sola»

Sotto choc confessa il delitto: ricoverata e arrestata. Il marito si trovava al lavoro

Mamma strangola e uccide il figlio di un anno, poi chiama i soccorsi: choc a Pavia
​Mamma strangola e uccide il figlio di un anno, poi chiama i soccorsi: choc a Pavia
Venerdì 14 Luglio 2023, 11:04 - Ultimo agg. 15 Luglio, 12:01
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Aveva desiderato quel figlio per cinque anni, ma poi quando è arrivato la depressione ha avuto la meglio. A Voghera, in provincia di Pavia, una donna di 45 anni, Elisa Roveda, ha strangolato ieri mattina suo figlio, un bambino di appena un anno. Un raptus durato pochi istanti, quando lei è rimasta sola con il suo bambino. Sul posto sono intervenuti i medici del 118, che però non hanno potuto far altro che constatare il decesso del piccolo. La donna, che lavora come impiegata, è stata trasportata per accertamenti all’ospedale Policlinico San Matteo e ricoverata in Psichiatria. Sulla vicenda indagano i carabinieri e la procura di Pavia. Al momento della tragedia Elisa Roveda era in sola in casa con il figlio da circa un’ora, dopo che il compagno, Maurizio Baiardi, autotrasportatore, era uscito per andare al lavoro. Alle 9 circa è arrivata la nonna del bambino, madre della donna, che ha visto il nipotino inerme e ha subito chiamato il 118. «Che è successo?». Poi le grida, udite anche dai vicini. Per il piccolo, che si chiamava Luca, non c’è stato nulla da fare. Non si muoveva più. All’arrivo dei carabinieri la mamma ha ammesso di aver ucciso il figlio. «Sono stata io». Lo sguardo perso nel vuoto. La donna, sotto choc, è stata sottoposta a fermo nelle ore successive al suo ricovero. 

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LA RICOSTRUZIONE

«Erano cinque anni che volevano questo figlio».

Una vicina di casa ha raccontato di quanto quella mamma avesse desiderato il suo bambino. Poi la ricostruzione di quei terribili attimi. La donna ha spiegato che l’allarme è scattato ieri mattina dopo le otto. «Mi ha chiamato mio marito perché ha sentito urlare la nonna: è andato là, ma poi è scappato. Mi ha detto che non ce l’ha fatta». La vicina ha raccontato che la donna era stanca e per questo aveva preso una pausa dal lavoro. Soffriva di depressione post partum. Un malessere iniziato dopo la nascita di Luca. «Era un po’ agitata ma stava bene. Erano cinque anni che volevano questo bambino. Sono una famiglia normale, molto unita». Per altri vicini erano persino l’immagine della felicità. I carabinieri, per ricostruire la tragedia, contano anche sulla testimonianza della nonna. Quest’ultima, pare, non voleva che sua figlia stesse da sola col piccolo e infatti si recava a casa Baiardi quando poteva. Facevano praticamente i turni con il marito. Piccoli campanelli di allarme che però non potevano lasciar presagire un simile epilogo. Ieri mattina Elisa è rimasta da sola con il figlio per pochi minuti. Un frangente che però è bastato a scatenare una tragedia. 

 

IL DOLORE

Marco Roveda, il nonno del bimbo ucciso, è convinto che le cose sarebbero potute andare diversamente. «La mia Elisa aveva problemi, suo marito non doveva lasciarla a casa da sola. Non dormiva, non guidava. Magari a volte le dava fastidio il bambino». L’omicidio del piccolo Luca ha sconvolto l’intera comunità di Voghera. «Rimaniamo attoniti di fronte ad un bimbo strappato alla vita da un gesto terribile» ha commentato la sindaca Paola Garlaschelli. «Attendiamo di sapere di più dalle Forze dell’Ordine sulla tragedia che ha sconvolto la nostra città. Per ora - ha scritto ancora Garlaschelli sui social - un pensiero di dolore enorme e di vicinanza alla famiglia». Dal 2002 al 2019, secondo gli ultimi dati Eures disponibili, si contano 473 figlicidi. Più di 27 l’anno in Italia, uno ogni due settimane. Guardando i numeri dal 2010 al 2022 in 268 casi i figli sono stati uccisi dai genitori. Nel 55,6% dei casi si tratta di bambini con meno di 12 anni, nello specifico 106 hanno tra 0 e 5 anni. Nella maggior parte dei casi (172 dal 2010) l’autore dei figlicidi è il padre. Un dato che si capovolge nella fascia 0-5 anni dove sono le madri a risultare le autrici prevalenti. Il movente, in oltre un terzo dei figlicidi, è attribuibile a un disturbo psichico, come la depressione dell’autore del delitto.
 

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