Il procuratore antimafia Cafiero De Raho e la cattura di Di Lauro: «Ora sradichiamo la rete che protegge i boss»

Il procuratore antimafia Cafiero De Raho e la cattura di Di Lauro: «Ora sradichiamo la rete che protegge i boss»
di Gigi Di Fiore
Domenica 3 Marzo 2019, 11:00
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L'arresto di Marco Di Lauro è accolto con soddisfazione dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho.
 

Procuratore Cafiero, cosa dimostra l'arresto del super latitante Di Lauro, ultimo esponente della famiglia di Scampia che fu protagonista della guerra di camorra a Napoli nel 2004?
«Conferma, ancora una volta, che i latitanti di particolare spessore di ogni organizzazione mafiosa non abbandonano il loro territorio di riferimento. Di Lauro è stato rintracciato e arrestato a Chiaiano, non distante da Scampia».

Perché è necessario per un latitante dei clan di camorra, e delle mafie in generale, non abbandonare il proprio territorio?
«Per la necessità di non perdere consensi, nel dover dimostrare di continuo una presenza di fatto del proprio clan sul territorio. Un modo concreto per mantenere coesione nel clan. Significa un messaggio preciso: non sono finito e non lo è il mio clan, tanto da non aver alcuna necessità di dovermi spostare dal mio territorio dove mi sento ancora sicuro e dove ho tutti gli appoggi necessari».

Si era parlato, in questi 14 anni, di possibile latitanza di Marco Di Lauro in Paesi lontani, ipotizzando fughe addirittura negli Emirati arabi. Non era così?
«Lasciare le zone di Scampia avrebbe significato dover ammettere la sconfitta del clan e la fine di qualsiasi attività criminale. Un gesto interpretabile come scompaginamento dei Di Lauro. Non è da escludere, ma questo lo accerteranno tutti gli approfondimenti necessari della Dda napoletana, che per qualche breve periodo Di Lauro si sia allontanato da Napoli per momentanee esigenze. Ma sicuramente non era la regola».
 
Un arresto importante?
«Sicuramente. Un personaggio con condanne di associazione mafiosa e su cui esistono procedimenti per gravi reati da verificare. Aspetti investigativi che saranno sviluppati dai colleghi della Dda napoletana».

Che scenari sono ora ipotizzabili negli equilibri camorristici di Napoli città e dell'area a nord del capoluogo dopo l'arresto di Marco Di Lauro?
«Mai un arresto segna la fine del clan, ma sicuramente ne determina assestamenti da approfondire. Di certo, anche questa volta lo Stato ha dimostrato la sua forza e la sua presenza sul territorio. C'è un controllo superiore a quello dei clan camorristici e va dato atto alle forze di polizia e ai carabinieri di aver portato a compimento questa operazione con un'attività congiunta che dà un segnale preciso: lo Stato è in grado di poter arrivare ad arrestare i latitanti più pericolosi perché possiede strumenti di controllo del territorio e capacità investigative solide».

Cambierà qualcosa nel controllo dello spaccio a Napoli?
«Questo lo diranno le indagini future. Di sicuro, i Di Lauro da una ventina d'anni avevano avviato un'organizzazione e un sistema redditizio di approvvigionamento e vendita di sostanze stupefacenti a Scampia e a Secondigliano esteso anche a nord di Napoli. In questi anni, tra contrasti, guerre, accordi e riequilibri, i Di Lauro, attraverso anche Marco, avevano mantenuto la loro presenza. Le investigazioni faranno capire cosa significherà quest'arresto negli scenari dei clan cittadini e dello spaccio della droga».

Eventuali mutamenti criminali, comunque, non saranno immediati. Non è così?
«Certo, anche perché una latitanza di 14 anni sul territorio significa connivenze, complicità, silenzi. Significa che la rete del clan era solida a più livelli, ora da individuare. Il cosiddetto potere criminale non è mai esclusivamente militare. Quest'aspetto ne è il presupposto fondamentale, ma poi ci sono altri livelli, più sofisticati, di adesione sociale, che consentono a un clan di radicarsi su un territorio. Ed è su questo piano, anche per i Di Lauro e i loro epigoni, che si gioca l'impegno investigativo che sicuramente partirà da quest'arresto».

Si riferisce alle indagini sulle complicità nella latitanza, indirizzate sui cosiddetti insospettabili?
«Sì, è il livello investigativo più impegnativo dopo la brillante operazione che ha portato a individuare Marco Di Lauro. Il livello che ha permesso una latitanza così lunga sul territorio».

È rimasto sorpreso dall'arresto?
«Non sono stato sorpreso da quest'arresto come degli arresti di qualsiasi latitante delle diverse organizzazioni mafiose. Siamo a conoscenza di quale sia il livello di professionalità delle nostre forze di polizia coordinate dalle Dda distrettuali. L'attività è costante».

Ora l'impegno è concentrato sul latitante di mafia Matteo Messina Denaro?
«L'impegno è sempre continuo. Marco Di Lauro era, nella scala di pericolosità dei latitanti italiani, nel gruppo di testa. Averlo arrestato è di grande importanza. Da questa operazione a Napoli, traggo buoni auspici e fiducia che si arriverà all'arresto anche di Matteo Messina Denaro».
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