Papa telefona a Marco Pannella e il leader radicale interrompe lo sciopero della sete

Marco Pannella al Gemelli (Ferrari/Ansa)
Marco Pannella al Gemelli (Ferrari/Ansa)
Venerdì 25 Aprile 2014, 17:25 - Ultimo agg. 17:27
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Il Papa telefona a Marco Pannella per chiedergli di interrompere lo sciopero della sete e lui accetta. Lo avevano dimesso l'altro ieri dalla terapia intensiva e gi ieri il vecchio leone della politica era di nuovo in prima fila a combattere la sua battaglia per una «giustizia più giusta» e per denunciare la «disumana situazione carceraria».

Con un appello che Marco Pannella rivolge anche a Papa Francesco affinchè chieda «subito» amnistia e indulto come fece Papa Wojtyla. E un ringraziamento al Capo dello Stato. Lo ha chiamato ieri per congratularsi con lui per la sua «opera splendida», per avere accolto «in modo mirabile» le istanze dei radicali con il suo messaggio alle Camere sulle carceri anche se la risposta del Parlamento è stata «sporca e vergognosa». Il papa ha subito risposto. La telefonata di Papa Francesco con il leader radicale Marco Pannella è durata più di 20 minuti.

Reduce da un'operazione subita all'aorta addominale, non ha neppure sospeso il 'Satyagraha': i medici non gli hanno però consentito di lasciare il policlinico per raggiungere Radio Radicale dove ha indetto una conferenza stampa. Si siede invece davanti alle telecamere per un collegamento in diretta con la Radio: in mano ha addirittura un sigaro. «L'unico lusso che mi concedo è un toscanello alla grappa» confida il leader radicale spiegando che « a Madrid scoprimmo con un medico che l'effetto più evidente dello sciopero della sete era neutralizzato fumando molto». Ha invece accettato di fare una Tac per controllare le sue condizioni dopo l'intervento ma ha fatto sapere di non potere accettare le cure successive che invece andrebbero contro lo sciopero della sete che sta sostenendo. «Non posso mollare. Posso accettare la Tac ma non consentire altre operazioni successive che loro ritengono essenziali per idratarmi di nuovo». Soprattutto, però, l'ottantatreenne leader radicale, per il quale si continuano a rinnovare gli appelli ad eleggerlo senatore a vita, non vuole mollare la sua battaglia per l'amnistia che «alleggerirebbe la disumana situazione carceraria».

Insieme a Rita Bernardini, segretario del movimento, ha ricordato come l'Unione Europea abbia condannato lo Stato italiano innumerevoli volte imponendo anche il risarcimento dei danni ai detenuti. «Questa situazione è inaccettabile, l'Italia dovrebbe essere giudicata dal Tribunale di Norimberga». Ma poi si è subito corretto: «Quella era la giustizia dei vincitori contro i vinti. Noi - ci tiene a precisare - non abbandoneremo mai i principi dello Stato di diritto».


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