Ponte Morandi, il papà di Giovanni Battiloro: «Ho rifiutato un milione di euro, l'anima di un figlio non si compra»

Ponte Morandi, il papà di Giovanni Battiloro: «Ho rifiutato un milione di euro, l'anima di un figlio non si compra»
Lunedì 1 Febbraio 2021, 17:30 - Ultimo agg. 17:50
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Prende il invia la prima udienza del secondo incidente probatorio, incentrato sulle cause del crollo di Ponte Morandi a Genova. Nella tensostruttura allestita all'interno di Palazzo di Giustizia, nel capoluogo ligure, i posti predisposti sono circa 200. In totale sono 71 gli indagati. Tra i presenti la presidente del comitato in Ricordo delle vittime del Ponte Morandi Egle Possetti e anche alcuni altri familiari delle vittime del crollo. 

«La vita di mio figlio non ha prezzo, voglio prima verità e giustizia». Il padre di Giovanni Battiloro, una delle 43 vittime del crollo del Ponte Morandi di Genova, ha rifiutato un maxi risarcimento di un milione di euro.

Parole durissime quelle di Roberto, il padre del giovane di Torre del Greco che morì assieme ad altri tre amici nel crollo del punto sul viadotto del Polcevera, mentre stavano andando in vacanza. Assieme a loro, altri 39 i morti di quel tragico Ferragosto del 2018, per il quale è in corso un lungo processo che vede indagate complessivamente 71 persone, oltre alle due società Aspi e Spea.

A dare notizia del rifiuto di Roberto Battiloro al risarcimento economico è stato Sandro Ruotolo, senatore della Repubblica, che ha spiegato: «A Roberto Battiloro, il papà di Giovanni, una delle 43 vittime del Ponte Morandi hanno offerto un milione di euro per chiuderla lì. Ma lui ha detto no: la vita di mio figlio non ha prezzo, voglio prima verità e giustizia. Ti abbraccio caro Roberto, stiamo tutti con te». 

«Abbiamo visto intercettazioni con persone che dicevano che il ponte era marcio, era una cosa arcinota. Speriamo che questa verità di indagine alla fine diventi anche una verità processuale definitiva» ha detto oggi all'Ansa Egle Possetti. «La recente sentenza per la strage di Viareggio lascia un po' allibiti tutti i parenti che hanno subito delle perdite come la nostra - sottolinea -. Dopo 11 anni e mezzo ci si ritrova con un pugno di mosche. Questa parte di realtà italiana è estremamente difficile da accettare e anche noi abbiamo delle preoccupazioni per l'esito finale».

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Sull'incidente probatorio «ovviamente c'è anche un po' di apprensione, è una parte molto importante del procedimento. Chiaramente essendo una parte tecnica, la discussione sarà molto articolata. Vedremo», dice Possetti annunciando la propria presenza da lunedì a Genova. «Attendiamo con fiducia anche perché alla fine dell'incidente probatorio dovrebbero esserci i tempi tecnici per poi arrivare alle imputazioni e far partire finalmente il processo. Speriamo che con questa lunga fase di indagini approfondita poi il processo possa essere un pochino più breve, perché è stato molto sviscerato il lato tecnico».

«Come parenti rammarica molto continuare a vedere dopo due anni Aspi gestire indisturbata le autostrade, con tutto quello che è avvenuto, nel nostro caso e dopo. Si è scoperchiato un vaso di pandora: pannelli fonoassorbenti, gallerie - dice -. Dopo quello che abbiamo sentito continuano a fare utili indisturbati».

«Le forze politiche ci tengono a dare giustizia ai parenti delle vittime o si riempiono solo la bocca a cerimonie e ricorrenze, quando hanno visibilità? - chiede così Possetti interpellata su un possibile 'appellò al prossimo esecutivo -. La concessione è ancora lì e in questo momento la caduta del Governo affossa l'iter di riforma della giustizia e quello che è in itinere per quanto riguarda la concessione. È uno stop a tutto. Chiunque sarà il nuovo presidente del Consiglio, come parenti ci faremo sentire per portare avanti le nostre istanze».

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