“Tutto cominciava con gli esercizi di respirazione”. Si sdraiava al loro fianco e le toccava, mentre continuava a parlare. Era il loro psicologo. Quando Anna (nome di fantasia) ha raccontato per prima quello che era accaduto, gli inquirenti hanno immediatamente capito di trovarsi di fronte ad una vicenda delicatissima: la giovane forniva dettagli su quella stanza con i materassini preparata accanto allo studio del professionista che avrebbe dovuto aiutarla, spiegava che quando sono cominciati i suoi approcci sessuali lei aveva solo 14 anni. Oggi Anna è una delle sue 13 accusatrici. Per l’ex psicologo di 46 anni, negli ultimi giorni, è arrivata dalla procura di Pistoia la richiesta di rinvio a giudizio per abusi sessuali aggravati. L’accusa contesta lo stesso sostanziale approccio nei confronti di ragazze tra i 14 e i 20 anni, dieci delle quali minorenni all’epoca dei fatti contestati. La decisione sull’eventuale processo - in seguito alla richiesta presentata dal pubblico ministero Giuseppe Grieco - si terrà davanti al Giudice per l’udienza preliminare il 25 settembre.
L’uomo è uscito dall’ordine degli psicologi poco dopo il suo arresto, nel novembre scorso. L’ex professionista è difeso dagli avvocati Mauro Cini e Giovanni Flora. “Faremo delle indagini difensive che presenteremo prima della prossima udienza”, spiega quest'ultimo, affatto rassegnato alla narrazione che propongono le indagini. L’accusa di abusi sessuale è aggravata proprio perché sarebbe stata esercitata nei confronti di alcune ragazze minori di 18 anni e ai danni di persone a lui affidate per ragioni di cura. Secondo le indagini compiute dalla polizia l’indagato sarebbe “responsabile di palpeggiamenti, toccamenti e contatti diretti reiterati”. Una condotta su cui i primi riscontri, secondo le vittime, si possono datare già al 2013. All’inizio i reati sarebbero stati commessi nei confronti di dieci pazienti, in base all’ipotesi iniziale degli inquirenti, di cui sette minorenni. Il provvedimento poi ha spinto altre presunte vittime a farsi avanti.
LA RICOSTRUZIONE
Anna, la donna che ha denunciato per prima, ha raccontato di aver conosciuto lo psicologo durante alcuni incontri di presentazione organizzati da un istituto scolastico che frequentava. Sempre secondo le accuse l’uomo avrebbe conosciuto una delle sue presunte vittime durante un’iniziativa in ambito parrocchiale. Invitava alcune le ragazze a sottoporsi a terapia privata nel proprio studio, inizialmente insegnando alcune tecniche di respirazione e rilassamento. A un certo punto, hanno raccontato alcune ex pazienti, lo psicologo avrebbe cominciato a puntare sul contatto fisico. Dal suo team difensivo si percepisce che questo sarà il punto cruciale di un eventuale processo e che i legali punteranno a dimostrare che “nella psicologia funzionale - evidentemente quella proposta dall’uomo agli arresti - il contatto è fondamentale”. Ma fino a che punto? lo psicoterapeuta scelto dalla procura come consulente ha contestato la regolarità delle procedure messe in campo dall’indagato. L’ex psicologo, nelle prime settimane dopo l’arresto, è stato portato in carcere nella casa circondariale di Prato. Gli avvocati Cini e Pucci, dopo il diniego del pm Grieco e del Gip Patrizia Martucci, hanno tuttavia ottenuto la scarcerazione del loro assistito e la misura degli arresti domiciliari. C’è molta attesa su quel che potrà rivelare l’eventuale fase processuale, ma nella prima fase delle indagini la polizia fissava una circostanza ambigua: “Il professionista - scrive la Questura - in alcune circostanze riconosceva con alcune pazienti di aver utilizzato dei metodi discutibili ed in qualche caso, quando aveva ricevuto espresse lamentele, confessava di temere delle conseguenze per quanto aveva posto in essere; consapevolezza che non lo determinava però a modificare il suo approccio con le giovani pazienti”.