Ragazza campana morta a casa di un pusher, soccorsi 24 ore dopo. Lui: «Pensavo dormisse»

Ragazza campana morta a casa di un pusher, soccorsi 24 ore dopo. Lui: «Pensavo dormisse»
di Mary Liguori
Lunedì 17 Gennaio 2022, 23:29 - Ultimo agg. 19 Gennaio, 11:30
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«Andrò fino in fondo a questa storia, se ci sono colpevoli per la morte di mia figlia devono pagare. Sarà il mio scopo nella vita, da papà e da ex poliziotto». Giuseppe Bruno è appena uscito dalla chiesa di Vicenza dove, ieri pomeriggio, si sono celebrati i funerali della sua secondogenita, Vanessa, morta in circostanze poco chiare tra l’8 e il 9 gennaio scorsi. Bruno conobbe la donna da cui ebbe Vanessa, una brasiliana, ch’era già vedovo e lavorava nel Veneto. Quando fu trasferito a Napoli, in Procura, la donna non volle seguirlo e restò con la figlia a Vicenza, dove Vanessa è cresciuta.

«Mandavo il mantenimento, eravamo in ottimi rapporti anche se ormai eravamo separati, ma non vivevo il quotidiano di mia figlia, i suoi amici, le sue abitudini. Abito ad Alife da tanti anni e non so cosa possa essere successo. Quell’uomo che ha chiamato i soccorsi dopo la morte di Vanessa sostiene di non essersi accorto che fosse morta, giura di non averle dato droghe. Ma io non so cosa pensare. Sarà l’autopsia a fare chiarezza. Voglio giustizia». 

Il punto focale dell’intera vicenda è il luogo in cui Vanessa Bruno, influencer di ventitré anni è stata trovata morta. È il fulcro intorno al quale s’aprono a raggiera tutta una serie di dubbi sulla sua fine. E poi ci sono quelle ore – troppe - trascorse tra il momento (presunto) del decesso e la telefonata ai soccorsi. Vanessa non è morta a casa sua, né a casa degli amici che frequentava di solito, gente che ama la bella vita, la moda, i locali di grido. Vanessa è morta nell’appartamento di un piccolo pregiudicato per droga in un’area di edilizia popolare di Vincenza. Dove sarebbe arrivata il giorno prima insieme a un amico del quale il pusher non ha voluto svelare il nome. La ragazza avrebbe chiesto ospitalità allo spacciatore. Un mistero, visto che una casa l’aveva. Ed è poco chiara anche la tempistica della tragedia. L’ora del decesso, che secondo il medico legale è tra le 18 e la prime ore notturne dell’8 gennaio. Ma il padrone di casa ha chiamato il 118 solo intorno alle sei del pomeriggio seguente. Il 9 gennaio.

E poi ha riferito che la sera prima avevano mangiato una pizza in casa prima che Vanessa s’addormentasse sul divano e l’altro ragazzo andasse via. Ma perché ha chiamato i soccorsi il giorno dopo? Si è giustificato dicendo di non essersi accorto che fosse morta, pensava che stesse ancora dormendo e solo quando l’ha toccata, e ha visto che era fredda, ha chiamato un’ambulanza. Ma i medici a quel punto non potevano fare più nulla. Vanessa era già cadavere. Nelle palazzine popolari è quindi arrivata la polizia che ha perquisito la casa dello spacciatore senza però trovare tracce di droga o di altre sostanze potenzialmente letali. Né il medico legale ha riscontrato, dall’analisi cadaverica esterna, segni di violenza o di lotta. 

È giallo sull’arresto cardiocircolatorio che ha stroncato la giovane vita di Vanessa, la ragazza italo-brasiliana originaria di Alvignano, in provincia di Caserta, ma residente da anni col padre e la sorella a Vicenza. Giallo perché pare fosse in salute e, dicono i familiari, non aveva mai avuto problemi cardiaci o altre patologie che possano giustificare un attacco di quel tipo. Il sostituto procuratore Alessandra Block ha disposto l’autopsia sul corpo della giovane, richiedendo anche una serie di esami tossicologici.


Il sospetto è che Vanessa possa aver assunto, magari anche contro la sua volontà, una sostanza che è poi risultata fatale. Al momento è presto per fare ipotesi, presto perché tutto dipende da quello che emergerà dagli esami autoptici e dagli accertamenti che la Procura di Vicenza ha delegato alla squadra mobile. Ci vorranno venti giorni per i referti. Non ci sono indagati, non ancora. È presto per lanciare accuse, per individuare responsabilità: manca la causa del decesso. Ieri ai funerali a Vicenza hanno partecipato i familiari e gli amici del papà della ragazza che sono partiti in mattinata da Alvignano e Alife per accompagnare Giuseppe a dare l’ultimo saluto a sua figlia. Subito dopo la messa, la famiglia è ripartita per la Campania. Sabato, nella parrocchia di San Sebastiano ad Alvignano, ci sarà una messa in ricordo di Vanessa. «È la chiesa dove fu battezzata. Solo ventitré anni fa. Mi sembra un incubo» conclude papà Giuseppe. 

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