In una bufera ad altissima quota, sulle Alpi a 4000 metri e oltre, la salvezza può essere rappresentata da un crepaccio, nel quale nascondersi per ripararsi almeno dal vento. Se il crepaccio non c’è, nei corsi di alpinismo si insegna a scavare una “truna”, una specie di tana nella neve. Se si ha una pala pieghevole nello zaino, il lavoro è relativamente facile.
Monte Bianco, quattro alpinisti dispersi: due chiamano i soccorsi
Altrimenti lo si deve fare con la piccozza o con le mani, ed è un una fatica bestiale. Andrea Galimberti e Sara Stefanelli, se hanno avuto fortuna, sono riusciti a ripararsi in un crepaccio o in una “truna” scavata da loro nel pendio. Se ne hanno avuta ancora di più sono al sicuro nella capanna Vallot, un bivacco di emergenza a 4350 metri di quota, sul confine tra la Francia e l’Italia. Altrimenti sono fuori, nella bufera, con temperature che intorno alla cima più alta d’Europa in questi giorni sono scese ampiamente sottozero. Ma che il “windchill”, il raffreddamento indotto dal vento, ha fatto precipitare molto più in basso. Andrea e Sara sono due alpinisti esperti, e hanno un’attrezzatura e un abbigliamento adeguati. Una settimana fa, come hanno raccontato sui social, hanno scalato insieme il Cervino, 4.478 metri, partendo in giornata dal fondovalle, e affrontando in discesa un bivacco a 4000 metri di quota, seduti su un gradino di roccia e avvolti in un sacco-tenda leggero. Galimberti ha raccontato l’esperienza su Facebook postando l’ultimo selfie con l’amica prima della tragedia. Poi la decisione di aggiungere alla loro collezione il Monte Bianco, per una delle “vie normali” francesi, che sale dal rifugio dei Cosmiques scavalcando il Mont Blanc du Tacul e il Mont Maudit, per poi scendere verso la capanna Vallot.
L’IMPRESA
Non si tratta di un’arrampicata su roccia come il Cervino, ma di una lunga camminata su un ghiacciaio, legati in cordata, con la piccozza in mano e i ramponi ai piedi. Un itinerario che si fa in buona parte di notte, alla luce delle pile frontali, per trovare in buone condizioni la neve. Ogni estate, da quei pendii, salgono migliaia di persone. Se il tempo tiene, però. Invece, nella notte tra venerdì e sabato, Sara e Andrea, con altri alpinisti, sono partiti dal rifugio dei Cosmiques verso l’alto. E l’indomani, dai pressi della vetta del Bianco, è arrivato quel messaggio terribile.
L’ALLARME
«Veniteci a prendere, non vediamo niente, rischiamo di morire congelati». Poi i cellulari si sono scaricati. Andrea Galimberti, 53 anni, piemontese di Arona ma residente nei pressi di Como, è un ingegnere e un alpinista di grande esperienza. Sara Stefanelli, di Genova, ha 41 anni, ha frequentato un corso di alpinismo in primavera ma ha subito fatto vedere capacità ed entusiasmo. Sulle altre montagne salite insieme ad Andrea, fino al Cervino della settimana scorsa, ha dimostrato di essere brava e tosta. Nel corso dell’estate, per decine di volte, il Soccorso Alpino italiano e le analoghe strutture degli altri paesi d’Europa sono dovuti intervenire per salvare escursionisti impreparati, se non turisti con le infradito ai piedi, partiti su itinerari troppo difficili per loro. Il dramma dei due dispersi sul Monte Bianco, e degli altri nei guai sul Monte Rosa, dimostra invece che il maltempo, ad alta quota, può arrivare prima, mettendo nei guai anche alpinisti esperti.
Sul Monte Bianco, tra venerdì e sabato, l’arrivo del maltempo ha intrappolato anche due coreani, poi una breve apertura nelle nubi ha consentito all’elicottero del Soccorso Alpino francese, il Peloton de Haute Montagne di Chamonix, di riportarli a valle dal Colle della Brenva, poco sotto la cima più alta d’Europa. Sulla via normale del Castore, 4.221 metri, una frequentatissima cima del Monte Rosa, l’arrivo improvviso del maltempo ha causato un accumulo di neve. Il distacco di una valanga a 3.900 metri di quota ha ucciso un alpinista e ne ha feriti altri tre. Ieri pomeriggio, una squadra di soccorso valdostana ha raggiunto il gruppo a piedi, e ha accompagnato i superstiti al rifugio Quintino Sella, poi una schiarita ha consentito a un elicottero di farli scendere rapidamente a Cervinia e all’ospedale di Aosta. Le loro condizioni non sembrano destare preoccupazione. Appena il meteo lo consentirà, gli elicotteri e le squadre di terra valdostane e francesi torneranno sul Monte Bianco a cercare. Per Sara e Andrea un po’ di speranza c’è ancora.