Ha finto di voler collaborare con la giustizia solo per uccidere la pm Carmen Ruggiero, tagliandole la gola nel corso dell'interrogatorio. Un piano choc quello di Pancrazio Carrino, 42enne arrestato lo scorso luglio nell'ambito dell'operazione chiamata "The Wolf", che portò la magistratura salentina a smantellare il clan Lamendola-Cantanna, ritenuto di stampo mafioso. A sventare l'omicidio un carabiniere, che dopo averlo perquisito si è accorto dell'arma.
La vicenda
Un detenuto avrebbe finto di voler collaborare con la giustizia solo per essere interrogato dalla pm della Dda di Lecce, Carmen Ruggiero, e per tagliarle la gola durante l'incontro.
La confessione
È lo stesso Carrino a confessare l'attentato sventato nel secondo interrogatorio, del 23 ottobre scorso, che si tenne non più nel carcere di Lecce ma in quello di Terni, dove il detenuto era stato frattanto trasferito. Qui Carrino si ritrova davanti il pm umbro Raffaele Pesiri e non più la Ruggiero (che aveva delegato il suo collega del posto). Carrino rivela che al primo interrogatorio si era presentato con un pezzo di ceramica prelevato dal bordo interno del water (avvolto in un sacchetto della spazzatura) della cella di isolamento in cui si trovava. Il sacchetto lo infila nel retto, poi chiede di andare in bagno dove recupera l'arma e la infila negli slip, pronta per l'uso. All'uscita dal bagno viene perquisito dal tenente dei carabinieri Alberto Bruno, all'epoca in servizio a San Vito dei Normanni (ora a Matera) che gli toglie il pezzo di ceramica. Subito dopo compare davanti agli investigatori e alla pm Ruggiero alla quale dice di voler collaborare con la giustizia e, per essere convincente, fa alcune rivelazioni, che successivamente ritratterà.