Stupro sulla campionessa di scherma, Federazione nella bufera: «Atleti non sospesi». I legali degli accusati: «Si dichiarano innocenti»

Vittima in ritiro una 17enne di una squadra straniera. Fis: «Ci costituiremo parte civile»

Stupro sulla campionessa di scherma, Federazione nella bufera: «Atleti non sospesi». I legali degli accusati: «Si dichiarano innocenti»
Stupro sulla campionessa di scherma, ​Federazione nella bufera: «Atleti non sospesi». I legali degli accusati: «Si dichiarano innocenti»
di Franca Giansoldati
Domenica 3 Marzo 2024, 19:47 - Ultimo agg. 7 Marzo, 14:49
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 Il caso di stupro della campionessa di scherma minorenne è come un terremoto. Ha messo in evidenza «le falle del sistema». Il «sistema» a cui si riferisce il presidente della Federazione nazionale scherma, Paolo Azzi rimanda alla mancata sospensione cautelativa da parte di Federscherma nei confronti dei due atleti della nazionale – indagati dalla Procura di Siena - per la violenza avvenuta i primi di agosto dello scorso anno durante un ritiro a Chianciano. A suo parere è la spia evidente di un meccanismo che non funziona a tutela delle vittime di abuso. «La Federazione non può agire senza prima aver ricevuto una comunicazione dalla Procura che ha in carico le indagini e che, tra l’altro, come in questo caso, non ha nemmeno attivato il Codice Rosso», spiega.

Raggiunto telefonicamente ad Atene, Azzi respinge categoricamente sospetti e accuse. «Le Procure della Repubblica generalmente non comunicano con le Federazioni. Non lo fanno nemmeno con la Procura del Coni mentre, invece, dovrebbero attivarsi subito per mettere in condizione di agire le Federazioni con provvedimenti sospensivi in attesa del processo. È chiaro che una misura del genere va giustificata». I vertici della scherma fanno sapere che se verrà dimostrata la colpevolezza dei due atleti la giustizia sportiva saprà essere durissima, «ma per ora possiamo fare poco». «La Fis, già nei primi confronti con il magistrato - spiega ancora Azzi - ha dato la sua disponibilità a partecipare attivamente alle indagini e a costituirsi parte civile nell’eventuale giudizio».
Nel corso degli accertamenti, è emerso che la vittima aveva nel sangue tracce di alcol - aveva ammesso di aver bevuto una birra e due shottini - e droga. I magistrati hanno provveduto a fare le copie forensi dei dati nei telefonini degli indagati per cercare riscontri al racconto come foto o video.

Gli atleti

Intanto, a sei mesi dall’abuso, i due atleti hanno continuato a gareggiare e a frequentare lo stesso ambiente agonistico della ragazza. «Mi vedo allo specchio e l’immagine che ho di me è di una persona rotta» dice Rosa, che da mesi è seguita da una terapista per superare il profondo stato di angoscia. Anche ieri mattina sussurrava al telefono di stare malissimo al solo pensiero di salire sulla pedana con i due atleti nei paraggi. La sua vita da sei mesi è devastata, il trauma non l’ha superato.
Azzi ricostruisce la vicenda: «Quando la Fis è stata contattata dall’avvocato della ragazza, ha preso immediatamente contatto con il magistrato inquirente, che ha confermato di non aver classificato il caso come Codice Rosso e che non ravvisava l’esigenza di adottare misure cautelari: fu inviata una pec di riscontri all’avvocato a distanza di sole 48 ore.

In presenza di un reato tanto grave la priorità per la Federscherma è l’inchiesta condotta dall’autorità giudiziaria. Non abbiamo mai avuto elementi per adottare alcun provvedimento sospensivo. Se dovessero arrivare, agiremo. Di certo non possiamo sostituirci alla magistratura, né abbiamo poteri per indagare su vicende del genere». E la magistratura sportiva del Coni? «Noi abbiamo informato la Procura federale. C’è una indagine aperta. A sua volta però la Procura Federale non può far altro che attendere le risultanze di Siena». 

Il precedente

Alcuni anni fa davanti a un altro caso di un campione finito nei guai (Andrea Cassarà) per avere filmato una minorenne mentre faceva la doccia, la Federscherma intervenne con solerzia. «Cassarà fu sospeso perché ci era arrivata la comunicazione della Procura. Era stata chiusa l’istruttoria. Qui, invece, siamo ancora alla fase coperta dal segreto. La giustizia sportiva segue quella penale». Azzi dice di non sapere che esistono fotografie di come Rosa è stata ridotta dopo le violenze e nemmeno dei referti medici. «Una delle falle del sistema è che la Procura non condivide le informazioni».  

La difesa

Quanto ai due atleti indagati il presidente ha avuto modo di incontrarli e parlare con loro («ma non sono entrato nello specifico, non sta a me indagare»). Rosa, invece, ha preferito non contattarla. «Non mi sarei mai permesso, c’è una indagine in corso». Dal canto suo, la difesa dei due indagati ha inviato una nota ai mezzi di informazione per chiarire la propria posizione. «Gli indagati si dichiarano innocenti, non avendo mai usato violenza nei confronti di nessuno - spiega il testo dell’avvocato Enrico De Martino - Rimaniamo in attesa delle determinazioni dell’Autorità giudiziaria che, come emerge dagli atti sin qui depositati, pur non avendo ancora potuto avere visione di tutto il contenuto del fascicolo, ha svolto indagini sin da subito per ricostruire gli avvenimenti nell’immediatezza dei fatti». 
Franca Giansoldati

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