Sud, è crisi demografica: nel 2019 persi gli abitanti pari a Reggio Calabria

Sud, è crisi demografica: nel 2019 persi gli abitanti pari a Reggio Calabria
di Marco Esposito
Martedì 14 Luglio 2020, 08:02
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È come se in un anno fosse sparita un'intera città: Reggio Calabria. Dissolta. Nel 2019 infatti, secondo il bilancio demografico dell'Istat, l'Italia ha perso 189mila abitanti e li ha perduti quasi tutti al Sud, per cui la scomparsa di Reggio Calabria è forse l'immagine più efficace. Nel Mezzogiorno ci sono tre regioni - Molise, Basilicata e appunto la Calabria - che nel 2019 hanno ridotto la popolazione di una persona ogni 100. Per fare un confronto, il Veneto ha visto ridursi i residenti soltanto di una persona ogni mille mentre in Lombardia c'è stato un incremento di quasi due persone ogni mille. Il saldo della Campania invece è negativo con un calo di 5 persone ogni mille.

Pesano due fattori noti da tempo e ampiamente prevedibili: il calo delle nascite, che investe l'intera penisola eccetto la provincia di Bolzano, e i flussi migratori, sia quelli da Sud verso il Nord e sia quelli dall'Italia verso l'estero. Ma la demografia è una scienza condannata, come Cassandra, ad annunciare in anticipo gli eventi senza essere creduta. Il crollo della natalità, segnala l'Istat, era iniziato nel 2009 e ha visto in un decennio le culle contrarsi da quasi 600mila al minimo storico di 420mila del 2019. Ma era previsto perché dal 2009 sono uscite dal ciclo riproduttivo le generazioni nate negli anni Sessanta, quelle del baby boom. Per cui è facile indovinare che la flessione continuerà visto che anche la generazione degli anni Settanta, relativamente ancora numerosa, ha concluso la fase riproduttiva.

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Pur in un quadro noto, il 2019 fa segnare due novità simboliche. La prima è che per la prima volta nella storia sono nati meno di mille italiani al giorno. La seconda è che il peso del Mezzogiorno è sceso di un soffio sotto la soglia del 34%: 33,999%. Le 420mila culle in Italia, infatti, comprendono quasi 63mila figli di stranieri per cui gli italiani nati sono stati appena 979 al giorno, dato che l'Istat non esplicita ma che si ricava indirettamente dalle tabelle ufficiali. In alcune regioni la quota di neonati stranieri è molto elevata con un massimo in Emilia Romagna (25% cioè uno su quattro) e Lombardia (22%). All'estremo opposto ci sono Sardegna (solo 4,3 su 100) e Campania (5,4%). Senza gli stranieri, quindi, la situazione demografica sarebbe ancora più catastrofica e peraltro l'Italia è ormai una nazione multietnica con ben 200 comunità presenti, dalla più numerosa che è quella rumena all'ultima che è quella di Tuvalu, un paese dell'Oceania. Ecco perché il tema della cittadinanza per chi nasce in Italia è sempre attuale, al di là delle oscillanti passioni politiche. Inoltre, segnala l'Istat, dal 2015 al 2019 la popolazione italiana sarebbe diminuita di ben 1,6 milioni di unità e se ciò è stato in parte scongiurato è grazie a 766mila stranieri che nei cinque anni sono riusciti a ottenere la cittadinanza e quindi loro e i loro figli sono italiani a tutti gli effetti. L'importanza del ruolo degli stranieri per la tenuta demografica nazionale spiega anche la situazione critica del Mezzogiorno, dove a causa delle scarse opportunità di lavoro sono pochi gli immigrati che si stabilizzano e quelli che riescono a ottenere la cittadinanza.

IN CAMPANIA RECORD DI USCITE
A sfavore del Sud Italia - segnala l'Istat - pesano non soltanto i pochi arrivi ma anche le migrazioni interne: «Nel corso del 2019 i trasferimenti di residenza interni hanno coinvolto più di 1 milione e 468 mila persone. Secondo un modello ormai consolidato, gli spostamenti di popolazione avvengono prevalentemente dalle regioni del Mezzogiorno verso quelle del Nord e del Centro. Il tasso migratorio interno oscilla tra il meno 5,8 per mille della Calabria e il più 4,1 per mille dell'Emilia-Romagna. Tutte le regioni del Sud e delle Isole presentano valori negativi, alle quali si aggiunge il Lazio (-0,2 per mille)». Nel bilancio migratorio la regione con il saldo maggiormente pesante in valori assoluti è proprio la Campania con una flessione di 22.569 persone. In passato il fenomeno era già presente, ma era attenuato dal saldo naturale positivo, un primato perso in favore dell'Alto Adige. Infatti il saldo negativo complessivo (cioè migratorio e naturale) vede per la Campania una perdita nei dodici mesi di 29.685 abitanti. Per tornare all'esempio di Reggio Calabria, è come se fosse sparita la città di Pompei. Di nuovo.
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