Terremoto in Italia, sette scosse in sei regioni: «Gli episodi non collegati»

Terremoto in Italia, sette scosse in sei regioni: «Gli episodi non collegati»
di Mariagiovanna Capone
Venerdì 23 Settembre 2022, 07:24
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Sette scosse in sei punti diversi dell'Italia con magnitudo simili e a distanza di poche ore l'una dall'altra. I complottisti sono pronti a giurare che siano collegate tra loro ma i terremoti avvenuti ieri in Sicilia, Marche, Calabria, Liguria, Emilia Romagna e Toscana non hanno nessun tipo di legame tettonico (tranne le ultime due regioni). Non sorgono cioè lungo la stessa faglia o i margini di una zona di subduzione (ovvero aree dove una placca scorre sotto a un'altra) sebbene la disposizione di alcuni di questi terremoti ispirerebbero un certo allineamento. La smentita alle farneticanti teorie arriva all'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, per voce di Carlo Meletti, sismologo della sezione di Pisa. «Non c'è alcuna relazione: le distanze fra i luoghi in cui sono avvenuti i terremoti sono di centinaia di chilometri perché possa esserci un nesso».

Basterebbe dare uno sguardo al DISS, ovvero il Database delle sorgenti sismogenetiche italiane ideato all'INGV nel 1997 e liberamente consultabile per capire quanto sia articolato il territorio italiano, con la grande e segmentata faglia appenninica che taglia a metà lo stivale da Nord a Sud, le centinaia di faglie parallele e ortogonali a essa, e la vasta area di subduzione che abbraccia l'intera pianura padana e parte delle regioni adriatiche.
A dare il via al balletto dei terremoti è Paternò nel catanese, con magnitudo 3.6 alle 4.21, a seguire due scosse in un minuto a Folignano, provincia di Ascoli Piceno, di 3.9 e 3.6 intorno alle 12.24. Meno di due ore dopo a scuotere è la Costa Calabra sud orientale con magnitudo 3.2, seguita poco dopo dal terremoto più intenso della giornata di magnitudo 4.1 a Bargagli nel genovese, piuttosto anomalo visto che non si registrava un sisma così intenso dal 1536. Alle 17.47 e 17.49 le due scosse sull'appennino tosco-emiliano di magnitudo 3.8 e 3.2 con epicentro a Pievepelago nel modenese e Fosciandora nella Garfagnana distanti meno di 20 chilometri in linea d'aria e gli unici ad avere la stessa origine sismogenetica. A turbare i complottisti che ieri hanno postato una sintetica mappa della tettonica delle placche sarebbe la disposizione degli epicentri lungo il margine tra placca Euroasiatica e placca Africana. Se pure si volesse tener presente questa mappa, però, disponendoli correttamente, nessuno ci capiterebbe esattamente sopra.


A mettere in chiaro che non c'è nessun collegamento tra gli eventi sismici è il sismologo Carlo Meletti dell'Ingv. «È curioso che dopo un periodo di apparente calma si siano verificati terremoti un po' più forti e avvertiti dalla popolazione», ha aggiunto riferendosi al fatto che «negli ultimi tre mesi abbiamo avuto in Italia solo una scossa di magnitudo superiore a 4: di fatto, avere due terremoti importanti nello stesso giorno è solo una variazione statistica».

Dei quattro terremoti più forti di ieri, il più profondo (24 chilometri) è quello avvenuto alle 12.24 nelle Marche, e subito ha fatto tremare i polsi per via dei i terremoti distruttivi dell'Appennino. «È un sisma diverso, localizzato lungo la costa marchigiana in una fascia esterna che ha una sua sismicità» chiarisce Meletti e troviamo conferma nel database DISS: si trova infatti in una zona compresa fra l'Appennino e la fascia esterna lungo la costa delle Marche, che ha una sismicità di tipo diverso. Il terremoto è stato generato lungo la faglia chiamata ITCS020 Southern Marche da un meccanismo trascorrente, ossia dallo scorrimento laterale di strutture profonde, mentre i terremoti appenninici sono di tipo distensivo e generati da strutture più superficiali. Il terremoto a Bargagli invece è molto particolare poiché la zona, pur non essendo molto sismica è stata provocato da un meccanismo di tipo compressivo, essendo quest'area il punto di congiunzione tra l'Appenino a Est e l'arco alpino a Ovest. Anche il terremoto a Paternò ha caratteristiche particolari: sebbene sia avvenuto nell'area dell'Etna, è stato generato da un meccanismo indipendente dal vulcano e legato a faglie che si trovano nella zona. Un tipico terremoto dell'Appennino è quello sul crinale tra l'Emilia e la Garfagnana, una zona sismica ben conosciuta con una sismicità frequente lungo la faglia ITCS083 Garfagnana.

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