Spie di Mosca in Italia a caccia dei segreti Nato: le “talpe” scoperte a Napoli

Spie di Mosca in Italia a caccia dei segreti Nato: le “talpe” scoperte a Napoli
di Valentino Di Giacomo
Sabato 9 Aprile 2022, 23:54 - Ultimo agg. 11 Aprile, 07:24
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L’ufficiale di Marina beccato a passare i segreti militari agli 007 russi, il marine francese di servizio alla base Nato di Lago Patria che vendeva documenti segretati alle spie di Mosca, il manager ricercato dall’Fbi, i continui e perduranti attacchi hacker alle nostre infrastrutture strategiche, personale dell’ambasciata di Mosca infiltrato nel nostro Paese sotto copertura sfruttando i privilegi dello status diplomatico. Sono solo una parte dei tentativi - spesso maldestri - sventati dal nostro comparto Intelligence per fermare le incursione delle spie al soldo di Putin. Gli obiettivi sono sempre gli stessi: carpire prevalentemente i piani operativi e strategici della Nato, un’ossessione, ma si potrebbe dire paranoia, del capo del Cremlino. 

In quasi tutti i casi scoperti dai nostri 007, le spie russe in servizio al «Gru» arrivavano quasi sempre dalla stessa sede: «Il Conservatorio». Altro non è che l’Accademia diplomatica militare dei servizi russi. È qui, nella sede moscovita di Narodnoe Opolchenie Street 50, che si sono formate la maggior parte delle spie russe individuate e poi allontanate dall’Italia negli ultimi anni. Sono gli 007 al servizio di Putin che avvicinano e provano a corrompere gli ufficiali della Difesa italiana: segreti in cambio di soldi. Arrivavano dal “Conservatorio” sia Alexey Nemudrov e Dmitriy Ostroukhov: sono i due ufficiali in servizio all’ambasciata di Mosca in Italia che avevano messo nel mirino Walter Biot, il capitano di fregata della Marina Militare occupato allo Stato Maggiore della Difesa. Biot è stato poi arrestato a Roma il 31 maggio dello scorso anno al termine di una complessa indagine condotta dai carabinieri del Ros in collaborazione con l’Aisi, l’intelligence interna, e dello Stato Maggiore della Difesa. L’ufficiale è accusato di aver consegnato alle due gole profonde di Mosca - poi espulse dalla Farnesina - una serie di file contenenti documenti segreti militari su Nato e missioni in Iraq e Afghanistan previo il pagamento di 5mila euro. Sempre a Roma, nel 2016, nel quartiere di Trastevere, era invece scattata la trappola contro un dirigente dell’intelligence portoghese che stava incontrando il funzionario russo Sergey Nicolaevich Pozdnyakov. L’incontro - con l’Italia a fare sempre da crocevia delle spie di Mosca - era fissato per una compravendita dei piani d’azione dell’Alleanza Atlantica.

Due mesi dopo la magistratura italiana ha rilasciato Pozdnyakov. Ancora i piani Nato sono stati poi l’obiettivo di numerosi attacchi hacker dal 2013 in poi, in particolare quando l’Italia assunse il comando della task force Baltic Thunder, le missioni di controllo aereo della Nato nei paesi baltici. 

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Diverse sono state poi le talpe individuate all’ombra del Vesuvio. Clamorosa fu l’operazione di controspionaggio nel luglio 2020. A finire in manette fu un 50enne tenente colonnello francese in servizio al Comando Nato di Lago Patria, in provincia di Napoli. L’ufficiale, di origini russe, era stato catturato mentre era in vacanza in Francia, l’operazione condotta dai servizi francesi avvenne grazie all’accurato monitoraggio dell’intelligence italiana che aveva notato strani movimenti del marine transalpino. L’accusa fu di «tradimento in collusione con una potenza straniera» e «raccolta di informazioni con l’obiettivo di consegnarle a una potenza straniera». Il solito giro di valigette con lo scambio di soldi e segreti. 

Sempre nel Napoletano, ma nella sede di Pomigliano del colosso della Difesa Leonardo Spa, un ex responsabile della cybersecurity e un dirigente di Leonardo Spa furono arrestati alla fine del 2020 con l’accusa di aver sottratto gigabyte di dati alla divisione aerostrutture e velivoli. Non è certo che quei segreti siano finiti in mano russe, ma c’è più di un sospetto. Ancora da Napoli transitava anche Alexander Yuryevich Korshunov, un magnate russo formatosi nell’Svr (i servizi segreti russi per l’estero), accusato di spionaggio industriale ai danni di Avio Aero (GE Aviation) con la complicità di un dirigente italiano. Arrestato a Capodichino nel 2019, l’estate successiva l’allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede aveva però deciso di “restituirlo” alla Russia. Stavolta, invece, il governo Draghi vuole vederci chiaro sulle mosse russe: solo pochi giorni fa la Farnesina ha espulso altri 30 diplomatici dell’ambasciata moscovita ed è al lavoro per capire cosa sia realmente avvenuto tra marzo e aprile del 2020 nella fantomatica missione di “aiuti” denominata «Dalla Russia con amore». Fari accesi del Copasir che, l’attenzione resta altissima. 

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