L'allarme di Veronesi: «Un italiano su due si ammalerà di tumore»

L'allarme di Veronesi: «Un italiano su due si ammalerà di tumore»
Venerdì 11 Aprile 2014, 11:49 - Ultimo agg. 11:50
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Se 50 anni fa di cancro si ammalava una persona su 30, oggi un italiano su 3 e nel prossimo futuro sar una su 2. Sar una malattia epidemica. Per affrontare questa che la pi grande sfida che l'umanit si trova di fronte, serve l'alleanza dei mezzi di informazione.



È questo il messaggio che Umberto Veronesi, direttore scientifico dello Ieo (Istituto europeo oncologico) ha voluto lanciare oggi, presso lo Iulm, nell'incontro con i direttori delle principali testate giornalistiche italiane organizzato anche in occasione dei 20 anni dell'istituto.



«Si può vincere la lotta al cancro - continua - se un'informazione corretta sta al fianco delle nostre scoperte e dei nostri messaggi. Se invece l'informazione è debole, contrastante, dà notizie imprecise, è un problema. Il peso non è ormai più solo del medico, ma anche di tutta la popolazione che deve proteggere la propria salute». Altrimenti il rischio è che vi sia un allontanamento tra il mondo della scienza e la popolazione.



«Già gli italiani - rileva - non amano la scienza e sono anche male informati... È fondamentale che i media diano i messaggi corretti sugli stili di vita - prosegue l'oncologo - le visite periodiche e gli esami cui sottoporsi». E su come affrontare il tema della malattia si sono confrontati i direttori di alcune delle più importanti testate giornalistiche.



In particolare, Monica Maggioni, direttore di RaiNews24, ha evidenziato «la responsabilità di fronte a certe notizie come quella in cui l'attrice Angelina Jolie rivelò di essersi fatta asportare e ricostruire i seni per il rischio di sviluppare un tumore alla mammella, per evitare che il giorno dopo ci fosse la fila di donne a imitarla». Mario Calabresi, direttore de La Stampa, parlando del timore di usare la parola cancro sui giornali, ha ricordato che quando intervistò Silvio Berlusconi sul suo tumore alla prostata, «la condizione che pose per rilasciare l'intervista fu che non usassimo in prima pagina la parola cancro, se no le persone lo avrebbero guardato come se fosse a scadenza, come si guardano i denti ai cavalli».




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