Il presidente più discusso e per certi versi più discutibile della Storia americana.
A prescindere dall'esito delle elezioni in programma per il prossimo 3 novembre e indipendentemente dalla morsa di proteste in cui si ritrova schiacciato da due settimane (in realtà da prima ancora di giurare), tutt'altro che una parentesi mostruosa e comunque voce di un'America diversa, lontana dalle narrazioni delle grandi metropoli democratiche, come New York o Los Angeles.
Centottantotto centimetri per un peso che oscilla tra i 105 e i 115 chili. Tecnicamente sulla linea dell’obesità, ma in perfetta salute. Donald Trump è un omone che, quando entra in una stanza, ne stravolge la scena e l’atmosfera. Con l’architettura dei suoi capelli, colorati di un arancione finto. Con il suo tono di voce roboante, esagerato e fuori luogo in qualsiasi contesto. Con la sua stretta di mano vigorosa ed eccessiva, studiata ad arte per destabilizzare la controparte. Una sorta di gigante più o meno volontariamente costruito e impostato per costringere tutti quanti gli altri ad arretrare.
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Astemio convinto e fiero da sempre, beve litri di Coca-Cola Zero e mangia almeno due hamburger al giorno.
L’incarnazione del suo stesso motto, che celebra in coincidenza con il compleanno della bandiera a stelle e strisce:
“America First”.
