Reporter Senza Frontiere su Cina e coronavirus: «Una stampa libera avrebbe potuto salvare il mondo»

Reporter Senza Frontiere su Cina e coronavirus: «Una stampa libera avrebbe potuto salvare il mondo»
di Luca Marfé
Martedì 21 Aprile 2020, 18:34 - Ultimo agg. 18:57
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Un grido a metà tra dolore e rabbia.

È quello di Reporter Senza Frontiere, l’organizzazione non governativa basata a Parigi che opera a tutela dei giornalisti e del giornalismo.

«Una stampa libera avrebbe potuto salvare il mondo dalla catastrofe coronavirus».

I “cani da guardia della democrazia” puntano il dito dritto contro la Cina e in particolare contro il presidente Xi Jinping.

E così, in un lungo dialogo con Cnn Business, il j’accuse della direttrice UK Rebecca Vincent si fa ancora più articolato:

«Se Pechino non avesse insabbiato e addirittura censurato la copertura mediatica di quanto stava avvenendo a Wuhan, la Comunità Internazionale avrebbe potuto prepararsi meglio e per tempo alla diffusione del virus, evitando che il contagio divenisse pandemia».

Con tanto di chiosa drammatica:

«Le conseguenze di un tale soffocamento sono di fatto e oggettivamente mortali».

Dalla teoria alla pratica, dunque. Una sorta di plateale dimostrazione di quanto importante e soprattutto concreta sia la necessità di una stampa libera.


Una libertà sempre più minacciata dalle figure dispotiche che dominano certi tratti dello scenario mondiale.

Non solo Oriente, infatti.
Con una riflessione più vasta incentrata su tutte quelle figure forti che, quasi approfittando dell’emergenza, mal celano l’ambizione di un giro di vite nei confronti di qualsiasi forma di critica.

In cima alla lista, Viktor Orbán in Ungheria e lo stesso Donald Trump negli Stati Uniti.

Una battaglia, quella del giornalismo, che, se persa, significa la sconfitta di tutti.

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