La legge e l’ordine contro l’empatia e la tolleranza.
Donald Trump e Joe Biden sono ciascuno il ritratto perfetto della “propria” America. Di una destra e di una sinistra mai così tradizionali come lo sono di nuovo oggi, avvolte dalle fiamme della doppia apocalisse coronavirus e proteste.
Il presidente ostenta la Bibbia, strizza l’occhio ai conservatori e con parole durissime si schiera in maniera netta al fianco della polizia, minacciando addirittura di muovere l’esercito.
L’aspirante presidente ostenta invece il cuore, si rivolge ai riformisti e con toni pacati quasi si infila nei panni dei manifestanti, promettendo persino di pagargli gli avvocati.
I sondaggi danno ragione a Biden, e di percentuali che tagliano il traguardo della doppia cifra (10 punti, 53 contro 43%, secondo le ultime rilevazioni Washington Post - Abc News, ndr).
I dati però fanno riferimento al periodo precedente alla morte di George Floyd che ha dunque più a che vedere con la gestione della pandemia Covid-19 che non con lo scontro frontale tra razzismo e antirazzismo.
Come abbondantemente dimostrato dall’esperienza Hillary Clinton, inoltre, certe statistiche vanno prese comunque per ciò che sono: mere statistiche, appunto.
Tornando all’oggi, ora non resta che capire in che direzione guardano gli americani.
Se in quella di un leader severo che strilla legalità.
O se in quella di un nuovo padre della nazione che sussurra unità.
Certo è che le immagini delle devastazioni e dei saccheggi che arrivano dalle principali metropoli a stelle e strisce (a guida democratica, peraltro) non aiutano il fronte delle proteste e anzi lo inquinano con elementi sbagliati che con la crociata giusta dell’antirazzismo non c’entrano assolutamente nulla.
Razzie, in definitiva “banali” furti, che cozzano con tutti i princìpi fondanti degli Stati Uniti, ovvero libertà, sicurezza e tutela della proprietà privata.
Un caos che, quasi naturalmente, rischia di favorire la necessità di un irrigidimento che in America ha un nome e un cognome: Donald Trump.