Damasco, Israele attacca il consolato d’Iran: «Era in corso un vertice jihadista». Teheran replica: la nostra reazione sarà dura

Alto il rischio di escalation con Hezbollah pronto a difendere l’alleato iraniano:

Damasco, Israele attacca il consolato d’Iran: «Era in corso un vertice jihadista». Teheran replica: la nostra reazione sarà dura
di Marco Ventura
Lunedì 1 Aprile 2024, 23:37 - Ultimo agg. 2 Aprile, 07:11
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I sei missili lanciati da modernissimi caccia F-35 israeliani colpiscono nel pomeriggio il consolato iraniano a Damasco, nel distretto di Mezzeh della capitale siriana, e sventrano i due piani dell’edificio contigui alla residenza dell’ambasciatore dell’Iran in Siria, Hossein Akbari.

Un attacco chirurgico, che scatta mentre è in corso un vertice segreto tra funzionari dell’intelligence iraniana e militanti palestinesi e a cui partecipano anche i leader della Jihad islamica.

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Il blitz, secondo le prime ricostruzioni, uccide otto persone, tra cui l’ottantenne capo della forza Quds, l’élite d’intelligence delle guardie rivoluzionarie iraniane in Siria e Libano, già rappresentante dell’Ayatollah Khamenei in Libano, generale Mohammad Reza Zahedi, insieme al vice, Mohammad Hadi Rahimi, e al numero 1 dei pasdaran in Siria e Libano, Hussein Amir Allah.

Zahedi comandava 4mila pasdaran impegnati a sostenere l’esercito del presidente siriano Bashar Al Assad, ed era anche la testa di ponte tra il suo Paese e Hezbollah, permettendo al movimento libanese di ricevere le armi da Teheran. L’ambasciatore Akbari assiste alla distruzione dalla sua finestra e resta illeso insieme a tutta la famiglia.


L’OPERAZIONE
Emerge in Israele che gli israeliani, per quanto non si siano fatti scrupolo di colpire una struttura diplomatica, prima di entrare in azione hanno aspettato che il console iraniano si allontanasse, lasciando soli i militari. Ferite le guardie siriane davanti alla struttura. Si tratta del raid più eclatante per i suoi obiettivi da parte israeliana in Siria, dopo che lo scorso dicembre era stato ucciso in un attacco aereo a Damasco un altro generale delle guardie rivoluzionarie, Razi Mousavi, e dopo gli ultimi tre giorni in cui i raid israeliani avevano provocato 53 morti in Siria, inclusi 38 soldati e 7 membri di Hezbollah, l’organizzazione sostenuta dall’Iran. Poche ore prima dell’attacco, un drone lanciato dalle milizie filo-iraniane aveva colpito una base navale israeliana nella città meridionale di Eilat, sul Mar Rosso, danneggiando un hangar. «Siria e Libano sono diventate un’estensione del campo di battaglia», commenta con la France Press il direttore dell’Istituto per le analisi militari del Vicino Oriente e del Golfo, Riad Kahwaji. «Gli aerei israeliani hanno martellato obiettivi quasi ogni giorno in entrambi i Paesi, in un grande sforzo per distruggere le infrastrutture militari di Hezbollah». 

 


LA REAZIONE
Il generale ucciso era stato a capo della forza Quds in Libano e Siria fino al 2016. L’ambasciatore iraniano a Damasco, Akbari, promette «una risposta dura» e il ministero degli Esteri di Teheran sollecita una «iniziativa internazionale contro la violazione israeliana». Israele, seguendo la prassi, non conferma, non smentisce, e non commenta. Intanto circolano sul web le immagini dell’edificio crollato, del fumo, delle macchine bruciate. L’agenzia siriana Sana fa sapere che inutilmente la contraerea ha cercato di fermare i caccia di Tel Aviv, intercettando qualche missile. Il ministro della Difesa di Damasco, Faisal Mekdad, è andato sul posto e ha condannato il «vergognoso attacco terroristico che aveva come bersaglio l’edificio del consolato iraniano e ha ucciso molte persone innocenti». Una chiave di lettura arriva da un dispaccio dell’agenzia russa Tass, che senza fare riferimento al raid riporta le parole di un professore della Hebrew University di Gerusalemme, Vladimir Mesamed, che sottolinea come Israele possa essere costretta a «reagire a suo modo se la comunità mondiale non fa nulla per prevenire che l’Iran riesca a dotarsi dell’arma nucleare. Il che significa che potrebbero esserci sviluppi molto seri sul fronte militare». E lo stesso presidente Biden ha ribadito di recente che non consentirà mai all’Iran di diventare una potenza militare nucleare. 
 

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