Gilet gialli, donne in campo ed è caccia al campione di boxe

Gilet gialli, donne in campo ed è caccia al campione di boxe
di Francesca Pierantozzi
Lunedì 7 Gennaio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 13:05
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PARIGI - I guanti sono da sci, ma il gancio è quello di un pugile: parte contro il gendarme che si protegge con lo scudo antisommossa e col casco. Destro, sinistro, destro. Il gendarme vacilla, arretra. Il pugile sembra una montagna, il poliziotto sembra piccolo e fragile, nonostante le armi. Poco dopo, è a calci che il pugile cerca di finire un altro agente rannicchiato per terra, a due passi dall'Assemblée Nationale. Christophe Dettinger, 37 anni campione di Francia nel 2007 categoria pesi massimi leggeri è diventato il simbolo della rivolta sempre più dura dei Gilets jaunes. Anche se non indossava nessun gilet sabato mentre picchiava e tirava di destro e di sinistro sul ponte pedonale sulla Senna Sédar Senghor, teatro degli scontri più violenti dell'Ottavo Atto della rivolta gialla. Il ministro dell'Interno Castaner e anche le forze di polizia hanno twittato le foto di Dettinger assicurando che giustizia sarà fatta, anche se fino a ieri sera l'uomo non era stato ancora fermato.

Sui social, il pugile soprannominato lo zingaro di Massy, perché di famiglia gitana - è diventato una specie di eroe: il gigante buono che sfida la polizia. Ma per le autorità è soltanto il simbolo di un movimento che non riesce ad arginare la deriva violenta. I Gilets jaunes ribattono che la violenza non è da una parte sola, e hanno risposto con un altro video, questa volta girato a Tolone, in cui il comandante Didier Andrieux è ripreso mentre picchia prima un manifestante già fermato da due suoi colleghi, poi di un altro ragazzo col gilet giallo, anche lui già arrestato. Il comandante ha invitato a rimettere le immagini «nel contesto» e ha spiegato che il primo fermato («un pluricondannato che non ha niente a che vedere con il movimento dei gilet gialli») aveva in mano dei cocci di bottiglia, e che il secondo stava organizzando l'incendio di una barricata.
 
Sulla violenza del movimento, sulla difficoltà di separare chi protesta da chi incendia, la Francia e la politica si dividono. L'altra sera il leader della sinistra radicale della France Insoumise Jean-Luc Mélenchon ha denunciato la politica a suo parere repressiva del governo via twitter: «Battaglia corpo a corpo sui ponti di Parigi. E' un potere repubblicano quello che dà tali ordini?». Immediata la reazione del governo, che ha denunciato (anche via il sottosegretario all'economia digitale Mahjoubi), critiche «vigliacche».

Il movimento ha reagito subito ieri organizzando un'altra protesta, questa volta soprattutto femminile: le donne in giallo sono scese per le strade delle città di Francia. A Parigi sono state qualche centinaio a bloccare prima la piazza della Bastiglia, poi la République e alla fine l'Opéra, palloncini gialli in mano, cappelli frigi sul capo. «Organizzando questa prima manifestazione di donne, abbiamo voluto aprire un altro canale di comunicazione che non sia quello della violenza, visto che tutto quello che emerge di questo movimento nei media sono gli atti di violenza e si dimentica il fondo del problema» ha spiegato alla France Presse Karen, infermiera di 42 anni di Marsiglia, una delle fondatrici del gruppo Facebook «Femmes gilets jaunes». «Siamo più pacifiche degli uomini e vogliamo protestare in modo pacifico. Siamo molto numerose ai blocchi sulle rotatorie perché più colpite dal lavoro precario» ha fatto eco Sophie Teissier, 40 anni, madre single di due bambini, da due anni e mezzo col sussidio di solidarietà.

Sabato, quando sono stati censiti 50mila Gilets Jaunes in tutto il paese, di cui 3500 a Parigi e 4600 a Bordeaux, ci sono stati 35 fermi, tra questi otto minorenni. Pochi i feriti, compresi i due gendarmi presi a pugni e calci dal pugile. Ieri anche la Federazione francese di boxe ha preso le distanze dal fatto, denunciando «il comportamento inaccettabile» di un «ex pugile professionista». Il primo sindacato di Polizia, Alliance, chiede ormai «più fermezza contro quelli che attaccano le forze dell'ordine». Il segretario generale Frédéric Lagache ha ripetuto ieri le richieste dei poliziotti: «Creazione di un casellario degli individui violenti durante le manifestazioni cui sarà vietato di partecipare ai cortei (sorta di Daspo delle piazze) e nessuna riduzione di pena per i condannati».

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