Gaza, intrappolati nella Striscia: rischio ondata di profughi. «Aspettiamo la tempesta»

​Oltre 120mila persone hanno lasciato le loro case per fuggire dalle bombe

Gaza, intrappolati nella Striscia: rischio ondata di profughi. «Aspettiamo la tempesta»
Gaza, intrappolati nella Striscia: rischio ondata di profughi. «Aspettiamo la tempesta»
di Raffaele Genah
Martedì 10 Ottobre 2023, 00:12 - Ultimo agg. 11 Ottobre, 08:39
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La sera a Gaza è spettrale. Le poche luci disponibili rischiarano la notte insieme ai traccianti degli aerei, dopo la decisione di Israele di sospendere la fornitura di elettricità carburante ,e del passaggio delle merci, dunque dei rifornimenti militari. L’euforia e i festeggiamenti hanno lasciato il posto alla paura nelle strade deserte e nei palazzi di Gaza City, di Khan Younis, degli altri villaggi compresi nella lingua di terra di 360 chilometri quadrati. Si aspetta la risposta di Israele, di cui già si sono visti i primi effetti. Per ora sono arrivati dal cielo, con i bombardamenti sempre più frequenti e rovinosi, e anche - soprattutto - con i provvedimenti annunciati dal governo israeliano. La stretta è totale si e prepara l’intervento di terra che sarà molto duro.

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IN FUGA

Decine di migliaia di persone - si dice 120 mila - lasciano le loro case e cercano rifugio dove possono. «Sentiamo i colpi e l’odore del fumo e delle bombe ma non sappiamo da dove arrivano», dice al telefono con un giornalista inglese, Abu Amra, uno studente poco più che ventenne. «Abbiamo paura di quello che accadrà dopo».

Il blocco dell’elettricità comporta difficoltà anche per le comunicazioni: «Possiamo usare le carte Internet per poche ore e non riesco a raggiungere amici e parenti per sapere come si stanno muovendo e si muoveranno». In serata l’agenzia turca Anadolu ha reso noto che «ciò che restava della connessione telefonica è stato interrotto in vaste aree della Striscia mentre gli aerei israeliani martellavano la zona». «Fin dal mattino» racconta un’altra voce arrivata dalla Striscia, quella di un giornalista che vive a Gaza City, «la gente, attendendo la tempesta, ha preso d’assalto i supermercati. Hanno fatto rifornimenti di scatolame, verdure, farine». 

L’EMERGENZA

L’ospedale di Gaza è pieno di feriti, quello di Beit Hanun è stato dichiarato fuori servizio dopo i ripetuti raid. Una situazione sanitaria già precaria dunque si aggrava mentre Save the Children aggiorna il bilancio dei bambini morti. Il centro Mazan per i diritti umani protesta: «Questa è una punizione collettiva contro due milioni di palestinesi». Ma nemmeno il terrore della propria gente ferma i terroristi che continuano imperterriti a lanciare razzi verso Israele prendendo di mira nuovamente obbiettivi civili e costringendo la gente dei villaggi di confine, e non solo (le sirene hanno risuonato fino a Gerusalemme), a correre verso i rifugi. E poi le nuove, terribili, minacce: «Colpiremo gli ostaggi ad ogni nuovo bombardamento». Ostaggi incolpevoli usati ancora una volta come scudi umani da un gruppo di tagliagole capace di ogni genere di orrore, che ha poi documentato - compiacendosi - sul proprio canale social. 

IL PIANO

E intanto tutto intorno alla Striscia, lungo i 41 chilometri, i carri armati Merkava e i mezzi blindati si allineano in attesa dell’ordine di attacco di cui Netanyahu ha già informato il principale alleato, il presidente degli Stati Uniti Biden. Sarà un’operazione molto più difficile e delicata di altre volte: Hamas e Israele si sono già combattuti apertamente 4 volte in 15 anni, ma la differenza stavolta la fanno proprio quegli ostaggi che già Hamas annuncia di voler usare a suo modo. E poi c’è da mettere nel conto ciò che i sodali di Hezbollah rivendicano con orgoglio: «L’accumulo di esperienza di combattimento». L’altissima densità abitativa dell’area - seimila persone per chilometro quadrato - è poi un altro elemento con cui i militari israeliani dovranno fare i conti. I terroristi nascondono le loro armi e le rampe mobili di lancio a ridosso di scuole, ospedali, luoghi pubblici. E loro stessi si spostano con grande facilità attraverso una rete sotterranea lunga decine di chilometri, soprannominata la “metro di Gaza” proprio per la sua capillarità. Gallerie molto difficili da intercettare perché spesso l’accesso è possibile direttamente dalle case o dai palazzi. Attraverso quei tunnel passa di tutto. Le dimensioni variano, alcuni tratti sono percorribili solo strisciando, in altri passano ogni settimana decine di auto per lo più rubate in Egitto, e soprattutto i carichi di armi e munizioni che costituiscono un inesauribile arsenale di razzi e missili, che arrivano in gran parte dall’Iran attraverso la Siria. Questi tunnel sono stati bombardati decine di volte e altrettante volte ricostruiti: si è calcolato che ogni chilometro costi circa un milione di dollari. I finanziatori non mancano. Questo è uno dei centri su cui l’Iran cerca di realizzare il proprio obbiettivo di costruire uno Stato islamico palestinese che domini su tutta la regione mediorientale.

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