Chiapperini: «Ucraina, guerra lenta e simbolica. Belgord, un duro colpo»

L'ex capo dei Lagunari: «Ogni conquista serve alla propaganda ma è anche un passaggio strategico»

Luigi Chiapperini
Luigi Chiapperini
di Mariagiovanna Capone
Mercoledì 24 Maggio 2023, 07:43 - Ultimo agg. 19:09
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Una guerra lenta, sfiancante. Con assedi a città stremate che finiscono in mano russo totalmente distrutte nelle infrastrutture e spesso non resta neanche un mattone delle abitazioni civili. Ma Zaporizhzhia, Kharkiv, Bakhmut, Mariupol e le altre cittadine ucraine, quanto sono davvero strategiche e quanto la loro conquista è solo un simbolo? Ne parliamo con il generale di Corpo d'armata in quiescenza Luigi Chiapperini, ex allievo della Nunziatella di Napoli, già pianificatore nel comando Kosovo Force della NATO, e comandante dei contingenti nazionali NATO in Kosovo nel 2001 e ONU in Libano nel 2006 e del contingente multinazionale NATO su base Brigata Garibaldi in Afghanistan tra il 2012 e il 2013, attualmente membro del Centro Studi dell'Esercito e autore dei libri «Il Conflitto in Ucraina» e «Morire per Bakhmut».

Generale, alcune cittadine russe rappresentano una postazione strategica per i russi oppure sono solo un simbolo?
«In una guerra ogni centimetro di terreno può rivestire una certa importanza.

La centrale nucleare di Zaporizhzhia occupata dai russi nella prima fase del conflitto che rimane al centro dell'interesse mondiale, la grande città di Kharkiv che fu solo circondata e mai presa dai russi, Mariupol prima circondata e poi quasi completamente distrutta per poi occuparla e annetterla alla Federazione russa per costruire il corridoio terrestre con la Crimea. Ecco, perché non possono essere considerate solo città simbolo. Dietro ogni combattimento per quelle posizioni c'è una spiegazione operativa».

Questo vale anche per Bakhmut?
«I russi hanno fatto agire per lungo tempo in questa cittadina i mercenari della compagnia di sicurezza Wagner mentre nel resto della linea di contatto, a parte Avdiivka, nei pressi di Donetsk, c'è stato negli ultimi mesi uno stallo e non sono state condotte operazioni decisive. Ci sono voluti ben sette mesi per conquistarla quasi per intero, a costo di decine di migliaia di perdite tra morti e feriti dall'una e dall'altra parte. Un sacrificio perché Bakhmut era uno dei perni di manovra che serviva ai russi per poter poi occupare quella che potrebbe essere in futuro una delle basi di partenza per l'attacco della controffensiva degli ucraini, cioè l'area di Kramatorsk-Sloviansk. Pur avendo conquistato il centro abitato di Bakhmut, i russi hanno però nuovamente perso recentemente le sue periferie a Nord e a Sud, facendola ridiventare quasi inutile per i propri scopi. Quindi era importante ma ora lo è molto meno. Tuttavia la narrazione dall'una e dall'altra parte rendono queste battaglie, proprio come quella per Bakhmut, un'epopea, facendo così assurgere queste località a simboli del valore dei propri soldati. Tutto questo può contribuire infatti, oltre al raggiungimento di obiettivi tattici e strategici, a pompare orgoglio, autostima, spirito di corpo, direi anche furore combattivo nei combattenti».

Nel frattempo gli ucraini non restano fermi, nelle retrovie i russi diventano bersagli.
«Lunedì il cosiddetto Corpo dei volontari russi e quello della Legione della libertà della Russia, reparti di miliziani russi dissidenti, sono penetrati incredibilmente in Russia e sembra che i combattimenti continuino ancora nel distretto di Belgorod a Grayvoron, a Kozink, a Bogun Gorodok e a Glotovo. Si tratta di un'area di confine in territorio russo proprio nei pressi di Kharkiv e Sumy. Le formazioni ucraine si sono trincerate vicino al valico di frontiera e alla periferia meridionale di Kozinka e inoltre controllerebbero parzialmente alcune strade. Allo stesso tempo, ci sarebbe una concentrazione di diverse migliaia di soldati ucraini lungo il confine con la regione di Belgorod. Dato il successo locale ottenuto a Kozinka, è probabile che le formazioni ucraine tentino di destabilizzare la situazione in altre parti del confine per far affluire forze russe distogliendole così dal sud dell'Ucraina dove sono a contatto con i reparti ucraini».

In questo caso mi sembra che per gli ucraini queste città siano strategiche per l'evoluzione del conflitto.
«Non c'è dubbio che queste azioni hanno anche lo scopo di seminare il panico nelle forze armate e screditare le autorità russe».

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Ritornando alle città ucraine, quanto contano dal punto di vista della propaganda russa e cosa diventeranno in futuro?
«La propaganda russa, che ha potuto sfruttare il successo di Bakhmut, ancorché mutilato dalle tantissime perdite e dal fatto che è stato raggiunto da forze mercenarie, deve ora parare il colpo direi quasi mortale di Belgorod. Non aver evitato la penetrazione di forze ostili nel proprio territorio non è proprio positivo. Una cosa è certa: tutte quelle località distrutte dalla furia dei combattimenti saranno per anni un cumulo di macerie e la loro ricostruzione sarà ardua. In Italia, l'Esercito ancora oggi continua la bonifica del territorio da bombe della Seconda guerra mondiale».

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