Israele Hamas, ecco il piano per l'invasione di terra a Gaza: le ruspe prima dei tank. «Entreremo e li distruggeremo»

Il discorso del capo dell’esercito agli ufficiali: «Entreremo e li distruggeremo»

Israele Hamas, ecco il piano per l'invasione di terra a Gaza: le ruspe prima dei tank. «Entreremo e li distruggeremo»
Israele Hamas, ecco il piano per l'invasione di terra a Gaza: le ruspe prima dei tank. ​«Entreremo e li distruggeremo»
di Marco Ventura
Sabato 21 Ottobre 2023, 22:22 - Ultimo agg. 23 Ottobre, 09:16
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«Entreremo a Gaza. Compiremo una missione operativa, professionale, per distruggere i militanti di Hamas, le infrastrutture di Hamas, e terremo bene a mente le immagini, le scene e i morti dello Shabbat di due settimane fa». Herzi Alevi, capo di Stato maggiore delle Forze di difesa israeliane, parla al fronte ai comandanti della Brigata Golani pronti alla battaglia disposti in file sugli spalti di una base militare. Labbra serrate, sguardo duro, contenuto nei gesti. La mano destra sottolinea le parole con l’indice o il pugno. Nessuna enfasi. Alevi, 55 anni, è stato il primo ebreo osservante a capo dell’Intelligence militare, e ha fatto tutte le guerre di Israele dalla prima Intifada in poi. «Gaza è complessa, Gaza è densa, è piena di nemici. Si stanno preparando, e anche noi. Avrete con voi tutte le capacità dell’Idf». L’Idf, l’esercito della Stella di David, ha ammassato i carri armati a poche miglia dalle barriere, pronto a sfondare e cominciare l’azione di terra a Gaza. Gli ufficiali mettono a punto i piani. Accanto ai tank sono allineati i Caterpillar D9R, i Dooby, in ebraico gli “orsacchiotti”, mezzi di sfondamento compatti, micidiali, simili a ruspe cingolate che spazzano via dalle barricate ai fili spinati, dalle mine agli ordigni artigianali stile iraniano, specialmente nei vicoli di Gaza che non hanno vie di fuga. 

L’incursione

All’ondata di “orsacchiotti” seguiranno i carri armati israeliani Merkava, “carrozze”, tra i più potenti al mondo.

Agili, precisi. Gli israeliani sanno che Hamas aspetta l’incursione con tutti i suoi sistemi d’arma donati o acquistati da Iran, Siria e Corea del Nord. A cominciare dai lanciarazzi anticarro, dai mortai e dagli Efp, gli ordigni improvvisati composti da un disco di rame concavo agganciato a una bomba-proiettile ad alta velocità e corto raggio, in grado di penetrare le corazze dei blindati. Tra 2005 e 2011, gli Efp hanno ucciso 196 soldati americani sul totale di 4mila morti in Iraq. L’acronimo sta per “Explosively formed penetrator”. E Israele avrebbe neutralizzato finora solo il 20% dell’arsenale di Hamas. Poi ci sono le mine. E i cecchini, gli sniper, appostati sui tetti. Lo scenario è quello di una guerriglia urbana ad alto rischio di vittime militari e civili con l’incognita, in più, degli almeno 210 ostaggi catturati nei raid del 7 ottobre. Molti potrebbero trovarsi nella cosiddetta “metropolitana di Gaza”, la rete di centinaia di chilometri di tunnel sotterranei che serve da nido e rifugio ai militanti di Hamas, con scorte di viveri e acqua, e ormai anche da prigione per gli “scudi umani” israeliani e occidentali (con doppio passaporto). Hamas può contare sulle munizioni da mortaio 120 mm M48, prodotte in Iran dal 2007 al 2020. Poi sulle mine anticarro Y-M3 su modello cinese Type 72, e sui razzi anti-tank PG-7VR, ispirati a prototipi sovietici. Ovviamente, potranno lanciare i missili a guida automatica Ra’d-T e i razzi Misagh, sovietici i primi e cinesi i secondi. Iraniani, invece, i missili “corti” Fajr-3 e 5, e Zelzal. E non basta. 

 

La battaglia

In alcune parate militari sono apparsi i droni Ababil-2 iraniani e le copie palestinesi, gli Shahab. Infine, i fucili di precisione dei pasdaran, mitragliatrici cinesi e parapendii Saberin, che nei vicoli serviranno a poco. Il pericolo più grande è rappresentato dalla possibile apertura del secondo fronte, quello libanese con gli Hezbollah sciiti filo-iraniani, con cui anche ieri Israele ha ingaggiato una battaglia a bassa intensità di contro-artiglieria, nel mirino le postazioni al confine tra Libano e Israele. «Oggi siamo nel cuore della battaglia», dice il numero 2 di Hezbollah, lo sceicco Naim Kassem. «Stiamo cercando di indebolire il nemico israeliano e fargli sapere che siamo pronti». 
A suo dire, sarebbero tre le divisioni israeliane impegnate grazie al fuoco di Hezbollah. «Credete che se cercate di schiacciare la resistenza palestinese, altri resistenti nella regione non agiranno?», incalza lo sceicco. Il ministro della Difesa di Israele, Yoav Gallant, prende atto che «Hezbollah ha deciso di unirsi alla battaglia e gli stiamo facendo pagare un prezzo pesante». A missili e razzi risponde l’aviazione: «Le sfide si faranno più grandi, tenetevi pronti», dice Gallant ai soldati. Ma lo stesso presidente Biden preme su Gerusalemme perché eviti di allargare il conflitto.

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