L'ultimo video ha la data del 15 dicembre. MavaChou, la mamma star di YouTube, con quattro figli e 200mila follower, sembra non esserci già più, è tornata Maeva Frossard, ha le occhiaie, i capelli non pettinati: «Non sto tanto bene, ormai dura da circa due anni. È difficile sorridere quando si sta male, sono stanca di dover giustificare, tutto qui» sussurra. Poi silenzio, niente più post, video, like o cuoricini. Una settimana dopo, il 22 dicembre, è sempre via social, facebook questa volta, che è arrivata la notizia della morte. Lo ha annunciato sul suo profilo la sua migliore amica, «con l'accordo della famiglia»: «Non cercate di saperne di più, rispettate i suoi cari». Maeva si è suicidata, stritolata da una macchina che non è riuscita più a controllare, da un gioco che era diventato il suo lavoro, che ha finito per coincidere con la vita reale. Non era preparata all'assalto del mondo, nella sua casa a Batilly, nella Meurthe-et-Moselle, nella Francia orientale verso il confine con la Germania, e poi nei Vosgi, in una campagna ancora più deserta.
La procura ha aperto un'inchiesta per molestie morali che hanno portato al suicidio.
Nel 2017 partecipa a una popolare trasmissione tv: è la consacrazione, ma anche la fine del gioco. Esplodono follower, abbonati e amici, ma precipita la benevolenza dei commenti: il pubblico comincia a prendere in giro la loro vita di provincia, i video amatoriali senza glamour, quella che veniva premiata come vita genuina e semplice, adesso viene punita come l'esistenza volgare e risibile di una coppia senza titoli di studio. Lui è armato per resistere, Maeva no. All'inizio del 2020 si separano, e i panni sporchi vengono lavati in pubblico. Si formano opposte fazioni, molti sono contro di lei. Attaccano la moglie, la mamma. Telefonate anonime arrivano alla scuola dei bambini. Poi cominciano le foto: la casa di lei, una macchina parcheggiata davanti al portone additata come quella dell'amante. Si scatenano quando l'ex marito Adrien, insinua, sempre via post, che ha dovuto prendere i bambini con sé perché a casa della mamma «succedono cose brutte». Oggi c'è chi ha fatto ammenda, come Audrey, 45 anni, che con il Parisien ha ammesso: «Riconosco di aver lasciato dei messaggi che hanno potuto ferire. E anche giudizi che non avrei dovuto permettermi, sull'educazione dei figli, per esempio. Non mi rendevo conto che dietro quei profili, c'erano persone vere». Ma la maggior parte dei follower sono spariti, cancellati i profili, i commenti, l'odio. Solo i like e i cuoricini sono rimasti.