Regeni, la mail anonima: ecco chi lo ha ucciso

Regeni, la mail anonima: ecco chi lo ha ucciso
Mercoledì 6 Aprile 2016, 09:29 - Ultimo agg. 11:38
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Un anonimo che si dice della polizia segreta egiziana scrive da qualche giorno a Repubblica accusando i vertici egiziani e svelando dettagli delle torture inflitte a Giulio Regeni mai resi pubblici, conosciuti solo dagli inquirenti italiani. Lo riporta oggi lo stesso quotidiano, spiegando che le sue mail sono state acquisite dalla Procura di Roma. Ambienti giudiziari di Roma, tuttavia, sottolineano che «si tratta di un anonimo, uno dei tanti, in casi come questi di forte risonanza mediatica». E che le sue mail «non hanno nessuna rilevanza giudiziaria». Per chi indaga, inoltre, le mail scritte da un anonimo contengono una «molteplicità di imprecisioni nella ricostruzione dei fatti e soprattutto in riferimento agli esami autoptici». In sostanza la mail pubblicata «non verrà presa neanche in considerazione» dagli inquirenti così come stabilisce «la procedura penale italiana».​

«L'ordine di sequestrare Giulio Regeni - scrive l'anonimo - è stato impartito dal generale Khaled Shalabi, capo della Polizia criminale e del Dipartimento investigativo di Giza. Fu Shalabi, prima del sequestro, a mettere sotto controllo la casa e i movimenti di Regeni e a chiedere di perquisire il suo appartamento insieme ad ufficiali della Sicurezza nazionale. Fu Shalabi, il 25 gennaio, subito dopo il sequestro, a trattenere Regeni nella sede del distretto di sicurezza di Giza per 24 ore».

Nella caserma di Giza, Giulio «viene privato del cellulare e dei documenti e, di fronte al rifiuto di rispondere ad alcuna domanda in assenza di un traduttore e di un rappresentante dell'Ambasciata italiana», viene pestato una prima volta. Chi lo interroga «vuole conoscere la rete dei suoi contatti con i leader dei lavoratori egiziani e quali iniziative stessero preparando». Quindi tra il 26 e il 27 gennaio «per ordine del ministro dell'Interno Magdy Abdel Ghaffar» viene trasferito «in una sede della Sicurezza nazionale a Nasr City».

Tre giorni di torture non vincono la resistenza di Giulio e allora - ricostruisce l'anonimo nel testo pubblicato da Repubblica online - il ministro dell'Interno decide di investire della questione «il consigliere del presidente, il generale Ahmad Jamal ad-Din, che, informato Al Sisi, dispone l'ordine di trasferimento dello studente in una sede dei Servizi segreti militari a Nasr City perchè venga interrogato da loro». Seguono torture sempre più volente - racconta la fonte -, fino alla morte di Giulio. «Viene messo in una cella frigorifera dell'ospedale militare di Kobri al Qubba, sotto stretta sorveglianza e in attesa che si decida che farne.

La decisione viene presa in una riunione tra Al Sisi, il ministro dell'Interno, i capi dei due servizi segreti, il capo di gabinetto della Presidenza e la consigliera per la Sicurezza nazionale Fayza Abu al Naja». «Nella riunione - conclude la mail - venne deciso di far apparire la questione come un reato a scopo di rapina a sfondo omosessuale e di gettare il corpo sul ciglio di una strada denudandone la parte inferiore. Il corpo fu quindi trasferito di notte dall'ospedale militare di Kobri a bordo di un'ambulanza scortata dai Servizi segreti e lasciato lungo la strada Cairo-Alessandria». 


 

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