L’ultima telefonata di Hind trovata morta a sei anni: «Ho paura, salvatemi»

La sua testimonianza, il simbolo del conflitto

La strage di Gaza
La strage di Gaza
di Francesca Pierantozzi
Domenica 11 Febbraio 2024, 01:52 - Ultimo agg. 15:45
4 Minuti di Lettura

Le ultime parole di Yusuf Zeino e Ahmed al-Mahdoun, i due soccorritori a bordo dell’ambulanza della Mezzaluna Rossa Palestinese, sono state: «Ci siamo, vediamo la macchina, vediamo la bambina». Poi più niente. Era la sera del 29 gennaio. L’ambulanza ridotta a un ammasso di lamiere con dentro i corpi calcinati dei due soccorritori è stata ritrovata ieri, a pochi metri dalla Kia Picanto nera crivellata di colpi tra le macerie di un distributore di Tel al-Hawa, quartiere che non esiste più di Gaza City: dentro l’auto sei morti, tra questi la piccola Hind. Era lei la bambina che cercavano e volevano salvare i due soccorritori, era Hind che cercavano tutti dal 29 gennaio mattina, quando il suo grido di aiuto dentro a un telefono cellulare strappato dalle mani del cugino Layan Hamadeh, morto come gli altri tre cugini e gli zii sui sedili della Kia, aveva fatto il giro del mondo. La voce di Hind era stata registrata come tutte le chiamate al numero di emergenza della mezzaluna Rossa: «Venitemi a prendere, ho tanta paura». Ma nessuno è riuscito a venirla a prendere in tempo.

Solo ieri mattina la famiglia e i soccorritori sono riusciti a entrare a Tel al-Hawa.

All’alba si sono ritirati i carri israeliani, alle 9 sono arrivati vicino al distributore. Hanno mostrato le immagini dell’ambulanza e dell’auto. «Siamo potuti entrare dopo il ritiro dei mezzi israeliani» ha fatto sapere con un comunicato la Mezzaluna Rossa Palestinese (Prcs). Da parte israeliana fino a ieri nessun commento. Le forze di Tsahal hanno negato in questi giorni di aver colpito civili in quella zona di Tel al-Hawa.

Per i soccorritori palestinesi, nessun dubbio: gli hanno sparato «deliberatamente». «Hind e tutti quelli che si trovavano nell’auto sono stati ammazzati», ha detto il nonno della bambina, Baha Hamada. Anche lui aveva potuto parlare con la nipote quel 29 gennaio: «Era terrorizzata, era ferita alla schiena, a una mano e a un piede». Hind era riuscita a chiamare anche la mamma, Wissam Hamada.

Con gli altri figli, Wissam era partita a piedi per fuggire dalle bombe. Loro ce l’hanno fatta. «Al telefono Hind mi diceva che era ferita, che aveva fame, che era buio, sono state le sue ultime parole», ha raccontato Wissam, che ha atteso la figlia invano in questi giorni in un ospedale di Gaza: «A ogni ambulanza che arrivava, speravo di vederla scendere, speravo che me l’avessero riportata». Il 3 febbraio Wissam aveva rivolto un appello «al mondo intero»: «Riportatemela, se non è morta per le ferite, morirà di fame. È solo una bambina, non è possibile che subisca tutto questo». Non sono state rivelate le cause esatte della morte di Hind, né a quando si possa far risalire il decesso.

Ogni comunicazione con lei si era interrotta a metà giornata del 29 gennaio. A chiamare per primo i soccorsi era stato il cugino Layan, dalla macchina, probabilmente con i corpi dei genitori e degli altri fratelli vicino, solo Hind ancora viva con lui. «Ci sparano addosso, c’è un carro proprio qui accanto - aveva detto il ragazzo alla centralista dell’organizzazione umanitaria - Siamo dentro la macchina». Poi Layan aveva smesso di parlare. Dopo è rimasta solo Hind a chiedere aiuto. La centralista ha mantenuto la connessione per circa tre ore, promettendo alla piccola che qualcuno sarebbe arrivato presto a prenderla. Il portavoce della Mezzaluna Rossa Palestinese, Nibal Farsakh ha spiegato di aver ricevuto il 29 gennaio il via libera dagli israeliani per inviare un mezzo di soccorso in quella zona, anche se c’era un operazione militare in corso.

«Hind è stata uccisa dalle forze di occupazione con tutti quelli che si trovavano in auto con lei», ha scritto Hamas in un comunicato, chiedendo «alle istituzioni che si occupano della difesa dei diritti umani delle Nazioni Unite di aprire un’inchiesta su questo crimine odioso». Secondo la direzione dell’organizzione umanitaria, le forze israeliane «hanno volontariamente sparato contro l’ambulanza», nonostante questa fosse stata regolarmente autorizzata a intervenire. «Dovrete rispondere a qualcuno per questo - ha detto la madre di Hind ieri, citando tra gli altri il presidente americano Biden e il premier israeliano Netanyahu - Qualcuno dovrà dire come è stato possibile che una bambina di sei anni abbia chiesto aiuto, e che nessuno sia riuscito a salvarla».

© RIPRODUZIONE RISERVATA