Russia, in migliaia «al buio e senza riscaldamento». Monta la protesta contro Putin: «Stanzia fondi solo per la guerra»

In 150mila sono rimasti al gelo a -30 gradi. A due mesi dalle presidenziali si moltiplicano i casi in tutta la Russia. Colpa di infrastrutture datate e dalla mancanza di finanziamenti dimezzati per far fronte allo sforzo bellico

Russia, in migliaia «al buio e senza riscaldamento». Monta la protesta contro Putin: «Stanzia fondi solo per la guerra»
Domenica 21 Gennaio 2024, 14:07 - Ultimo agg. 22 Gennaio, 08:50
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Infreddoliti vivono rannicchiati attorno a un fuoco in strada per scaldarsi a una temperatura di -25°C. E' la situazione in cui si trovano oltre 150mila di russi, che stanno cercando di sopravvivere senza riscaldamento durante un inverno gelido che sta distruggendo le già fragili infrastrutture dell’era sovietica del paese. Colpa di Putin che sta dando priorità al suo esercito rispetto alle richieste dei civili, che ha approvato un massiccio aumento dei finanziamenti militari e ha sequestrato tutto, dai centri commerciali alle panetterie, per produrre armi per lo sforzo bellico in Ucraina.

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La situazione

Le tubature dell’acqua calda stanno scoppiando, l’elettricità viene a mancare e i termosifoni si stanno congelando in tutta la Russia, innescando proteste della gente locale arrabbiata che ha accusato i funzionari di incompetenza due mesi prima delle elezioni presidenziali. Nei video pubblicati questa settimana da Nizhny Novgorod, 220 chilometri a est di Mosca, i residenti stavano evacuando appartamenti inondati da acqua bollente e fumante. «L'appartamento è completamente distrutto e  inabitabile», ha detto un uomo mentre filmava l’acqua che scorreva attraverso il soffitto. Mercoledì a Novosibirsk, in Siberia, un grosso tubo è scoppiato, proiettando in aria un getto di acqua bollente che ha bruciato 13 persone e ha lasciato interi condomini senza riscaldamento durante uno degli inverni più freddi della Russia da decenni.

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La protesta

Una residente di Novosibirsk ha detto di essere turbata ma non sorpresa. «Naturalmente la gente è arrabbiata.

Sono al freddo, con i bambini, dall’11 gennaio», ha detto, rifiutandosi di dare il suo nome. «Non sono affatto sorpreso. Sarebbe successo prima o poi perché i tubi che sono scoppiati furono posati nel 1963». I funzionari municipali hanno ammesso che il tubo scoppiato a Novosibirsk è stato posato nel 1963 e riparato l'ultima volta nel 1990, un anno prima del crollo dell'Unione Sovietica. A Khimki, un sobborgo di Mosca, i residenti infreddoliti hanno iniziato a rannicchiarsi attorno a un fuoco in strada per riscaldarsi a una temperatura di -25°C. «Non abbiamo riscaldamento dal 2 gennaio. Le autorità sono consapevoli del problema», ha detto una donna in un video in cui diverse persone tenevano in mano cartelli di "SOS". «Per favore aiutateci, siamo disperati».

L'analisi

Gli attivisti hanno affermato che il cronico sottofinanziamento ha minato le infrastrutture civili in Russia. I sistemi di acqua calda controllati centralmente in Russia sono stati costruiti in Unione Sovietica e lottano con sbalzi di temperatura estremi, che quest’anno sono stati duri. Secondo gli analisti, con le elezioni di metà marzo, questi fallimenti minano il messaggio del Cremlino secondo cui Vladimir Putin è il leader duro e competente di cui i russi comuni hanno bisogno, anche se ha comunque la garanzia di vincere. «Le emergenze di riscaldamento in Russia, il risultato di investimenti insufficienti a lungo termine nelle infrastrutture dei servizi pubblici, complicano questa situazione», ha affermato Ben Noble, assistente professore di Politica russa presso l’UCL. 

I finanziamenti militari

Putin ha dato priorità al suo esercito rispetto alle richieste civili, approvando un massiccio aumento dei finanziamenti militari. Ma la frattura delle infrastrutture non è l’unico problema interno che Putin deve affrontare. Sebbene le proteste siano di fatto vietate, nel Bashkortostan, una regione con una grande popolazione musulmana che si trova a sud dei Monti Urali, sono aumentate le manifestazioni contrarie alla mobilitazione. Anche le persone in Daghestan, nel sud della Russia sul Mar Caspio, protestano dall’estate per il fallimento delle infrastrutture e le mogli e le madri degli uomini mobilitati hanno fatto una campagna per il ritorno dei loro uomini dal fronte in Ucraina.

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