Ucraina, Ludmila Ulitskaya: «Mosca soffoca le voci libere, molti fuggono per vergogna»

Ucraina, Ludmila Ulitskaya: «Mosca soffoca le voci libere, molti fuggono per vergogna»
di Ugo Cundari
Domenica 6 Marzo 2022, 09:21 - Ultimo agg. 12:58
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Non ha paura di parlare, di usare parole dure nei confronti di Putin, di far sentire la sua voce libera, quella di una donna che, con le risposte che dà in questa intervista, può rischiare molti anni di carcere e ritorsioni più dure di quelle che ha subito fino ad oggi. Lei, Ludmila Ulitskaya, nata negli Urali nel 1943, è una pluripremiata scrittrice russa dissidente. Vive a Mosca, il che la mette ancora di più in pericolo. Già è stata aggredita da nazionalisti russi, e ogni volta che se n'è presentata l'occasione ha denunciato le gravi colpe di Putin e del sistema politico che ha messo in piedi. Tra gli affronti più gravi fatti all'ultimo zar russo c'è la sua partecipazione, otto anni fa, a un congresso sul dialogo tra Russia e Ucraina tenutosi a Kiev, in cui òa scrittrice già criticò la politica putiniana nei confronti dell'Ucraina. I suoi romanzi sono tradotti in oltre venti paesi, in Italia i suoi lavori sono pubblicati da La nave di Teseo. Tra le sue opere ricordiamo i romanzi «Sinceramente vostro, urik» e «Il dono del dottor Kukockij», la raccolta di racconti «Tra corpo e anima».

Cosa ha provato quando è iniziata la guerra, Ulitskaya?
«Dolore, vergogna e paura.

Non ho altri sentimenti. Dolore, perché stanno morendo i nostri figli. Figli dei russi, figli degli ucraini, stanno morendo i ragazzi ceceni mandati da Kadyrov, la guerra scatenata da criminali sta annientando tutto e tutti. Vergogna, perché è la Russia l'aggressore. Paura, perché ci saranno innumerevoli vite umane perse».

I russi appoggiano Putin?
«Sì, e sono molti. La sua avventura folle gode di una certa popolarità nel Paese. Tra i miei conoscenti però non c'è nessuno che sostenga la guerra. Nella mia cerchia non conosco nessuno che appoggi Putin».

Con quali parole bisognerebbe rivolgersi alla gente favorevole alla guerra?
«Sarebbe necessario dire che è al futuro dei loro figli che dovrebbero pensare. E lo dico da chi in famiglia ha sofferto traumi pesanti durante l'epoca di Stalin. Ambedue i miei nonni sono stati arrestati e deportati nei lager».

Cosa può fare l'Occidente?
«Ha già applicato le sanzioni, spero che possano bastare ma dubito, probabilmente l'Occidente sarà costretto a fare di più. Avevo tanti amici in Ucraina, ma tutti loro hanno abbandonato il Paese e ormai vivono all'estero. A chi è rimasto dico: coraggio e perseveranza».

Che cosa può fare una scrittrice, un intellettuale, per fermare la carneficina?
«Quelli che detengono il potere in Russia non si sono mai interessati dell'opinione delle personalità della cultura. Tanti scrittori hanno abbandonato la Russia per evitare di vivere nella vergogna. Alcuni firmano appelli di protesta e, per queste loro posizioni, finiscono sotto processo, fermati, incarcerati. Non ho idea di come andrà a finire, nel senso che le ritorsioni nei confronti dei dissidenti, di chi la pensa in maniera diversa, possono diventare ancora più dure. Di sicuro le voci libere degli intellettuali non sono ascoltate».

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Ha paura di Putin?
«Come si può non volere evitare un cane che ha contratto la rabbia? Il cane rabbioso che corre per le strade di una città, naturalmente, va temuto, è una minaccia per tutti. Putin è capace di qualsiasi cosa, anche di scatenare la Terza guerra mondiale».

Detto da lei, grande conoscitrice di uomini, come quelli che ritrae nei suoi romanzi, fa paura. Come riesce a cogliere la vera natura degli esseri umani?
«Prima di diventare scrittrice sono stata una scienziata. Studiosa di genetica. Questi due mestieri hanno tanto in comune. All'inizio mi sono occupata del lato biologico degli umani, e in seguito, del lato psicologico. Sono una privilegiata, padroneggio un duplice punto di vista sulla vita».

La sua scrittura è profonda, limpida, arriva direttamente al cuore degli uomini e degli avvenimenti partendo dalla quotidianità.
«Ho imparato tanto dal Decameron di Boccaccio, genio capace di raccontare storie banali in un modo che ogni aneddoto diventa profondo e brillante. Il Decameron, tra le mie letture preferite, in questo senso è un meraviglioso modello per gli scrittori in erba, quelli che stanno iniziando la loro vita professionale».

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