Russia, la docente Dubrovina: «Putin sopprime il dissenso neppure l'Urss arrivò a tanto»

Russia, la docente Dubrovina: «Putin sopprime il dissenso neppure l'Urss arrivò a tanto»
di Ugo Cundari
Mercoledì 9 Marzo 2022, 12:04 - Ultimo agg. 13:18
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Docente di storia della Russia e della sua cultura tra l'università di Padova e quella di Milano, Olga Dubrovina ha lasciato molti anni fa la sua amata Mosca per venire in Italia. Si occupa in particolare della diplomazia culturale sovietica nel periodo tra le due guerre, dei rapporti italo-sovietici, dell'emigrazione russa in Italia e Francia, delle immagini dell'Urss in Occidente e della storia delle donne russe. Tra le sue ultime curatele «Battaglie in Russia: Don e Stalingrado 75 anni dopo» (Unicopli). Non risponde subito alle domande di questa intervista. Deve prendersi un po' di tempo. Dice, poi, quando è pronta: «Dovevo darmi il tempo di dominare l'emotività per essere lucida». Ogni parola è soppesata. Il motivo è semplice: «Sono cittadina russa e ho ancora tutta la mia famiglia a Mosca, con questa nuova legge sulle fake news potrebbero colpire me e anche loro».

Come si spiega il conflitto con l'Ucraina, professoressa Dubrovina?
«Ammetto che, da russa e da storica, non avrei mai pensato che la Russia potesse attaccare per prima. Storicamente è successo solo un paio di volte, e più di 150 anni fa. È una guerra sbagliata, insensata. Io non la capisco e ai miei studenti non so in che modo spiegarla».

Perché?
«I russi hanno sempre condannato il nazionalismo, un fenomeno nato negli ultimi anni.

Nell'Unione sovietica per settant'anni è stata promossa la pacifica convivenza tra tutte le diverse etnie. Russi e ucraini non si sono mai odiati, anzi, molti ucraini facevano parte della classe dirigente sovietica. È dal 2014 che la propaganda putiniana attraverso le televisioni di Stato, in cui nessuno può esprimere dissenso ai monologhi di Putin, ha lanciato la campagna anti-ucraina preparando l'opinione pubblica al conflitto e spingendo a provare odio contro altri popoli, manipolando le informazioni perché i russi detestassero i fratelli ucraini. Queste trasmissioni hanno un forte grado di aggressività e sono molto seguite dalla generazione dei cinquantenni. I più anziani rimpiangono l'Unione sovietica e i suoi valori».

E i ragazzi?
«Molti di loro non guardano la televisione, infatti sono stati i primi a scappare, in migliaia, per vivere in Georgia o in Armenia, lontano dalla Russia. Chi non può partire ed è rimasto, ha paura di manifestare, come in Occidente di solito si fa, e sceglie sempre di più altre forme».

Per esempio?
«Quelle simboliche, come la bandiera della pace esposta nei parchi giochi dei bambini o le scritte con il gessetto sull'asfalto: no alla guerra. E poi ci sono i ragazzi e le ragazze nella metro, non solo di Mosca, che cantano canzoni russe che inneggiano alla pace e all'amicizia tra i popoli».

Le sanzioni economiche bastano come reazione dell'Occidente?
«Sul breve periodo hanno colpito le grandi aziende e gli oligarchi, che non sono numerosi, ma con il passare dei giorni colpiscono anche la classe media e i meno abbienti. Aumenteranno i prezzi dei prodotti alimentari, che saranno razionati. Già ci sono problemi di rifornimento di farmaci, e questo effetto delle sanzioni riguarda tutti, non fa distinzione di classe sociale. E poi non è detto che le sanzioni indeboliranno Putin, è possibile che anzi uniranno il Paese intorno al suo presidente. Certo è che gli ultimi dati sulle sanzioni alla Russia sono sorprendenti».

Perché?
«Sono arrivate a oltre cinquemila. La Russia è il paese più colpito al mondo, ha superato anche la Corea del nord».

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Cosa può fare di più l'Occidente?
«Rifornire di armi l'Ucraina è sbagliato, serve solo a inasprire il conflitto. Più che l'Occidente, è l'Europa che deve, per vocazione storica, prendere in mano la situazione e lavorare per la pace. Deve essere il primo promotore dei negoziati».

Come si spiega gli errori strategici dei russi nella guerra che si doveva chiudere in pochi giorni?
«Chi conosce veramente la strategia militare russa? Secondo me i russi hanno calcolato alla perfezione i tempi di attacco ed erano consapevoli di quanto intensa sarebbe stata la resistenza ucraina. Non hanno mai pensato che sarebbero stati accolti con i tappeti rossi».

Storicamente la Russia quando si è trovata nella stessa situazione?
«Solo nel 1853, con la guerra di Crimea, la Russia è stata così isolata, emarginata e sola contro tutti. Quella guerra la perse, proprio perché era sola. Però ebbe un effetto positivo, la classe dirigente russa fece un esame di coscienza e capì che bisognava aprire al progresso e alla pace. A differenza del 1853 oggi la Russia ha i missili nucleari e nessuno sa cosa può succedere domani».

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