La Striscia di Gaza è più piccola, la guerra ridisegna i confini: cos'è la "buffer zone" che vorrebbe creare Israele

Stando alla Ap, si tratterebbe in totale di una fettuccia di 60 km quadrati attorno (ma in realtà dentro) all'enclave palestinese che oggi ha un'estensione di 360 km quadrati

La Striscia di Gaza è più piccola, la guerra ridisegna i confini: cos'è la "buffer zone" che vorrebbe creare Israele
di Marco Ventura
Sabato 3 Febbraio 2024, 06:25 - Ultimo agg. 5 Febbraio, 10:53
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Le voci circolavano da settimane e negli ultimi giorni sono diventate ben più di un sospetto, finché il Daily Telegraph e l'Associated Press, sulla base di analisi delle immagini satellitari, non hanno scritto che le operazioni di sistematica distruzione delle strutture usate da Hamas nella Striscia di Gaza nascondono un altro obiettivo: ridisegnare i confini. Ovviamente restringendoli. Quella che sta prendendo forma e che sembra essere una "buffer zone", zona cuscinetto, profonda un chilometro e lunga i 60 km di linea di demarcazione, potrebbe diventare territorio stabilmente sotto controllo israeliano in cui le Idf, le Forze di difesa con la Stella di Davide, hanno l'ordine di radere al suolo tutto ciò che trovano. Stando alla Ap, si tratterebbe in totale di una fettuccia di 60 km quadrati attorno (ma in realtà dentro) all'enclave palestinese che oggi ha un'estensione di 360 km quadrati. In pratica, un terzo della Striscia sarebbe ridotto a un informe tratto per piste militari di pattuglia e postazioni di vedetta.

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LO SCOPO

Un piano che avrebbe come scopo, secondo gli israeliani, consentire il ritorno in sicurezza di decine di migliaia di abitanti nel Nord di Israele, specialmente nei Kibbutz e nelle cittadine teatro dei massacri del 7 ottobre, senza dover temere altri lanci di razzi o altri pogrom in terra d'Israele. Ufficialmente non si tratta di una limatura delle frontiere, ma di manovre imposte dalla necessità di demolire installazioni nemiche o smantellare tunnel di Hamas. Ma l'evidenza raccolta dai media anglosassoni è un po' diversa. Scrive il Telegraph di avere osservato con i propri inviati l'entità delle demolizioni. L'ultimo incidente, il più grave dall'inizio della guerra, in cui sono stati uccisi tutti insieme 21 soldati israeliani, è avvenuto mentre lavoravano proprio alla demolizione di un edificio. Il crollo li ha travolti.

PROBLEMA POLITICO

Il problema è anche politico. Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha dichiarato la contrarietà degli Stati Uniti a «qualsiasi diminuzione del territorio di Gaza». Colpiscono le immagini pubblicate dal Telegraph. «Alcune aree urbane scrive il foglio inglese mostrano una chiara linea di demolizione a circa 1 km o più dalla recinzione di sicurezza violata da Hamas in ottobre». A Beit Hanoun, nel Nord, nell'angolo nord-orientale della Striscia che è stato uno dei primi punti d'ingresso israeliani, l'area attorno alla città un tempo era famosa per i suoi frutteti, agrumeti e coltivazioni di fichi d'India, è stata spianata dai bulldozer per incidere nuove strade. Inoltre, 150 edifici vicino al perimetro interno sono stati sgomberati e molti demoliti. A Shujaiyeh, area ad altissima densità di popolazione, sarebbero centinaia le case distrutte, ufficialmente perché nel sottosuolo si ramifica uno dei più impressionanti grovigli di tunnel della Striscia. Ma intanto la distruzione ai bordi pare corrispondere esattamente ai contorni voluti del nuovo confine.

LE AREE

Certe aree hanno cambiato configurazione, come la collina del carrubo, dove si arrampicavano i ragazzi per godere della più ampia vista di Gaza.
Un lusso per una terra piatta. Polverizzati anche gli edifici, sormontati da pannelli solari, di un grande impianto industriale edificato alla fine degli anni '90 con soldi americani. A Bureij, danneggiati tutti i 6 impianti di trattamento delle acque costati 85 milioni di euro donati dalla Germania. Case, scuole e serre demolite pure a sud, a Khan Younis, in modo lineare, incluso l'istituto fondato coi fondi del Premio Nobel Malala Yousafzai. Secondo uno studio di Adi Ben Nun, professore all'Università ebraica di Gerusalemme, sono state demolite già 1.072 strutture sulle 2.804 che si trovavano a 1 km o meno dal bordo. L'Università dell'Oregon porta i numeri di danni e distruzioni a 143.900 edifici, la metà del totale.

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