Ucraina, Erri De Luca: «Pronto a ospitare i profughi, ora è nata la nuova Europa»

Ucraina, Erri De Luca: «Pronto a ospitare i profughi, ora è nata la nuova Europa»
di Valentino Di Giacomo
Martedì 1 Marzo 2022, 11:33 - Ultimo agg. 2 Marzo, 07:57
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«Negli anni '90 facevo lo scrittore e mi mantenevo con il lavoro da muratore. Andai in Bosnia come cittadino coinvolto dal ritorno della guerra in Europa. Gli impegni che assumo da persona civile li distinguo dalla mia attività di narratore». Nel vedere questo nuovo conflitto, negli occhi di Erri De Luca ritornano le scene già viste quando al finire dello scorso secolo si prestò come autotrasportatore di convogli umanitari per le popolazioni colpite dalle bombe nei Paesi dell'ex Jugoslavia.

«È stata la cosa migliore che ho potuto fare nei miei 40 anni e - racconta De Luca in Pianoterra, volume di scritti in cui spiega anche la prospettiva dalla quale osserva il mondo - si andava su e giù con i convogli di aiuti». Nei racconti di Erri De Luca - in queste settimane in tour con l'attrice Sabrina Knaflitz in Un'ora a teatro, dialogo scritto con Paola Porrini Bisson - c'è spesso la guerra: anche quella dei bombardamenti su Napoli nel secondo conflitto mondiale visti e sentiti attraverso la voce e gli occhi di mamma Emilia.

Nel film La tigre e la neve Roberto Benigni riesce a oltrepassare un checkpoint militare solo dicendo di essere un poeta. Ha vissuto scene simili?
«Ai posti di blocco di quella guerra in Bosnia non avrei mai dichiarato le mie credenziali letterarie.

Ero un autista di quei convogli, non un poeta».

Trova dei caratteri comuni tra quella guerra di oltre 20 anni fa e quella in corso?
«Le similitudini con allora le vedo nei bombardamenti sui centri abitati, i ripari nelle cantine, l'assedio di città: il ritorno a una guerra del 1900. Oggi, più che partire in soccorso, ospiterei volentieri profughi ucraini». 

Di buono c'è, stavolta, un Europa solidale con i profughi. Non sempre è accaduto quando a scappare da guerre e fame erano africani da lei poeticamente raccontati in Viaggio di sola andata. Fa ben sperare?
«Si tratta di Paesi confinanti, legati da storie comuni, i polacchi per esempio hanno sentimenti di amicizia con gli ucraini, un comune ceppo linguistico slavo. I Paesi confinanti sono ex del blocco sovietico, conservano sentimenti ostili vero la Russia, si sentono minacciati dall'invasione».

Ci eravamo illusi fosse terminato lo scontro tra le due super-potenze. Cosa dice ai giovani d'oggi, forse meno allenati alle tensioni vissute da chi ha navigato quasi interamente la propria vita nel secolo scorso? 
«Oggi vedo giovani in piazza a manifestare contro l'invasione in tante città d'Europa. Così so che esiste l'Europa, la loro Europa. Posso dire con fiducia che la difenderanno dai rigurgiti nazionalisti».

Quella tanto bistrattata Europa, in fondo, divenuta attrattiva per tanti di quei Paesi ex Urss. Crede che la guerra scatenata da Putin sia dovuta al fatto di non accettare ciò?
«L'invasione è per me incomprensibile, dunque non ho risposta adeguata. Non si può neanche immaginare di occupare un territorio così vasto e popoloso, che ha per giunta un retroterra europeo che lo sostiene. Il costo militare è insopportabile, Putin sta facendo uno strappo all'interno del gruppo dirigente russo, sta rischiando un colpo di stato interno, metodo che appartiene alla storia russa. L'Ucraina per geografia ha immensi fiumi che sfociano nel Mar Nero che a sua volta sfocia nel Mediterraneo, perché la corrente tra i due mari è a senso unico, il Mar Nero immette acqua nel mare nostro. Oggi come un salmone la storia risale la corrente e porta il Mediterraneo in Ucraina».

Potrebbe servire, anziché manifestare ognuno nel proprio Paese o nella propria città come avvenuto a Napoli, organizzare una marcia di europei a Kiev e vedere se il presidente russo ha il coraggio di bombardare anche altre popolazioni?
«Non vedo la praticabilità di un convoglio di manifestanti esteri in una città in cui si combatte. Vedo la praticabilità di una solidarietà di accoglienza profughi e di ospitalità su scala di milioni di loro distribuiti in Europa. Vedo il più grande movimento di condivisione mai registrato prima e dunque un grande segnale di coesione politica della sottostimata Unione europea».

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Come si spiega questo capovolgimento della storia del '900? Partiti di destra più vicini alla Russia come prima accadeva invece al Partito Comunista?
«Le destre hanno simpatizzato con Trump per convinzione e con Putin per tornaconto. Le destre sono tentate da ogni riduzione dello spazio democratico».

In Morso di Luna Nuova ha raccontato il freddo e la paura dei ricoveri di una Napoli sotto le bombe, ma anche scene o battute divertenti che possono nascere persino in frangenti drammatici. Resta la risata l'arma più potente per impaurire un dittatore?
«In ogni momento tragico l'ironia e l'umorismo rafforzano le fibre delle comunità. L'umorismo ebraico sotto il nazismo aveva qualcosa di eroico. Anche l'umorismo napoletano si è manifestato in contrasto con le sofferenze: penso a quanta ironia ha osato scherzare con la fame, la peggiore umiliazione della vita».

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