Guerra, l'incubo della Polonia: quattro secoli di attacchi da Est

Guerra, l'incubo della Polonia: quattro secoli di attacchi da Est
di Giuseppe D'Amato
Domenica 13 Marzo 2022, 23:03 - Ultimo agg. 14 Marzo, 19:11
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Da secoli russi e polacchi sono su fronti opposti. I primi ortodossi di rito orientale, autoproclamatisi eredi di Bisanzio; i secondi cattolici, legati a doppio filo all’Occidente e a Roma. Conflitti e screzi di ogni tipo sono stati fra loro numerosi nel corso della storia. Spesso lo scontro è avvenuto nelle “terre di mezzo”, le odierne Ucraina e Bielorussia. Quindi, nulla di nuovo sotto al sole, oggi. Non deve pertanto sorprendere che nei giorni scorsi Varsavia abbia offerto 28 Mig-29 di fabbricazione sovietica agli Stati Uniti, affinché Washington li desse a Kiev, che quanto ad aviazione è inferiore come numero di mezzi ai caccia russi. I Mig-29 sono velivoli conosciuti dai piloti ucraini, così sono immediatamente utilizzabili. Alla fine, pare, che la consegna non sia andata in porto per ragioni politiche: non si voleva fornire al Cremlino un ulteriore pretesto per prendersela anche con l’Occidente.

È nell’epoca dei “torbidi” in Russia, all’inizio del XVII secolo, che l’inimicizia russo-polacca affonda le sue radici. I moscoviti cacciarono allora “gli stranieri” dalla città e Michail Romanov si insediò sul trono in precedenza appartenuto ad Ivan il terribile.

Al posto del 7 novembre - giornata in cui si celebrava in epoca sovietica la Rivoluzione d’ottobre - la Russia di Putin ha rispolverato dal 2005 la festività del 4 novembre, ufficialmente “giornata dell’unità nazionale”, celebrata dal 1613 al 1917 come “giorno della liberazione di Mosca dagli invasori polacchi”. 

Dal 1569 al 1791 la Confederazione polacco-lituana, retta da una monarchia elettiva, è stata una delle maggiori entità statuali d’Europa, estesa dal Baltico fino al mar Nero nelle “terre di mezzo”. Il polacco e il latino erano le lingue ufficiali, ma si parlavano anche il lituano, il ruteno e lo yiddish. La Costituzione del 3 maggio 1791 è stata la prima “Legge Fondamentale” promulgata in Europa, la seconda al mondo dopo quella degli Stati Uniti. Alla fine del XVIII secolo la Russia partecipò insieme all’Austria e alla Prussia all’ennesima spartizione della Polonia, che perse la propria indipendenza per 123 anni, fino al 1918. 

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Il trattato Ribbentrop-Molotov del 23 agosto 1939 divise la Polonia tra la Germania nazista e l’Urss comunista. Il “patto del diavolo”, come lo chiamano i polacchi, anticipò di qualche giorno lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Il massacro di Katyn è una delle pagine più tragiche della storia europea. Oltre 22mila polacchi – militari, intellettuali, l’élite del Paese in breve – venne trucidata dall’Nkvd, la polizia segreta di Stalin nell’aprile-maggio 1940. Su tale crimine dell’umanità, solo negli anni ’90, si è riusciti a fare completa luce. I polacchi ricordano, tutt’ora con amarezza, anche come le truppe sovietiche rimasero a guardare dall’altra parte della Vistola i nazisti soffocare nell’agosto-ottobre 1944 la rivolta di Varsavia. È stato quindi uno scherzo del destino per i polacchi finire per 4 decenni imprigionati, per l’accordo di Yalta, all’interno del blocco comunista, come sopportarsi nel pieno centro della capitale la visione del “Palazzo della cultura”, un grattacielo enorme (come i 7 quasi uguali edificati a Mosca sotto Stalin), regalato dai sovietici in segno di ritrovata concordia. 

Negli anni Ottanta i polacchi, anche grazie all’appoggio di Papa Giovanni Paolo II, sono stati tra i protagonisti della spallata assestata all’Urss e al sistema comunista, crollato in Europa centrale nel 1989. Da qui in poi il duro lavoro per la tanto desiderata adesione alla Nato nel 1999 e all’Ue nel 2004, le quali sono state la definitiva messa in sicurezza del Paese nei confronti di una geografia complicata.Ma gli scherzi del destino per i polacchi non erano finiti. Il 10 aprile 2010 l’aereo presidenziale con a bordo il capo dello Stato Lech Kaczynski e decine di autorità – diretto alle commemorazioni del 70esimo anniversario di Katyn – si schiantò in fase di atterraggio nei pressi dell’aeroporto di Smolensk in Russia. Nessuno sopravvisse. Ancora oggi Jaroslaw Kaczynski, gemello del presidente morto nell’incidente e di fatto leader del partito di maggioranza polacco, accusa Mosca per quanto avvenuto. E forse non è un caso se il maggiore sponsor delle ambizioni europee ucraine è proprio la Polonia.

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