Ucraina, la Russia espugna Azovstal e Mariupol ma Putin non sfonda neanche in Donbass

Ucraina, la Russia espugna Azovstal e Mariupol ma Putin non sfonda neanche in Donbass
di Luca Marfé
Mercoledì 18 Maggio 2022, 20:00 - Ultimo agg. 19 Maggio, 06:26
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Azovstal è espugnata, Mariupol è caduta, ma il Donbass è vasto, è un’altra cosa.

Le truppe sono poche, i soldati sono messi male, specie nel morale.
E Vladimir Putin deve decidere che cosa fare.
Perché per controllare l’intera regione servono più uomini, servono più mezzi, servono più soldi.

Le risorse di Mosca continuano a diminuire, mentre quelle di Kiev continuano ad aumentare.
La ragione è naturalmente molto semplice: ed è la “mano” occidentale. Continuano ad arrivare armi, missili, più in generale artiglieria pesante. Il cui peso si fa insostenibile per una Russia sfiancata da 83 giorni di fatiche, di intoppi, di feriti, di perdite, e di sangue.

Le due narrazioni come sempre si scontrano, in un muro contro muro quasi ottuso.

Per gli analisti nostri, il tempo gioca a sfavore dello “zar”, oramai a secco di tutto.
Per i portavoce loro, la cosiddetta «operazione speciale» sta andando esattamente secondo i piani e ogni obiettivo verrà raggiunto.

Propaganda contro propaganda. La verità, come spesso ama fare, sta nel mezzo. 

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Nel Sud e nell’Est dell’Ucraina, la Russia fa comunque oggettivamente spavento.
Un po’ perché gode dell’appoggio della popolazione in larga parte filorussa locale, un po’ perché abbandonati i sogni (nefasti) di conquistare la capitale e pure il Paese è proprio nel Donbass che concentra i propri sforzi.

Dunque è possibile, certo. Ma è difficile.

Prima dell’invasione infatti, grazie alla presenza dei separatisti, il Cremlino vantava già il controllo di circa un terzo dell’intera area. Oggi è di fatto titolare addirittura del 90% del territorio di Luhansk, ma il quadro si fa completamente diverso nell’altra autoproclamata repubblica, quella di Donetsk, dove le città chiave di Sloviansk e Kramatorsk ancora resistono fiere.

Sul simbolo di Azovstal, e di una Mariupol distrutta, sventola insomma il tricolore di Putin.
Ma tutto quanto il resto invece, compreso il Donbass, sembra comunque sfuggirgli come sabbia tra le mani.

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