Usa 2020, gli effetti del coronavirus sulle elezioni: la sfida Trump-Biden si gioca sulla Cina

Usa 2020, gli effetti del coronavirus sulle elezioni: la sfida Trump-Biden si gioca sulla Cina
di Luca Marfé
Mercoledì 22 Aprile 2020, 17:18
3 Minuti di Lettura

Quasi dal Russiagate al Chinagate: dopo Mosca, i prossimi quattro anni di Washington passano per Pechino.

Joe Biden non è ancora formalmente il candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti, ma Donald Trump sceglie già parte del terreno su cui sfidarlo: la Cina.

Il coronavirus ha gettato l’America e il mondo intero nel caos e le conseguenze sono tuttora difficili da immaginare.
Il terremoto pandemia scuote le vite, l’economia e naturalmente la politica.
E il tycoon, come sempre del resto, si rivela maestro nel tracciare il profilo di un nemico da utilizzare come spauracchio per compattare le fila dei suoi.
In altre parole: per vincere le elezioni.

Quale maniera migliore, in effetti, per distrarre l’opinione pubblica dalle critiche che gli piovono addosso: dall’aver ostentato un ottimismo infondato, all’essersi platealmente contraddetto, all’aver affermato grosso modo tutto e il contrario di tutto.

Critiche che non sono mancate, e questo va sottolineato, anche quando ha fatto la cosa giusta.
Chiudere i voli da e per la Cina, ad esempio, mentre i democratici si schieravano al fianco del popolo (governo?) cinese e gli davano del razzista.
Una delle tante misure che, un attimo dopo, mezzo mondo gli avrebbe copiato.

Ma, esattamente come accadeva con Hillary Clinton, l’affronto si fa personale:

«La Cina vuole disperatamente Sleepy Joe», tuona Trump su Twitter apostrofando il suo rivale come una sorta di “bello addormentato”.
Fino a bollarlo, nello stesso cinguettio, come il loro «candidato dei sogni».

Per una volta, però, Biden non ci sta e passa al contrattacco.

«Trump ha ceduto ai cinesi, quasi se n’è fatto portavoce», provoca l’ex numero due di Obama, riferendosi a certi ringraziamenti sfociati in vere e proprie “sviolinate” diplomatiche di cui si sarebbe resa protagonista l’attuale amministrazione.
Senza esitare a fotografare, inoltre, un’America «impreparata e indifesa».
Rovesciando così la colpa delle persone morte e dei posti di lavoro persi addosso al presidente.
In quello che sarà, con ogni probabilità, il suo copione da qui al prossimo autunno.

È già battaglia, dunque.
Oltre che tra aquila e dragone, anche tra Trump e Biden.

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