Usa, immigrazione e famiglie separate: Trump rispolvera la sua retorica e torna ad attaccare

Usa, immigrazione e famiglie separate: Trump rispolvera la sua retorica e torna ad attaccare
di Luca Marfé
Lunedì 25 Giugno 2018, 13:38 - Ultimo agg. 26 Giugno, 00:41
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NEW YORK - All’indomani di una settimana apocalittica, fatta di immagini strazianti di bambini in gabbia e di feroce dibattito politico, Donald Trump sembra non avere nessuna intenzione di mollare la presa sul dossier immigrazione. Al contrario, torna ad abbracciare la sua retorica e a fare l’unica cosa che sa fare veramente: attaccare.

«Non possiamo lasciare che tutta questa gente invada il nostro Paese», tuona su Twitter. «Quando qualcuno entra, dobbiamo sùbito, senza aprire nessun caso tra giudici e corti, riportarlo indietro là da dove arriva. Il nostro sistema è lo zimbello di una buona politica migratoria e della “Legge e dell’Ordine”», espressione utilizzata qui negli Stati Uniti per indicare una linea di “tolleranza zero”.



E, proprio a proposito di “tolleranza zero”, riprende il tema dei minori. Allargando il discorso in direzioni assai care alla sua base elettorale.

«Tanti bambini arrivano senza genitori…». E, in un cinguettio immediatamente successivo, «Il nostro impianto di accoglienza, deriso da tutto il mondo, è molto ingiusto nei confronti di tutte quelle persone che hanno avuto accesso allo stesso in maniera legale e che stanno aspettando in coda da anni!».

Rilancia, dunque, un’idea da sempre sbandierata dalla destra a stelle e strisce: «L’immigrazione deve essere basata sul merito - abbiamo bisogno di persone che possano aiutarci a “rendere l’America di nuovo grande!».



Due tweet come un breve comizio, insomma. Uno di quelli che ricordano la sua discesa in campo, la sua infinita campagna elettorale. Non a caso, all’orizzonte ci sono le elezioni di midterm e così Trump ricomincia a recitare alla perfezione il suo copione. Strillando, dividendo, agitando se stesso ed il suo popolo nell’ennesima partita che rischia addirittura di vincere.

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