Usa, Trump si è fermato a Helsinki: gli effetti del nuovo asse con Putin

Usa, Trump si è fermato a Helsinki: gli effetti del nuovo asse con Putin
di Luca Marfé
Giovedì 19 Luglio 2018, 16:51 - Ultimo agg. 20 Luglio, 08:33
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NEW YORK - Trump si è fermato a Helsinki. Una presidenza impantanata nel fango dello storico vertice con Putin, tra sospetti, dichiarazioni e smentite. Il tutto con le elezioni di midterm oramai sulla linea di un orizzonte anche piuttosto vicino (6 novembre, ndr).

L’ennesimo scenario in merito al quale si teme l’ennesima zampata dei russi.

Dopo i sorrisi, le strette di mano e le foto ufficiali, ma soprattutto dopo le due ore di colloquio privato cui hanno avuto modo di assistere soltanto gli interpreti, il tycoon non fa nulla per diradare le fitte nubi di Mosca su Washington. Anzi.

La stampa liberal morde, non molla la presa. Lui va in confusione, talvolta si contraddice. Offre risposte frettolose e scopre un fianco già livido.

Il direttore della National Intelligence, l’entità federativa di spionaggio e controspionaggio che tutela la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, alla domanda «Crede che la Russia stia già mettendo le mani sulle elezioni di metà mandato?» ha risposto senza pensarci su due volte: «Le luci di allerta stanno lampeggiando di nuovo».

Trump, dal canto suo, liquida tutto con un secco «no». E così, come se non fossero state sufficienti le aggressioni delle ultime settimane a danno di Obama, Fbi, alleati Nato e Unione Europea, ecco che arriva un’altra sconfessione illustre: quella che scredita il guru dei servizi segreti Dan Coats.

La portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, prova a metterci una pezza. Ma, come spesso accade, la toppa è peggio del buco.

Per quanto però il presidente non dia l’idea di essere troppo impegnato a tenere il Paese lontano dalle interferenze russe, la sua base continua ad appoggiarlo appieno.

La narrativa della «caccia alle streghe», sbandierata ad ogni occasion di tweet, resiste. La “Trump Nation” ama le figure forti proprio come le ama lo stesso The Donald. Che subisce il fascino dei grandi (dittatori) e che finge in qualche modo di esserlo.
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