Attentato a Mosca, Crosetto: «La Russia era stata avvisata, l'Isis è un rischio reale. L'Ucraina non c'entra con l'attacco»

Il ministro: «Tre settimane fa blitz russo contro i terroristi, poi l’avviso dagli Usa: la cellula è ancora attiva. Ora tregua sia a Gaza sia in Ucraina»

Attentato a Mosca, Crosetto: «La Russia era stata avvisata, l'Isis è un rischio reale. L'Ucraina non c'entra con l'attacco»
Attentato a Mosca, Crosetto: «La Russia era stata avvisata, l'Isis è un rischio reale. L'Ucraina non c'entra con l'attacco»
di Francesco Bechis
Domenica 24 Marzo 2024, 00:02 - Ultimo agg. 17:50
7 Minuti di Lettura

Ministro Crosetto, cosa racconta il massacro jihadista in Russia?
«Che il pericolo del terrorismo islamico - Isis e non solo - resta alto. Anche in Europa non possiamo abbassare la guardia. L’attentato in Russia dimostra però che in quel quadrante geopolitico le organizzazioni terroristiche possono ancora contare su veri e propri battaglioni d’assalto». 

Mosca era stata avvisata?
«Tre settimane fa uno di questi nuclei terroristici, l’ISKP, era stato colpito dai russi. Gli americani hanno avvisato i servizi di Mosca spiegando che il gruppo era stato colpito solo in parte, ma non era ancora stato debellato. Venerdì c’è stata la reazione. È successo in Russia, ma un attentato del genere può ancora succedere in tanti altri Paesi dove l’Isis è presente ed operativo».

Le autorità russe già puntano il dito contro l’Ucraina. Si può escludere il coinvolgimento di Kiev?
«Non esistono collegamenti tra Ucraina e Isis. Né sarebbero consentiti dagli alleati degli ucraini che considerano l’Isis alla stregua di Hamas un’organizzazione terroristica da combattere in ogni modo. Per Kiev anche solo pensare di aiutare l’Isis sarebbe equivalso a un doppio suicidio».

Attentato Mosca, l'Isis K e i rancori di Sanaullah Ghafari contro Putin: dal sogno del califfato alla guerra contro Assad in Siria

L’attacco tradisce la fragilità del fronte interno russo?
«In realtà il controllo del governo, lo dimostrano le elezioni presidenziali, è forte e radicato, come del resto in tutti i Paesi “diversamente democratici”. Resiste grazie alla sorveglianza di media, social, opposizioni, dibattito pubblico. Se il regime è forte però si rafforzano anche le forme di resistenza. Movimenti separatisti, filo-ucraini, anti-Putin. Cellule islamiste che sono impossibili da sradicare completamente».

Crede al pericolo di una guerra fra Occidente e Russia?
«Mi rifiuto di accettare l’idea di un’escalation inevitabile. Dobbiamo lavorare per la pace e per una tregua. Ma abbiamo anche il dovere di aiutare Kiev a difendersi: se la Russia penetrerà oltre nel Paese ci avvicineremmo a una guerra mondiale quasi certa, come dico da due anni». 

Vede una via di uscita?
«Putin non deve avanzare oltre i territori conquistati ad oggi e deve fermare gli attacchi.

Quando i bombardamenti russi si fermeranno, anche solo per un giorno, e lui si siederà a un tavolo di pace, allora potremo lavorare alla de-escalation. Finora non è successo. Devo dire che sono stupito». 

Da cosa?
«Dal doppiopesismo di una parte della comunità internazionale. Sono pochi a chiedere alla Russia di non invadere e bombardare un Paese sovrano. Tutti chiedono, chiediamo, a Israele di smettere di bombardare Gaza per attaccare un gruppo terroristico che l’ha colpito profondamente e in modo così traumatico. Non ricordo una sola protesta nelle nostre università, studenti o intellettuali “impegnati” che siano, contro i missili di Putin».

Gli occhiolini della Lega a Mosca sono un problema?
«Cito Boskov: rigore è quando arbitro fischia. Il problema se esistesse si porrebbe semmai in Parlamento. E non mi risulta che la Lega abbia mai votato contro gli aiuti all’Ucraina. Parlano e fanno fede gli atti parlamentari».

Attentato Mosca, Putin e l'alert (ignorato) degli Usa: «Ricatto dell'Occidente per destabilizzarci». Cosa farà ora?

L’Ue studia come preparare i civili a un possibile conflitto. Siamo a questo punto?
«Bisogna restare vigili, questo sì. Ad esempio investendo di più nella difesa. Smettiamo di raccontarci che la spesa militare è alternativa ai fondi per gli asili. La sicurezza collettiva di una nazione, interna ed esterna, è il vero presupposto al diritto alla sanità, all’educazione, a una casa. Ma la sicurezza non è gratis: dobbiamo fare la nostra parte. Se Trump sarà eletto in America, a novembre, sarà il primo a ricordarcelo».

Eurobond per la Difesa comune. È d’accordo?
«Non capisco bene a cosa servano. Oggi non esiste un esercito comune, la Difesa europea è una somma di difese nazionali. Un Eurobond europeo quale spesa finanzierebbe? Semmai servirebbero garanzie europee a bond emessi da ogni Nazione per finanziare la propria Difesa. E prima ancora, escludere dal Patto di Stabilità gli investimenti nel comparto».

Modello Covid?
«Modello Draghi. Un whatever it takes per la Difesa, ovvero delle forme di garanzie o acquisto da parte della Bce sulle emissioni per la difesa».

Vedrebbe bene Draghi al Consiglio europeo?
«È una persona che stimo e che so felice nel nuovo ruolo da privato cittadino. Per questo non lo tirerei mai per la giacchetta tanto da farlo rientrare in politica».

E von der Leyen presidente della Commissione?
«Sarà il partito che otterrà la maggioranza alle europee a decidere il candidato, vedremo se il Ppe o i Conservatori. Intanto c’è la grande crisi dei Socialisti. Hanno raccontato un’Europa ideologica, imposto un mondo di regole belle sulla carta ma proibitive per le persone nella realtà. A loro si deve il risveglio della estrema destra europea».

Macron insiste: truppe Nato in Ucraina. L’Italia è contraria?
«La Nato è contraria. Tutti hanno concordato due anni fa di non far entrare l’Alleanza nel conflitto ucraino. Parlarne serve solo ad alimentare la propaganda di Putin e dei filoputiniani che da noi sono già fin troppi». 

In Medio Oriente la tregua è vicina?
«Sono convinto che dobbiamo arrivarci, in Medio Oriente come in Ucraina. Chiudere queste due grandi ferite prima che l’infezione si estenda con conseguenze incalcolabili».

Netanyahu non ferma l’offensiva. Ha passato il limite?
«Mi ricorda l’autista che guida contromano e si convince che abbiano sbagliato senso tutti gli altri. Se il mondo intero ti dice che stai sbagliando, e anche i tuoi in casa, probabilmente è così».

Le navi italiane devono rispondere agli Houthi?
«Possono e devono rispondere agli attacchi se minacciate, neutralizzando le minacce, missili o droni che siano. Senza però varcare il perimetro tracciato dalla Costituzione. Altrimenti chi inviamo a difenderci dopo dovrà difendere se stesso in un tribunale. Segnalo che siamo uno dei Paesi con meno tutele per i nostri militari».

Temete tensioni nella maggioranza dopo il voto europeo?
«Non penso, se fanno bene le liste avremo tutti risultati di cui essere contenti. Le tensioni esistono in ogni Governo ma mi pare che si stia lavorando bene. Poi non vedo una sola alternativa politica credibile in questa legislatura».

Spera che Meloni si candidi?
«Da amico, spero per lei di no. È già molto impegnata così, con il lavoro da presidente del Consiglio, ci manca solo la campagna per le europee. Tanto alla fine non mi ascolterà (ride, ndr)».

Se Vannacci si candida sarà sospeso dalle forze armate?
«Sono certo che si candiderà, mi è chiaro dall’estate scorsa qual è il suo obiettivo. Sarà anche eletto e così, libero dalla divisa e protetto dall’immunità, potrà alzare i toni e vendicarsi dei presunti torti che pensa di aver subito prima di diventare uno “scrittore”. Ma le dirò la verità, non mi interessano né lui né le sue idee, né il suo futuro e preferisco, almeno di sabato, pensare ai compiti di algebra di mia figlia che non a cosa farà domani Vannacci».

© RIPRODUZIONE RISERVATA