Autonomia, Salvini rilancia per far digerire ai suoi la trattativa con l'Europa

Autonomia, Salvini rilancia per far digerire ai suoi la trattativa con l'Europa
di Marco Conti
Martedì 25 Giugno 2019, 10:30 - Ultimo agg. 16:09
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Il Nord in salsa leghista da ieri è ancora più forte dopo l'assegnazione delle Olimpiadi a Milano e Cortina. Ad aver fiutato l'aria da qualche giorno Giancarlo Giorgetti che ieri era a Losanna con i governatori di Lombardia e Veneto, Fontana e Zaia, e lì non ha perso occasione per sfottere il presidente della commissione Bilancio Claudio Borghi invitandolo a puntare i minibot sulla vittoria di Stoccolma.

La pattuglia di economisti leghisti, sovranisti ed antieuro, anche ieri ha tentato l'ennesimo colpo di coda con l'europarlamentare Rinaldi secondo il quale «la procedura non verrà data». Non perché l'Italia aggiusterà i conti, ma perché «troppo rischiosa» per l'Unione. Alla tesi dell'Italia può continuare a fare debito, tanto è un Paese troppo grande per finire come al Grecia, ormai non crede neppure Salvini. Il leader leghista ieri ha tenuto il punto sulla flat tax come sull'esigenza di pagare i debitori privati della pubblica amministrazione, ma la pressione del Nord è troppo forte per spingere il Paese in avventure.
 
E così, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, si prende la sua rivincita rispetto a chi «crede ancora a Borghi» e a chi ha creduto che ci potessero essere soluzioni più o meno fantasiose per uscire dalla realtà dei numeri. Analisi che nei mesi scorsi - raccontano le cronache - lo stesso Giorgetti ha avuto modo di fare anche con Salvini, ma la pressione dei Savona, Borghi, Bagnai e Rinaldi allora era forse troppo forte per convincere «il Capitano» che se si voleva capitalizzare il consenso raccolto si doveva rompere con il M5S prima delle elezioni europee, magari sulla Tav o su altro, perché dopo sarebbe stato molto complicato.

Ora che l'Italia è a rischio procedura da parte della Commissione, per un partito del 34% è difficile sfilarsi pensando poi di andare al voto e vincere. Con questo approccio, pur non ammainando le bandiere leghiste, Salvini oggi prenderà parte al vertice a palazzo Chigi con Di Maio e il premier Conte. Sospesa per qualche ora la sarabanda di dichiarazioni, Di Maio e Salvini dovranno dire la loro al prospetto messo a punto dal Mef e che dovrebbe convincere la Commissione ad archiviare la procedura. Sistemare i conti del 2018 e del 2019 con circa otto miliardi non dovrebbe essere complicato. Più difficile disegnare la prospettiva del 2020 senza dover smentire la flat tax che dovrebbe rimanere come misura da inserire nella legge di Bilancio di fine anno, ma con una sua gradualità.

Altro nodo da risolvere è quello della certificazione. I due vicepremier non vogliono sentir parlare di manovra correttiva, ma l'Europa non si accontenta delle promesse. Una delle ipotesi è quella di votare in Parlamento una relazione del Mef che certifichi che per il 2019 il deficit si attesterà sul 2,1%. Anche se l'accordo sembra a portata, nella maggioranza e con l'Unione, a palazzo Chigi si predica ancora molta prudenza e si continua a sostenere che «non sarà facile scongiurare la procedura». Una linea molto cauta che se non altro offre al premier Conte un'occasione non da poco per intestarsi l'eventuale merito di aver portato il Paese fuori dalle secche della procedura.

Quanto sia forte sulla Lega il vento del Nord, lo si comprende anche dalla insistenza con la quale Salvini ha voluto che oggi a palazzo Chigi si discuta anche delle deleghe autonomiste che vorrebbe portare in consiglio dei ministri. L'argomento è particolarmente caro ai governatori delle regioni del Nord. A premere sono soprattutto il Veneto e la Lombardia, ma le resistenze del M5S sono ancora forti. Anche se è complicato si possa arrivare in poche ore ad un via libera, l'argomento dell'autonomia può in qualche modo compensare il via libera al piano messo a punto dal Mef per evitare la procedura d'infrazione. Un gioco di complicati equilibri nel quale il premier Conte sembra muoversi con una buona dose di sicurezza contando anche su una Commissione che ha poca voglia di infilarsi nella prima procedura per debito eccessivo. Venerdì, al G20 in Giappone, Conte ritroverà il presidente della Commissione Ue Juncker. Un appuntamento-test che rischia di essere decisivo.
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