Covid Italia, dai tamponi alla scuola: ecco tutto quello che non sta funzionando

Covid Italia, dai tamponi alla scuola: ecco tutto quello che non sta funzionando
di Marco Esposito
Lunedì 12 Ottobre 2020, 11:00 - Ultimo agg. 15:41
5 Minuti di Lettura

Cento giorni. Cento giorni a partire dal 3 giugno - data del via libera ai movimenti tra regioni - non sono bastati al sistema Italia per farsi trovare pronto in occasione della riapertura delle scuole a fronteggiare la seconda ondata dell'epidemia. A poco vale la scusante che a fine giugno - con metà Italia Covid free e zero casi dalla Campania alla Sardegna - il rischio sembrava remoto perché la situazione internazionale e l'imminente arrivo di flussi di turisti avrebbero dovuto spingere a utilizzare le settimane disponibili nella certezza che il virus, partito dalla Cina e arrivato in Amazzonia, avrebbe presto fatto ritorno in Europa. Certo, non si può affermare che nulla sia stato fatto in questi cento giorni e però alcune carenze sono clamorose. 

Video

TAMPONI 

Secondo il virologo Andrea Crisanti, chiamato dal governo a presentare un piano, rimasto però inapplicato, ne servirebbero 3-400mila al giorno e invece siamo a un terzo.

Ieri il commissario all'emergenza coronavirus Domenico Arcuri ha annunciato che sabato è stata chiusa la gara per acquisire 5 milioni di test rapidi, confermando quindi indirettamente che al momento non siamo in grado di diagnosticare tutti i casi che servirebbero. Inoltre i dati sono raccolti in modo non sistematico e l'Istat è stata coinvolta solo una tantum per cui non sappiamo, neppure come stima statistica, dove siano i contagiati sfuggiti ai test. E del resto quando a giugno i dati sono stati raccolti, scoprendo che il 24% dei bergamaschi era stato contagiato, non se ne è tenuto conto lasciando uguale libertà di movimento a tutti.

SCUOLA

Che sarebbe stato un anno difficile era nelle cose, ma dopo l'esperienza maturata nella didattica a distanza ci si sarebbe aspettata una scuola con il doppio binario: lezioni in presenza quando possibile in sicurezza, e lezioni a distanza negli altri casi, con interventi mirati nelle aree prive di banda larga o per le famiglia non dotate di strumenti adeguati. Invece le scuole hanno subito chiusure per le più diverse ragioni - slittamento del calendario scolastico, ritardi nell'arrivo dei banchi, utilizzo delle aule come sedi di votazione, disinfestazione a seguito dei casi di Covid, senza un automatico e generalizzato ricorso alla didattica a distanza per cui a un mese dall'apertura ufficiale dell'anno scolastico ci sono classi che non hanno ancora raggiunto i dieci giorni di lezione.

APP IMMUNI 

Poteva essere il Jolly della lotta al coronavirus e invece si sta rivelando una scartina. Pochi l'hanno scaricata, si afferma, ma in un mondo social le App funzionano se diventano virali e cioè se sono in grado di autopromuoversi. Immuni invece è un'App timida, silente, sta in un angolo dello smartphone in attesa di chissà quale evento, come il tenente Drogo nel deserto dei Tartari. E invece un'App dovrebbe inviare notifiche quotidiane, informazioni, messaggi accattivanti, utili e da rilanciare come smontare la bufala del giorno.

SMART WORKING 

La grande novità esplosa con il lockdown potrebbe dare la scossa a un'economia imballata, aumentando la produttività delle aziende, migliorando i servizi al cittadino da parte della pubblica amministrazione, favorendo il lavoro femminile e, ultimo ma non meno importante, rianimare il Mezzogiorno grazie al cosiddetto South working, cioè il lavoro da Sud in imprese del Nord. Ma le parti sociali, sindacati in prima fila, sono apparsi pigri e i mesi passano senza una cornice normativa che favorisca il lavoro a distanza e definisca regole sul diritto alla disconnessione, sui meccanismi del lavoro per obiettivi e persino sul diritto o meno al buono pasto. Tra le poche eccezioni l'intesa firmata il 30 luglio nel settore delle tlc da Asstel e i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil, limitata però a definire delle linee guida.

TRASPORTI

Per la mobilità era attesa una sorta di rivoluzione: spinta sull'elettrico, riorganizzazione dei tempi della città per evitare picchi di affollamento, utilizzo della micromobilità individuale, con le biciclette e la novità dei monopattini elettrici. Le piste ciclabili avrebbero dovuto moltiplicarsi grazie al Decreto rilancio che prevede l'utilizzo della sola segnaletica. Ma poche città si sono mosse. L'eccezione positiva è Firenze con il «piano Bartali». Addirittura il bonus del ministro dell'Ambiente Sergio Costa per l'acquisto di biciclette e di monopattini è stato sommerso di critiche come un'azione futile e, nello stesso tempo, è stato quasi soffocato dalla burocrazia: partito il 4 maggio, ancora non ha visto un euro erogato né si ha idea della effettiva disponibilità dell'incentivo. Chi ha già effettuato l'acquisto deve aspettare il 3 novembre per registrarsi sull'applicazione web dedicata al Programma Sperimentale Buono Mobilità 2020.

CALCIO 

Il gioco del pallone non sarà una priorità rispetto alla scuola, ma è comunque cartina di tornasole della capacità del sistema Italia di funzionare. Dandosi regole chiare e facendole rispettare. Le incerte sorti del mach Juventus-Napoli, che avrebbe dovuto disputarsi il 4 ottobre, sono invece la prova di un sistema inceppato, nel quale prevalgono logiche da azzeccagarbugli, perché ogni regola è interpretabile e ogni decisione appellabile.

RECOVERY FUND

La figura peggiore l'Italia la sta facendo sul piano per il Recovery Fund. In un'Europa già per metà ostile verso gli aiuti ai paesi mediterranei, i cento giorno dovevano servire per mettere a punto un piano che sorprendesse Bruxelles per ambizione, visione, coraggio. Un piano che aspirasse insomma a fare dell'Italia un luogo innovativo come ai tempi del Rinascimento. E invece il governo ha finora prodotto un documento bruttino anche nella forma, pieno di ripetizioni come accade con i testi scritti ricorrendo al «copia e incolla», privo di qualsiasi direzione di marcia e persino con qualche errore nelle cifre, come ha sottolineato l'ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA