Crollo viadotto, è allarme in Campania: un solo tecnico ogni cento ponti

Crollo viadotto, è allarme in Campania: un solo tecnico ogni cento ponti
di Marco Esposito
Martedì 26 Novembre 2019, 09:00 - Ultimo agg. 12:52
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«Mi vergogno. È meglio non dire che ho la delega alla viabilità». Antonio Rescigno, sindaco di Bracigliano, per una catena di eventi legati alla cancellazione rimasta a metà delle Province, si trova a gestire non solo un Comune di cinquemila abitanti ma oltre la metà delle strade provinciali della Campania: i 2.700 chilometri sui 5.200 della regione. Geometra, Rescigno dopo i tagli al personale dovuti prima alla riforma Delrio e poi ai prepensionamenti può contare su una manciata di tecnici. Quanti? «Una decina». Solo dieci? «In verità anche meno: otto». Fanno uno ogni 300 chilometri. Uno ogni cento ponti. Preoccupato? «Lo sono, certo. Ma sarebbe irresponsabile dire me ne vado a casa».

L'Italia delle strade locali è fatta così. Tagli al personale e ai finanziamenti sull'onda dell'antipolitica - la quale aveva individuato nelle Province il totem da abbattere - con il risultato che in Italia ci sono 1.918 ponti o viadotti che «necessitano di interventi urgenti in quanto già soggetti la limitazione del transito o della portata», secondo quanto ha denunciato ieri l'Upi, l'Unione delle province italiane, la quale accusa il governo di non aver dato seguito al dossier preparato dopo il crollo del ponte Morandi. «In poche settimane consegnammo il rapporto al ministero delle Infrastrutture - denuncia il presidente dell'Upi e della Provincia di Ravenna, Michele de Pascale - ma nulla è stato fatto».

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In Campania le opere con «priorità 1», cioè di sicuro in condizioni critiche, sono 171 su un totale di 512 interventi necessari, e ci sono altre 1.390 opere che dovrebbero essere monitorate. La provincia di Salerno è nelle condizioni più critiche, ma non ci sono territori esenti da problemi.

Sia chiaro: nessuno si spinge a dire che circolare sulle strade della Campania sia pericoloso, perché appena c'è un segno di cedimento si provvede con la messa in sicurezza, cioè la limitazione o la chiusura del traffico. Tuttavia la rete è fragile, fragilissima e può collassare in caso di eventi meteorologici avversi, diventati ormai frequenti.
 


Proprio oggi in provincia di Avellino (1.596 chilometri di strade da monitorare) il consigliere delegato Franco Di Cecilia riunirà l'unico dirigente alla viabilità insieme ai quattro tecnici di prima fascia rimasti per mettere a punto il piano antineve. «Ho diviso la provincia in quattro ambiti - racconta Di Cecilia - e in ognuno c'è una squadra di tre o quattro esperti che perlustra il territorio. Dieci anni fa il personale era il triplo». Il taglio è stato davvero impressionante.

La Provincia di Caserta (1.443 chilometri di strade) è finita in dissesto nel 2015 e in quattro anni è passata da 1.000 a 285 addetti per tutte le funzioni. In una situazione di carenza di organico, c'è chi cerca di fare l'impossibile. In provincia di Benevento (1.245 chilometri di strade gestite) Salvatore Minicozzi, responsabile del servizio Viabilità, dopo la caduta di alcuni massi il 5 novembre sulla strada Cerreto-Cusano Mutri non si è limitato a chiudere l'arteria ma è andato sul posto a cercare di capire. E ieri ha pubblicato le foto sul sito della Provincia: «Gli scatti riguardano - racconta - solo una parte dell'enorme quantità di pietrame e tronchi d'albero pericolanti sul versante che ha rischiato di invadere la Strada provinciale». In pratica le reti hanno fatto il loro lavoro trattenendo quasi tutti i massi e molti alberi d'alto fusto che rischiavano di precipitare sulla strada dopo un volo di un centinaio di metri. «Molte reti di protezione - continua Minicozzi - hanno in tutto o in parte ceduto e quindi la minaccia è ancora concreta». Oggi ci sarà un altro sopralluogo per decidere il da farsi.

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«La verità è che non si può imbrigliare tutto - osserva Giancarlo Sarno, il dirigente della viabilità della Città metropolitana di Napoli - bisogna gestire il deflusso delle acque. La sicurezza delle strade dipende da quello». L'ex Provincia di Napoli è quasi un'isola felice nel panorama campano. I chilometri gestiti si sono ridotti negli ultimi due anni da 800 a 650 perché alcuni assi stradali sono passati all'Anas. Il monitoraggio è affidato a dieci mini-squadre composte da un ingegnere (o un architetto) e un geometra. Ogni squadra deve controllare 65 chilometri. Non pochi, ma neppure i 300 di Salerno. «Siamo in una condizione di sicurezza - afferma Sarno - sia pure in una fase di sofferenza». Il consigliere delegato della Città metropolitana, Raffaele Cacciapuoti, ha appena ottenuto un finanziamento da 17 milioni da assegnare con una gara per un piano straordinario di monitoraggio, prima visivo e poi se necessario strumentale, degli oltre 200 ponti del territorio.

Al momento la situazione più critica c'è sui viadotti della ex Statale 87 a Sud di Frattamaggiore, dove la caduta di alcuni bulloni ha fatto scattare l'allarme. La strada è stata ridotta da due a una carreggiata, con un limite di peso per i camion. Si tratta, curiosamente, di una superstrada che nasce a senso unico perché il tratto in direzione Nord, progettato negli anni Ottanta, non è mai stato realizzato per la presenza di due tralicci ad alta tensione e, quando i tralicci sono stati spostati, non c'erano più i finanziamenti. «Noi abbiamo fatto quanto ci toccava - dice Sarno - adesso tocca ai proprietari della strada». Cioè? «La Regione. Noi siamo solo gestori».

Dove i soldi scarseggiano, si cerca l'intesa con altre istituzioni pubbliche. «A Salerno - racconta Rescigno - abbiamo fatto un accordo con l'Università per avviare il monitoraggio.
Siamo riusciti a investire 100mila euro all'anno per tre anni. Stiamo cercando di dare risposte soprattutto nel Cilento. Abbiamo diviso la provincia in dieci ambiti ma per ogni ambito possiamo spendere 450mila euro per la manutenzione. Poco. E così ogni giorno penso che i ponti e viadotti sotto la mia responsabilità sono 752». Appunto: un tecnico ogni cento ponti.

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