Luigi Di Maio: «Salveremo Napoli dal crac, M5S con i progressisti Ue»

Luigi Di Maio: «Salveremo Napoli dal crac, M5S con i progressisti Ue»
di Luigi Roano
Venerdì 5 Novembre 2021, 23:30 - Ultimo agg. 6 Novembre, 23:41
7 Minuti di Lettura

Ministro Luigi Di Maio, iniziamo dal libro che narra la sua passione per la politica: ha solo 35 anni, pensa di fare il politico tutta la vita? 
«Per me la politica è una missione. Ogni singolo secondo lo spendo per migliorare la vita agli italiani ed è agli italiani che devo rispondere. Il senso di questo libro è questo. Aneddoti che raccontano come la politica si intreccia con storie di vita». 

Quando le dicono che non è un grillino ma un democristiano cosa risponde? 
«Il simbolo del Movimento ce l’ho marchiato sulla pelle. Dipende poi dal significato che si dà a quel “democristiano”. Io sono per trovare le soluzioni e a volte bisogna trovare un compromesso per farlo mettendo al primo posto l’interesse degli italiani».

Cosa è stata la Democrazia cristiana per lei?
«L’ho vissuta con dei riferimenti che hanno dato un contributo storico al Paese come Aldo Moro e Alcide De Gasperi. Come è giusto guardare la storia è giusto guardare al futuro. Io da cattolico dico - come ci ha ricordato Papa Francesco - che oggi il futuro è la salvaguardia del Creato. Per noi del Movimento la transizione ecologica e in queste senso la speranza è che il M5S diventi la più grande delle forze ecologiste d’Italia».  

Ha fatto lo steward allo stadio, è una esperienza che le pesa, che l’ha formata o cosa? 
«Orgoglioso dei lavori più umili che ho fatto, sono le esperienze più dure quelle che formano. Poi sono stato fortunato: oggi sto qui a rilasciare un’intervista da ministro. Ho scritto il capitolo sul “bibitaro” pensando ai ragazzi che fanno i lavori umili per pagarsi gli studi, per andare avanti. E devono sentire certa politica che invece utilizza “il bibitaro” per offendere. Io voglio dire a quei ragazzi, ai miei conterranei, che sono i miei eroi». 

Napoli è in difficoltà: il sindaco Gaetano Manfredi reclama il rispetto del “Patto per Napoli”. 
«La prima cosa è che per questo “Patto” si sono spesi Conte, Letta e Speranza.

Manfredi ha dato la disponibilità a candidarsi dopo la firma di quel patto e non va dimenticato. Gaetano ha ragione da vendere e adesso gli impegni presi per lui vanno mantenuti dalle forze politiche. Dico - anche a nome del Governo - che siamo consapevoli delle difficoltà di Napoli» 

Concretamente qual è l’impegno del Movimento? 
«Stiamo lavorando a una soluzione strutturale per il bilancio. Il Governo e il Parlamento stanno lavorando su questo. La viceministra Laura Castelli ha già incontrato l’assessore al Bilancio Baretta che rivedrà nei prossimi giorni. Quello che posso dire è che serve il sostegno di tutte le forze della coalizione. Una soluzione strutturale significa fare un intervento che non porta più Napoli con l’acqua alla gola. Se sarà una norma speciale lo discuteremo presto». Video

Manfredi chiede un commissario per il debito.
«Manfredi oltre a essere un amico conosce a fondo le questioni del Comune e quindi tutte le proposte che fa vanno considerate». 

Cosa pensa della giunta Manfredi? Visto che non ha indicato nessun assessore qualche cattivo pensiero può starci o no? 
«Nella giunta ci sono assessori del Movimento e i nostri consiglieri eletti sono espressione della società civile che darà un forte contributo al sindaco. Così come i consiglieri di Municipalità: ci sono competenze. A Napoli penso ci sia una classe dirigente che ha portato i suoi frutti e rappresenta un esempio a livello nazionale. A Napoli e nella sua area metropolitana c’è il più alto numero di giunte del M5S: da Pomigliano, ad Arzano, a Volla e ad altri comuni». 

C’è quindi un modello Napoli? 
«Stiamo lavorando per costruire una coalizione che guardi anche al modello Napoli e a quello Bologna e tanti altri. Il Movimento deve rafforzare la sua identità»

In che modo?
Andando dove sta andando il mondo: sulla transizione ecologica. L’esempio concreto è il superbonus che abbiamo inventato noi».

Nel libro scrive che fare il frontman del Movimento è un lavoro gratificante ma faticoso. Conte come se la sta cavando?
«Non ho intenzione di rimettermi quella cravatta che mi sono tolta, ma voglio dare il massimo contributo al Movimento e lo sto facendo da presidente del Comitato di garanzia. Dobbiamo scrivere tutti i regolamenti, dalle liste elettorali fino alle modalità delle certificazioni di votazioni on line e ai sistemi di finanziamento incluse le norme etiche. Conte ha avviato il progetto più ambizioso della nostra storia»

Vale a dire?
«Far diventare il Movimento più territoriale. Il vero grande tema è costruire una classe dirigente che esiste a livello nazionale ma non a livello territoriale. Abbiamo il Presidente della Camera, abbiamo avuto il premier, ma a livello territoriale a parte Napoli e un po’ la Campania non esiste una classe dirigente forte e lo si vede perché le gente vota la lista, il candidato tira meno delle liste. Giuseppe sta lavorando anche a una scuola politica del M5S. In passato siamo stati troppo esclusivi respingendo pezzi di società, ora dobbiamo essere più inclusivi e aprirci».

Come va la coabitazione con Roberto Fico? Pare che il feeling politico e non solo stia scemando.
«Le cose vanno bene, siamo nello stesso comitato di garanzia ne abbiamo vissute tante insieme e siamo pronti a viverne molte altre: davanti abbiamo tante cose da fare e per il Paese» 

Ma ci crede ancora ciecamente “all’uno vale uno”?
«Io credo che le persone fanno la differenza. L’uno vale uno non vuole dire che l’uno vale altro è stato ampiamente travisato anche all’interno del Movimento. Casaleggio e Grillo lo hanno utilizzato per dire che tutti allo stesso modo possono esprimersi. Mai pensato che non fossero le persone a fare la differenza, ma il progetto». 

Mai più con la Lega? 
«Quello con la Lega è stato il primo governo del Movimento: ricordo le leggi anticorruzione, i decreti dignità. Si basava sul rapporto con Salvini, poi tra un Mojito e il Papete si e bevuto le speranze degli italiani. È stata una persona inaffidabile volevamo fare un’alleanza di governo, lui ha pensato al suo partito e da lì sono iniziate le sue disgrazie. Noi stiamo lavorando a una coalizione progressista e anche in Europa, in Parlamento europeo, dobbiamo guardare a quell’area aderendo all’S&D. Sono invece i gruppi delle destre a cui si ispira Salvini che ammiccano ai no vax. Noi dobbiamo essere una forza che abbia responsabilità sociale». 

Renzi farà ancora parte della coalizione di centrosinistra? In fin dei conti però con Draghi ha avuto ragione. 
«Renzi non sapeva nemmeno che Draghi accettasse, lui aveva bisogno solo di far cadere il Governo Conte. Si sente realizzato solo quando provoca macerie. Presto lo rivedremo in un gruppo con Fi, Salvini e la Meloni». 

Draghi premier fino al 2023 e Mattarella bis. È una buona soluzione? 
«Lo ripeto: se noi adesso iniziamo il totonomi arriviamo a gennaio che i nomi non ce li abbiamo più. Noi dobbiamo fare il bene del Paese, ora dobbiamo essere concentrati sul Governo, del Quirinale parleremo dopo la Legge di Bilancio». 

Come sono i rapporti con il Presidente  Vincenzo De Luca?  La collaborazione con il governatore - al di là della foto del 4 ottobre - è concreta? Che progetto potreste con dividere con lui? 
«Lo stesso lavoro che facciamo con gli altri governatori: massima sinergia tra governo nazionale e regioni. È fondamentale in questa pandemia. Di sicuro posso dirle che lavoro molto bene con gli assessori Marchiello e Fascione, e con il vicepresidente Bonavitacola. Sono delle persone molto preparate».

© RIPRODUZIONE RISERVATA