Elezioni, il centrodestra resta diviso: a Verona nessuna intesa

Elezioni, il centrodestra resta diviso: a Verona nessuna intesa
di Lorenzo Calò
Domenica 19 Giugno 2022, 08:18 - Ultimo agg. 17:07
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La città dell'Amarone rischia di lasciare un retrogusto acido per il centrodestra che tra l'Adige e l'Arena ha sempre raccolto strepitosi successi. Questa volta il quadro è assai più complicato sia perché al primo turno il candidato di centrosinistra, l'ex calciatore Damiano Tommasi, ha chiuso in vantaggio (39,7% e quasi 2500 voti oltre le sue stesse liste), sia perché il centrodestra «disunito» ha sì portato al ballottaggio il sindaco uscente Federico Sboarina, sostenuto dal patto Salvini-Meloni, ma si è attestato sull'orlo dell'implosione perché l'apparentamento con l'altro uomo forte, l'ex sindaco Flavio Tosi, di Forza Italia, è saltato. Né è stata sufficiente una settimana di pressioni romane su Sboarina per convincerlo ad accettare la tregua con Tosi e a dare l'ok a una coalizione che, nella sua integrità, dovrebbe portare a casa un successo sulla carta dato per scontato.

In ballo non solo ci sono gli oltre 25mila voti ottenuti da Tosi al primo turno (anche lui è andato oltre il numero di preferenze delle sue liste) ma la ricomposizione di un quadro politico unitario che, per esempio, a Genova e Palermo ha consentito all'alleanza di vincere già al primo turno.

Ed è chiaro che, questa volta, la «responsabilità politica» della mancata sintesi e dell'eventuale insuccesso grava tutta sulle spalle di Giorgia Meloni per almeno tre motivi. Il primo: Sboarina è di Fdi ed è stata la Meloni a sostenerne la ricandidatura su cui poi è confluito anche Salvini; il secondo: il partito della Meloni con l'11,9% è il leader della coalizione (la Lega è al 6,6 e Forza Italia sul fronte Tosi è ferma al 4,3); il terzo: a Giorgia, Salvini e Tajani chiedono una prova di maturità e leadership manifestando essa autorevolezza e piglio fermo nel guidare politicamente le sue truppe. E il no di Sboarina a chiudere l'accordo, nonostante il chiaro invito dei vertici di Fdi, non rappresenta un segnale incoraggiante per le ambizioni meloniane.



Che a Verona non si chiuda l'intesa sembra ormai un dato metabolizzato dalla stessa Meloni che ieri sera ha così glissato: «Federico Sboarina a Verona e Valerio Donato a Catanzaro potranno contare sul sostegno dell'intero centrodestra, al di là delle formule tecniche di una condivisione che rimane sostanziale. In particolare a Verona, seppur in assenza di un apparentamento tecnico, Fratelli d'Italia si fa garante da subito della piena condivisione del progetto con Flavio Tosi, per dare al capoluogo scaligero un programma e una squadra di centrodestra vincenti». Insomma, un tentativo di edulcorare la pillola visto che lo stesso Sboarina, alle dichiarazioni di Tosi che annunciava comunque la disponibilità ad appoggiarlo, ha fatto spallucce: «E vorrei pure vedere...». A sentire le voci di dentro in Forza Italia molti si starebbero adoperando per smussare gli angoli e stemperare il clima: in quest'ultima settimana c'è da lavorare sodo anche perché Tommasi, il Pd (primo partito in città dopo la lista dell'ex centrocampista scudettato della Roma) e gli stessi Dem giunti di rinforzo da Padova, cominciano a credere nell'impresa.

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«Accetteremo solo l'apparentamento ufficiale, l'unico previsto dalla normativa sui ballottaggi, alla luce del sole. Apparentamento che farebbe eleggere in Consiglio comunale i nostri uomini e le nostre donne di centrodestra più votati e più votate (quindi scelti e scelte dal popolo)», ribadisce Tosi gelando Fdi: «Mi meraviglio delle parole di Giorgia Meloni, accordicchi di palazzo e cadreghe non ci interessano». Alle sue truppe in realtà non va a genio che Sboarina possa chiedere e prendere i loro voti senza sottoscrivere accordi politici chiari e poi, una volta eletto, tanti saluti... Ci ha provato pure Salvini a rabbonire i duellanti: «Dividere il centrodestra ai ballottaggi è sbagliato, è un errore madornale - ha detto il leader leghista - Il voto di domenica ci dice che il centrodestra unito vince. Partendo da nessuna simpatia personale per Tosi, gli elettori però hanno sempre ragione e se uno prende il 20 per cento vuol dire che ha buone idee». Tosi ha preso il 23,8, Sboarina il 32,7. Con oltre mezzo corpo elettorale a favore, il centrodestra rischia di perdere la città di Giulietta.
 

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